In questi ultimi giorni sta tenendo banco – e non avrebbe potuto essere diversamente – un avvenimento sul quale si è concentrata l’attenzione generale di tutti noi, così preoccupati per le conseguenze che questo potrà avere innanzitutto sull’esito del conflitto in corso in Ucraina, ma di fatto sulla nostra stessa esistenza: la ormai famigerata “Marcia su Mosca” tentata dal boss della PMC Wagner Prigožin in Russia contro i vertici militari del suo paese. In questo momento è ancora impossibile decifrare cosa realmente sia accaduto. Di giorno in giorno si accavallano le notizie, come quella secondo cui il generale Surovikin, a capo delle forze armate russe in Ucraina, sarebbe stato messo sotto torchio dalle forze governative fedeli a Putin perché sospettato di aver avvallato il putsch degli uomini della Wagner1.
Vi sono interpretazioni contrastanti riguardo al golpe. Secondo alcuni non sarebbe stato nient’altro che una proverbiale maskirovka russa, tesa ad ingannare il nemico allo scopo di indurlo in errore. Così la pensa il “dissidente” russo Ponomarëv2 per il quale il tutto sarebbe stato solo una messinscena ordita da Prigožin in combutta con Putin medesimo allo scopo di dimostrare che l’alternativa a quest’ultimo in Russia sarebbe ancora peggio per il mondo occidentale. Altresì, stando sempre all’opinione di Ponomarëv, Prigožin necessitava di una scusa per essere formalmente esentato dal continuare a combattere in Ucraina in modo da potersi concentrare sugli affari del Gruppo Wagner in Africa, invero piuttosto lucrosi3:
Per altri, invece, sarebbe stato un vero e proprio colpo di stato militare – altro che maskirovka – che avrebbe evidenziato le debolezze del gruppo dirigente del Cremlino. Anzi, certa stampa occidentale ha già gongolato pregustando il dominio del terribile Putin, vero flagello di ogni democrazia, come prossimo alla fine:
Vi è però una terza ipotesi che in qualche modo si situa a cavallo tra le due e che costituisce un’alternativa utile per spiegare gli eventi. Partiamo da alcune notizie su cui i media mainstream non si sono particolarmente focalizzati. Prima di tutto, rammentiamo come l’intelligence americana fosse a conoscenza dell’assalto di Prigožin alcuni giorni prima che avesse effettivamente luogo4. Francamente viene difficile pensare che al Cremlino siano stati così sprovveduti da non intuire che si stava ordendo un colpo di stato alle loro spalle quando questa era una notizia già risaputa a Washington.
Inoltre, lo stesso capo della Wagner ha sempre tenuto a puntualizzare che il suo non voleva essere “un colpo di stato militare, ma una marcia della giustizia”5. Che cosa volesse intendere con quest’espressione non è dato da sapersi, giacché aveva comunque minacciato di marciare su Mosca alla testa di una milizia di 25.000 uomini, sicuramente ben armati ed addestrati, che però si sarebbe dovuta contrapporre all’esercito regolare russo che conta su centinaia di migliaia di specialisti: senza l’appoggio di buona parte delle forze armate, dell’opinione pubblica russa, dei politici e dei governatori delle varie regioni della Federazione, l’impresa sarebbe stata solo un suicidio destinata a finire in un bagno di sangue per i rivoltosi.
