La redazione di OraZero ha ricevuto questo articolo da Graziella, una mamma preoccupata per come vengono bombardati i suoi figli e per come viene trattato dai media il cambiamento climatico. Qua troverete dettagli e passaggi molto importanti, quindi Buona Lettura a Tutti.
In questi giorni i media tornano a incalzare sull’emergenza climatica. Sono decenni che veniamo bombardati da previsioni spaventose quanto errate: solo lo scioglimento dei poli è stato previsto a più riprese: per il 2013, poi per il 2015, per il 2016 e infine per il 2018. Quest’anno, dal Parco Naturale del Montana, hanno dovuto rimuovere il cartello che indicava il 2020 come data di scioglimento dei ghiacciai. Sono stati lanciati allarmi di catastrofi di ogni genere, basta fare una ricerca sul web (qui una carrellata).
Ma a cosa serve strombazzare previsioni così allarmiste ed azzardate?
A far nascere una coscienza ambientale non credo, visto che ogni previsione è fallita, è un argomento in più per chi ritiene che tutto vada bene così. L’utilità di mentire, la spiegò il Dr. Steven Schneider, autore di rapporti sul clima ed ex professore di climatologia alla Stanford, quando pronunciò: « Abbiamo bisogno di un ampio supporto per catturare l’immaginazione del pubblico, dobbiamo offrire scenari spaventosi, fare affermazioni drammatiche semplificate e menzionare solo alcuni dubbi. Ognuno di noi deve decidere quale sia il giusto equilibrio tra l’essere efficace e l’essere onesti ». Se per il dr. Schneider, portabandiera del Global Warming, essere onesti non coincide con essere efficaci, allora è il caso di porci qualche domanda.
Ad esempio, mi chiedo come sia possibile aver tagliato fuori dal Protocollo di Kyoto il trasporto marittimo, dato che 20 navi cargo inquinano come tutte le autovetture d’Europa. Di cargo, in giro per i mari ce ne sono circa 60 mila. Sono i maggiori responsabili dell’inquinamento da trasporto, ma incredibilmente miracolati dal protocollo. Maurizio Blondet ha scritto un articolo a riguardo, che consiglio di leggere con attenzione. Pare che i cargo siano il veicolo principe di tutti i problemi legati alla globalizzazione, riporto pari pari le parole di Mark Levinson, autore di uno studio sui containers: « La gente crede che la globalizzazione sia dovuta alla disparità dei salari. Errore: quello che permette lo sfruttamento della manodopera a basso costo per fare prodotti da vendere poi sui mercati di alto reddito, è l’abbassamento tremendo dei costi di trasporto navale. Questo è il fattore cruciale, reso possibile dai containers e dalle mega-cargo. I costi sono talmente bassi, che conviene spedire i merluzzi pescati nel mar di Scozia in Cina in container refrigerati per essere sfilettati e ridotti a bastoncini in Cina, e poi rimandati ai supermercati e ristoranti di Scozia, piuttosto che pagare retribuire sfilettatori scozzesi ».
Mi chiedo altresì come possa, una Unione Europea tanto attenta alla sostenibilità, promuovere nel suo New Green Deal, auto elettriche generate da aziende che si avvalgono di prodotti estratti da minori, in condizioni disumane: per 12 ore di lavoro, un bambino del Congo che cava terre rare, guadagna solo 1 o 2 dollari. Persino la ONG Amnesty International lo ha denunciato. Ma nulla, nessuno ha storto il naso, tutto può proseguire.
Senza questi tristi requisiti il costo della produzione di batterie sarebbe altissimo, come lo è al momento la loro rigenerazione. Non è ipocrita? Aggiungo che, secondo una valutazione dell’Istituto IFO, la poca efficienza delle auto elettriche causerebbe fino al 28% di inquinamento in più rispetto alle alle auto diesel, visto che l’energia è prelevata dal mix di rete.
C’è un’altra domanda che mi sorge spontanea: chi pagherà il costo delle politiche di decarbonificazione? Gli Stati, quindi noi? O il mercato che ha prodotto il fenomeno? Pagheranno le economie avanzate, che in passato hanno prodotto la maggior parte delle emissioni, o quelle in via di sviluppo, che le producono adesso? Non si crederà per caso, che le politiche “verdi” non avranno un prezzo? Senza mettere in discussione la globalizzazione e il liberismo, saranno i ceti deboli a pagare e nessun problema sarà risolto.