Altra notizia succosa: di recente il Pentagono ha reso noto di aver commesso l’ennesimo errore contabile nella stesura del proprio bilancio. Il Pentagono è famoso per i suoi ammanchi miliardari. I soldi spariscono e nessuno sa dove siano finiti: e spesso non si tratta di miliardi, ma addirittura di migliaia di miliardi di dollari americani6. Questa volta però – sorpresona – l’errore contabile è relativo a del denaro che è addirittura avanzato! Avrebbero contabilizzato male gli aiuti dati all’Ucraina ed alla fine è risultato un residuo di 6,2 miliardi di dollari che potranno presto essere reinvestiti come ulteriore pacchetto di aiuti a favore del governo di Kiev7. Degne di approfondimento sono le considerazioni fatte al riguardo dal celebre hacker di origine tedesca Kim “Dotcom” Schmitz8 il quale, ragionando su questo fatto, ha avanzato l’ipotesi che questo surplus sia stato solo un escamotage per reperire dei soldi extra con cui corrompere l’ingordo Prigožin perché pugnalasse Putin alle spalle9.
Alla fine però il patron della Wagner, che quindi sarebbe stato effettivamente corrotto dall’intelligence britannica allo scopo di generare una sorta di Moscow Maidan – almeno, questo è quanto sostiene il famoso analista militare americano Scott Ritter10 – vistosi scoperto e messo spalle al muro, una volta constatato di non poter beneficiare di quell’appoggio popolare che gli era stato millantato, e forse anche a seguito di un rigurgito di orgoglio patriottico, avrebbe fatto il triplo gioco, svelando al vecchio amico Putin le trame del nemico; così i due si sarebbero accordati per incassare il denaro simulando un colpo di stato in realtà abortito sin sul nascere. Insomma, ridendoci su, le cose potrebbero essere andate più o meno così:
Sia quel che sia, non abbiamo ancora elementi a sufficienza per capire cosa sia stato realmente questo strano putsch, se un bluff o qualcosa di molto più serio. E francamente è forse persino inutile allo stato attuale domandarselo perché a noi deve interessare ben altro. Chiediamoci innanzitutto quali sono state le conseguenze di questa serie di eventi e vediamo come il Cremlino abbia saputo girare a suo favore questo tentativo di colpo di stato, ammesso e non concesso che tale sia stato.
In primis, checché ne dicano le presstitutes occidentali, il potere di Putin ne esce rafforzato. Già egli godeva dall’inizio dell’operazione speciale in Ucraina di un altissimo appoggio popolare11; dopo questo affaire il suo prestigio presso l’opinione pubblica russa, i funzionari governativi e lo stesso establishment militare – che sin dalle prime ore del golpe si sono affrettati a schierarsi dalla parte del presidente – pare destinato ad aumentare in maniera considerevole perché ha dimostrato di essere un leader capace e determinato, avendo reagito ai pericoli che minacciavano la nazione con la giusta fermezza ma allo stesso tempo con quell’amorevole comprensione necessaria per evitare un drammatico quanto inutile spargimento di sangue tra fratelli. Cosa quest’ultima che, se fosse realmente accaduta, si temeva si sarebbe potuta rivelare fatale per gli esiti del conflitto in Ucraina, esattamente come lo era stata la Rivoluzione di Febbraio del 191712 per le sorti della prima guerra mondiale (ancora oggi in Russia non sono pochi coloro che ritengono che avrebbero potuto conseguire una vittoria militare sul campo senza quello che viene considerato una pugnalata alle spalle dall’interno).
Poi c’è da considerare che da sempre esiste in Russia una quinta colonna di nemici giurati di Putin, composta prevalentemente da un nugolo di oligarchi con residenza londinese. Se realmente Prigožin si era prestato al tradimento, è innegabile che gli sia stato offerto l’appoggio incondizionato da parte di costoro. Con questo putsch, i traditori e tutti gli agenti segreti dormienti che le potenze occidentali hanno posizionato in Russia potrebbero essere usciti allo scoperto, finendo però col bruciarsi definitivamente e rendendo più facile anche alle autorità identificarli come tali. In fin dei conti, Putin ha lavorato all’ex KGB e pertanto conosce a perfezione i “trucchetti del mestiere” necessari per stanare i nemici che si annidano tra i ranghi interni.
Da non trascurare anche il fatto che Prigožin, sulla scia dei successi militari dei suoi mercenari in Ucraina, era divenuto in Russia non solo un personaggio molto noto e apprezzato, immediatamente riconoscibile dal pubblico, ma anche un personaggio scomodo, per certi versi fin troppo potente, che non aveva mai fatto mistero di volersi dare alla politica; forse era giunto il momento di ridimensionarlo prima che il suo ascendente sul popolo russo crescesse oltre una misura tollerabile. Così oggi si trova ufficialmente esiliato in Bielorussia, dove potrà essere raggiunto da quei suoi soldati invischiati direttamente nel tentativo di putsch, mentre agli altri, quelli non direttamente coinvolti, verrà data la possibilità di essere regolarizzati ed inquadrati all’interno dell’esercito russo, alle dirette dipendenze del Cremlino13.
E poi sono sempre di grande attualità le massime di Sun Tzu: “Mostrati debole quando sei forte e forte quando sei debole”14. L’Ucraina sta ora conducendo una sanguinosissima controffensiva che non sta portando a conquiste territoriali concrete con lo scorno delle potenze occidentali che la foraggiano e che pretendono che essa combatta fino all’ultimo soldato. Di fatto, Zelens’ky & Co. stanno solo mandando al macello tanti poveri giovani connazionali, del cui triste destino non si può che provare umanamente pietà e dolore (le immagini che provengono dal fronte sono strazianti perché rendono l’idea di come i militari ucraini, abbandonati a se stessi dai propri vertici militari, sono ormai a tutti gli effetti carne da cannone di cui nessuno a Kiev più si preoccupa). Pensando la Russia in difficoltà sul piano interno, il governo ucraino potrebbe aver azzardato mosse sin troppo rischiose. Malauguratamente c’è da temere che queste non potranno sfociare che nell’ennesimo bagno di sangue.
Ma soprattutto il senso di imminente pericolo che si è acuito all’interno della società russa per via di questo tentativo – per altro subito abortito – di colpo di stato potrebbe rivelarsi per i dirigenti del Cremlino l’occasione propizia per imprimere una svolta fondamentale nella conduzione della campagna bellica in Ucraina, nei rapporti con l’intero occidente collettivo e negli obiettivi geopolitici che la Federazione dovrà perseguire da qui in avanti.
Una premessa è d’obbligo. Nel 2004, pochi anni dopo l’attentato alle Torri Gemelle, sul New York Times Magazine fu pubblicata un’intervista rilasciata da un anonimo ma importante funzionario dell’amministrazione di George W. Bush (in seguito identificato nella persona di Karl Rove15). La dichiarazione che rilasciò fu alquante sconcertante. Egli descrisse l’America e l’amministrazione alla sua guida nei seguenti termini: «Siamo un impero ora, e quando agiamo, creiamo la nostra realtà. E mentre studiate quella realtà, con giudizio, come volete, noi agiremo di nuovo, creando altre nuove realtà, che potete studiare anche voi ed è così che le cose si sistemeranno. Siamo gli attori della storia. E voi, tutti voi, sarete lasciati solo a studiare quello che facciamo»16. In pratica, si è trattato di una confessione in piena regola sulla capacità dello stato profondo di alterare a proprio piacimento la percezione della realtà da parte dell’opinione pubblica americana e mondiale per creare le condizioni necessarie allo sviluppo delle proprio politiche imperiali.
Solo col tempo emergerà la verità circa questa fantomatica “marcia della giustizia” dai contorni ancora indecifrabili. Ma a prescindere da ciò che è veramente avvenuto, a prescindere dal fatto che sia stata una maskirovka astutamente preparata dal Cremlino, un reale tentativo di colpo di stato da parte di un pazzo furioso che ha comunque avuto il merito di mettere in evidenza il declino del potere di Putin, una sorta di rivoluzione colorata foraggiata dalle potenze nemiche desiderose di porre le basi per la frammentazione politica della Federazione, o di chissà cos’altro, resta un fatto: oggi Putin e l’intera dirigenza alla guida del Cremlino, saldi come non mai nel loro potere, hanno la possibilità di plasmare di fronte all’opinione pubblica russa una nuova realtà con la quale avranno modo di giustificare l’adozione di strategie che diversamente sarebbe stato difficile far accettare al popolo russo, come il portare la guerra in corso in Ucraina ad un livello di scontro superiore.