Ci sono altri approcci al problema, almeno secondo quello che viene detto. L’università di Harvard ha reso noto di essere impegnata in esperimenti di geoingegneria, materia fino a poco tempo fa bollata con l’appellativo di “scie chimiche”. Gli scienziati di Harvard intendono replicare l’effetto del raffreddamento per eruzioni vulcaniche. L’esperimento, si chiama ScoPEx ed è in parte finanziato dal plurimiliardario Bill Gates.
Un rapporto della CIA, datato 1996 e chiamato “Weather as a Force Multiplier”, indicherebbe come questa sperimentazione fosse già presente da tempo; anche John O. Brennan, una volta a capo della CIA, ha espresso il suo sostegno a esperimenti di geoingegneria.
Altresì nel Regno Unito esiste un progetto di medesime ricerche, lo SPICE, finanziato dal governo in collaborazione con le università di Oxford, Cambridge, Edimburgo e Bristol. Esso si propone di spruzzare nell’atmosfera, particelle che includono:
- Solfato
- Acido solforico
- Biossido di zolfo
- Titanio
- Carburo di silicio
- Carbonato di calcio
- Aluminio Silice
- Ossido di zinco
Tutto questo, deve destare qualche preoccupazione.
Il Dr. Marvin Herndon, chimico nucleare e geochimico ha pubblicato un documento, nella rivista Current Science dal titolo:“Avvelenamento d’alluminio dell’umanità e del biota terrestre con attività di geoingegneria clandestina: implicazioni per l’India”. Sono in esso discusse e denunciate rilevazioni di metalli pesanti in acqua piovana.
La Principessa RH Basmah Bint Saud, figlia del re Saud, ha paragonato i programmi di geoingegneria alle armi di distruzione di massa, sostenendo che la loro attuazione è come lanciare una bomba senza l’esplosione nucleare (intervista qui). David W. Keith, professore di fisica applicata alla Paulson Scool of Engineering and Applied Sciences (SEAS), professore di Harvard e presidente di Carbon Engineering, ha risposto riguardo la spruzzatura dei metalli pesanti nell’atmosfera: “Si può finire per uccidere decine di migliaia di persone l’anno come risultato diretto di quella decisione”.
A pensare male, verrebbe in mente che dietro a tecniche di contenimento della temperatura, si nascondano ricerche belliche e nuovi tipi di arma.
L’Unione Europea ha aderito al Protocollo di Kyoto. Tale protocollo, prevede una riduzione delle emissioni di anidride carbonica e un complesso mercato delle quote CO2 . Anticipando l’entrata in vigore del trattato, l’UE ha istituito l’European Emission Trading Scheme, un sistema che fissa i limiti per le emissioni di anidride carbonica e permette la loro commercializzazione. Inizialmente il mercato era limitato alla comunità europea, per aprirsi successivamente al Emissions Trading internazionale.
Per poter emettere gas serra, gli impianti hanno bisogno di un’autorizzazione.
È previsto un obbligo annuale di restituire un quantitativo di quote corrispondente alle emissioni dell’impianto. Se un operatore si trovasse a possederne un quantitativo inferiore, dovrà acquistarle sul mercato. È possibile rimediare comprando carbon offsets, ossia prodotti finanziari. Essi sono crediti per le riduzioni di gas serra, ottenuti da una parte per compensare le emissioni da un’altra (il link rimanda al sito del padre di Suzuki, la ragazzina che ha preceduto Greta). Detto in soldoni, le carbon offset permettono a un’azienda di dichiararsi a impatto zero senza ridurre le emissioni, “compensandole” con un prodotto finanziario.
L’azienda che avrà un quantitativo di quote superiore -ad esempio riducendo la produzione e i posti di lavoro o delocalizzando, vedi ArcelorMittal – potrà venderle e ricavare un bel po’ di quattrini o tenerle per gli anni successivi.
Un Paese che realizza la riduzione delle sue emissioni, potrà vendere il surplus di quote ad altri Paesi che hanno superato il volume di emissioni autorizzato dal Protocollo di Kyoto. In soldoni, un Paese in difficoltà, potrà vendere il suo tessuto industriale ad un altro più industrializzato e “più virtuoso” per finanziarsi; come un povero che si vende un rene.
Le quote possono essere commerciate ricorrendo a broker, banche e altri intermediari. Il prezzo delle quote è stabilito in base alla domanda e all’offerta come in qualsiasi libero mercato, e le decisioni politiche potranno influire significativamente sul prezzo delle quote. In pratica saranno i mercati a decidere tutto e noi potremo solo fare sì con la testina o andrà anche peggio.