In questo momento l’occidente collettivo deve prendere atto di come, a seguito degli accordi patrocinati dal leader bielorusso Lukašėnka, diverse migliaia di combattenti della Wagner siano stazionati a poche decine di chilometri dalla capitale ucraina, in Bielorussia, dove vengono allestiti campi appositamente a loro destinati17. Chiaramente, la presenza stessa dei Wagner in Bielorussia non può che inquietare l’Ucraina in primis, che ha già deciso di spostare truppe al suo confine settentrionale e di dichiarare la mobilitazione generale nelle regioni al confine con la Bielorussia18, ma anche i vicini di quest’ultima, Polonia e stati baltici, che iniziano a temere fortemente per la loro stessa sicurezza nazionale. Come vedremo nel prosieguo dell’articolo, ne hanno ben donde.
Non molte settimane fa, Dmitrij Anatol’evič Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, che è notoriamente uno che non le manda a dire, ha proferito autentiche parole di fuoco nei riguardi del governo polacco e del suo primo ministro: “uno stupido di nome Mateusz Morawiecki ha detto che l’Ucraina ha il diritto di colpire la Russia e che non è preoccupato per una guerra della NATO contro la Russia, perché quest’ultima la perderebbe in fretta. Non so chi vincerà o perderà una guerra del genere, ma considerando il ruolo della Polonia come avamposto della NATO in Europa, questo paese è destinato a scomparire insieme al suo stupido primo ministro”19.
Dopo parole tanto minacciose si capisce bene come questi paesi siano oggi in apprensione nel ritrovarsi i mercenari della Wagner così prossimi alle loro frontiere. Si tratta obiettivamente di un pericolo incombente, qualcosa che fa temere un allargamento del conflitto anche al di fuori dei confini dell’Ucraina. Ma chiunque sia intellettualmente onesto ed abbia anche un minimo di dimestichezza con la geopolitica non potrà che ammettere che questa è una situazione che si è venuta a creare proprio per colpa delle dissennate politiche di stampo russofobo che Polonia e paesi baltici hanno adottato principalmente per compiacere gli Stati Uniti. “Sono la Polonia e gli stati baltici che stanno eseguendo sul campo l’obiettivo fissato dagli Stati Uniti per indebolire la Russia, consegnandole una sconfitta strategica”, ha infatti recentemente puntualizzato Sergei Lavrov20.
Ultimamente il governo di Minsk ha accusato l’occidente collettivo di preparare una rivoluzione colorata nel paese attraverso terroristi e mercenari che verrebbero appositamente addestrati allo scopo in Polonia ed in Lituania21. La possibilità che il governo di Lukašėnka venga deposto con la violenza a causa dell’intromissione delle potenze occidentali deve essere veramente alta se la Russia ha acconsentito di dislocare a partire da questo mese di luglio delle armi nucleari tattiche sul territorio dell’alleato, evidentemente a scopo dissuasivo22. La risposta della Polonia non si è fatta attendere: il governo di Morawiecki – lo stupido Morawiecki secondo la definizione di Dmitrij Anatol’evič – avrebbe l’intenzione di chiedere agli USA di poter ospitare a sua volta sul proprio suolo armi nucleari tattiche americane23. In più, il governo polacco ha già fatto sapere che provvederà in futuro ad aumentare considerevolmente le proprie spese militari, a cui destinerà il 4% del proprio PIL24. Questa mossa non può che stare a significare una cosa: che la Polonia si aspetta che le tensioni con la Russia siano destinate a crescere enormemente.