Le transazioni, sono riportate su registri che verificano il rispetto del Protocollo di Kyoto. Volete conoscere il nome del software adottato in Italia? GRETA. Incredibile coincidenza, se si pensa che è entrato in vigore nel 2005
Le quote CO2 e i carbon offsets sono una bella trovata, perchè nell’ottica di una riduzione delle emissioni, sono un investimento con guadagno sicuro. Ne è prova l’interesse di colossi multinazionali come Apple, l’intera City di Londra, la maggiore banca francese Crédit Agricole, la Tesla di Elon Musk. Lasciando correre sulla stramba proposta di sganciare atomiche su Marte per renderlo visibile dalla Terra, Elon Musk sta lanciando in orbita satelliti per il 5G, nonostante in molti lo ritengano un potenziale pericolo per uomini e animali. Nessun controsenso quindi? Tutti amici di umanità e ambiente?
Essi promuovono i Green Bonds – obbligazioni “verdi” – verso i quali gli oligarchi europei assicurano che investiranno ingenti quantità dei nostri soldi.
Tra i gentiluomini che agevoleranno il transito dalle nostre tasche ai loro ecologici progetti, c’è:
- Bloomberg, che ci ricordò: “L’Italia ha vissuto al di sopra delle sue possibilità”
- Dirigenti della JP Morgan (già accusata in America di aver “trasformato centrali elettriche in perdita in poderose sorgenti di profitti”)
- Black Rock (il fondo speculativo più grande del mondo) il cui n°1 Larry Fink è particolarmente preoccupato per il clima: “ogni governo, azienda e azionista deve fronteggiare il cambiamento climatico”… o forse no: “un futuro vicino, prima di quanto anticipato da molti, avrà luogo una significativa riallocazione del capitale”.
- Tra altri noti attivisti per le vicende umane e problemi ambientali ci sono: Bill Gates (che finanzia anche la geoingegneria), Mark Zuckerberg (che evidentemente non ha ricavato abbastanza dalla vendita dei dati degli utenti di facebook) e il filantropo Soros, che dopo aver messo in ginocchio centinaia di migliaia di persone, con le sue speculazioni, si è scoperto altruista.
L’atto finale con cui l’1% dragherà la totalità delle nostre risorse. Non è complottismo. Fossi complottista direi che con le politiche verdi vuoteranno le nostre tasche e la nostra capacità decisionale, e con la geoingegneria e il 5G ci oscureranno il sole e friggeranno i cervelli, prima che a qualcuno vengano in mente cattive idee.
Graziella
- Fonti:
- https://www.totalitarismo.blog/cento-anni-di-apocalissi-sbagliate/
- https://ningizhzidda.blogspot.com/2018/04/la-generale-idea-di-combattere-il.html
- https://ningizhzidda.blogspot.com/2018/12/nel-2019-gli-scienziati-finanziati-da.html
- https://www.minambiente.it/pagina/il-mercato-delle-quote-di-co2
- https://europa.today.it/lavoro/ilva-arcelormittal-ets.html
- https://www.maurizioblondet.it/greta-creatura-di-enron/
- https://www.ereticamente.net/2019/10/effetto-greta-la-pista-dei-soldi-roberto-pecchioli.html
- https://www.maurizioblondet.it/perche-hanno-creato-greta-e-i-gretini/
- https://www.maurizioblondet.it/venti-cargo-inquinano-piu-tutte-le-auto-del-mondo/
- https://laveritadininconaco.altervista.org/un-futuro-dominato-da-veicoli-elettrici-le-auto-elettriche-hanno-unimpronta-di-carbonio-peggiore-secondo-una-valutazione-ecologica-dellistituto-ifo/
- https://www.gognablog.com/perche-greta-thunberg-e-una-foglia-di-fico/
- http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=8221

C’è chi passa la vita a baciare rospi sperando che si trasformino, un giorno, nel principe azzurro. E c’è chi fa la rana credula e obbediente, bollita fino in fondo nel pentolone delle sue illusioni. Ecco il principio di Chomsky, la triste allegoria di una società che non funziona più. Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone. – Dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky https://www.poesiaepsicomagia.online/post/chomsky-rana-bollita-invito-disobbedienza IMMAGINE Leitisvatn or Sørvágsvatn is the largest lake in the Faroe Islands. It is situated on the island of Vágar between the municipalities of Sørvágur and Vágar. Its area is 3.4 km2, more than three times the size of Fjallavatn, the second largest lake, also located on Vágar.