Non possiamo a questo punto non temere per una pericolosissima escalation. Purtroppo però la cosa non ci deve sorprendere. Come noto, uno dei motivi che hanno condotto Prigožin a fare quello che ha fatto (o forse a fingere di fare quello che in realtà non ha mai fatto) è stata la sua avversione verso le alte sfere militari russe, Šojgu e Gerasimov in particolare, da lui accusate di aver sinora condotto in maniera insensata la campagna militare in Ucraina. Prigožin nella fattispecie si è sempre lagnato del fatto che il gruppo Wagner non avrebbe mai ricevuto dall’esercito russo quell’aiuto grazie al quale gli sarebbe stato possibile marciare facilmente su Kiev.
Forse questa affermazione di Prigožin non è senza fondamento. Non sono stati pochi coloro che in Russia hanno criticato il Cremlino ed i vertici militari per una guerra che per tanti mesi è stata condotta non dico all’acqua di rose, perché si tratta pur sempre di un conflitto cinetico in cui sono già morte centinaia di migliaia di persone soprattutto dalla parte ucraina, ma forse non con la dovuta determinazione ed intensità. Ed in questo Prigožin potrebbe avere ragione. Ma anche nell’eventualità che egli abbia agito per mero spirito patriottico perché si sarebbe semplicemente reso conto che i generali russi hanno voluto temporeggiare quando avrebbero potuto sconfiggere militarmente l’Ucraina con maggiore velocità, risparmiando così la vita a tanti giovani poveri soldati, occorre però fare una precisazione: probabilmente Prigožin non ha saputo unire i puntini ed avere un quadro completo della situazione.
Non è un caso che sia stato scelto questo titolo, Redde Rationem, ossia resa dei conti, per questo articolo. Se l’intento della Russia era unicamente la sconfitta militare dell’Ucraina infiltrata dagli americani, non c’è dubbio che Prigožin abbia ragione: non era in questa maniera che doveva essere condotta la campagna bellica. Si poteva e soprattutto si doveva fare di meglio e più velocemente. Ma se, al contrario, partiamo dal presupposto che questa guerra sia stata scelta dal Cremlino come occasione per regolare i conti una volta per tutte con l’occidente collettivo, ecco che le cose cambiano. Certe mosse, apparse avventate, forse pure dissennate, e che tanto hanno fatto arrabbiare Prigožin al punto da averlo indotto ad affrontare di petto la situazione anche a costo di rischiare la forca per alto tradimento, se osservate in questa prospettiva acquisirebbero un senso ben diverso e molto più preciso.
In Russia evidentemente si è consapevoli del fatto che non potrà mai esserci pace finché l’occidente collettivo non sarà stato sconfitto sul campo di battaglia, anche a costo di innescare un conflitto atomico. Le manovre della Polonia, degli stati baltici, in realtà di tutti i paesi della NATO (ad eccezione di Turchia ed Ungheria) che seguitano a destinare ingenti risorse a supporto dell’Ucraina quando le loro città stanno letteralmente andando in fiamme, denotano un’ostilità che non potrà placarsi se non con la sconfitta della Russia e la sua completa dissoluzione come stato sovrano. Le dichiarazioni di certi personaggi non lasciano spazio a dubbi. “La Russia va sconfitta o sarà la fine dell’Europa”, ha sentenziato recentemente Mario Draghi25. Non poteva essere più chiaro ed esplicito di così.
D’altro canto, anche se la pazzia sembra imperare a Washington, a Bruxelles ed in tutte le altre cancellerie europee, nessuno di loro può essere così sconsiderato da voler cercare a tutti i costi di dar vita alla terza guerra mondiale. La dottrina della M.A.D. resta pur sempre attuale. Ciò che intendono fare è invece logorare la Russia costringendola ad affrontare una lunghissima serie di guerre per procura, al termine della quali non potrà che ritrovarsi in uno stato di tale dissanguamento da implodere su stessa. Alla fine, non è altro che la sublimazione della tattica già ai tempi adottata da Zbigniew Brzezinski, vero teorico delle guerre per procura moderne, che attraverso l’operazione Cyclone26, con cui l’amministrazione Carter aveva finanziato i mujaheddin di Osama Bin Laden, era stato in grado di indurre l’allora Unione Sovietica ad intervenire militarmente in Afghanistan, impelagandola in una guerra che, pur conclusasi con una vittoria almeno sul piano militare, le era costata così tanto in termini di risorse da finire col collassare da lì a pochi anni.
Per quanto appena detto, la Russia non può illudersi che vi sia la possibilità di addivenire ad una pace con l’Ucraina che sia reciprocamente soddisfacente per entrambe. Questo le è chiaro sin dalla primavera del 2022 quando, con la guerra iniziata da poche settimane, grazie all’intermediazione di paesi come Israele e Turchia erano state poste le basi per un incontro al vertice tra Putin e Zelens’ky in vista di un possibile accordo di pace. Ma gli occidentali ci misero lo zampino perché, come ebbe modo di confessare il ministro degli esteri turco Çavuşoğlu27, volevano che le ostilità continuassero allo scopo di indebolire la Russia in una lunga guerra di attrito. Determinante fu la visita inaspettata a Kiev dell’ex primo ministro britannico Boris Johnson; convinto che Putin non fosse così forte e saldo al comando come appariva, l’occidente collettivo impose a Zelens’ky di abbandonare ogni proposito di pace, anche a costo di vedere l’Ucraina combattere sino al suo ultimo uomo28.
La consapevolezza che nei rapporti con l’occidente collettivo si sia ormai superato il punto di non ritorno è ben presente in Russia che, da d’ora in poi, non potrà più fare finta di nulla. Dovrà agire di conseguenza. Riportiamo anche le parole dello stesso Dmitrij Anatol’evič, che poche settimane or sono ha così espresso il suo giudizio su quello che dovrà essere il futuro dell’Ucraina:
«È necessario distruggere la natura stessa del governo nazista di Kiev, altrimenti il conflitto potrebbe trascinarsi perennemente, con tre anni di tregua, due anni di conflitto, e poi ancora… Il collasso dello Stato ucraino è inevitabile, e potrebbe avvenire rapidamente, oppure attraverso un’erosione relativamente lenta, con la graduale perdita dei rimanenti elementi di sovranità. […] Nel primo scenario, alcune parti dell’Ucraina occidentale passeranno sotto il controllo dei vicini stati dell’Unione Europea e alla fine saranno annesse da questi ultimi. La rimanente terra di nessuno incuneata tra la Russia e il protettorato dell’UE diventerà la nuova Ucraina, che ancora cerca di aderire alla NATO e rappresenta una minaccia per la Russia. In questo caso, il conflitto armato si riaccenderà a breve, diventando probabilmente permanente con il rischio di degenerare rapidamente in una vera e propria guerra mondiale. Nel secondo scenario, l’Ucraina otterrebbe un governo in esilio ma cesserebbe de-facto di esistere, con il controllo dell’intero territorio diviso tra l’UE e la Russia. In questo caso, il rischio di una guerra mondiale è moderato, ma l’attività terroristica dei neonazisti ucraini nei territori annessi dai vicini dell’UE si trascinerebbe»29.
Insomma, il futuro dell’Ucraina di Zelens’ky sembra ormai segnato. Lo stato ucraino cesserà di esistere, per lo meno negli attuali confini, se non addirittura totalmente. La Russia si riapproprierà dei territori del sud e dell’est dell’Ucraina che hanno storicamente fatto parte dell’impero zarista, mentre su ciò che resterà di quello che Dmitrij Anatol’evič definisce sarcasticamente “Paese 404” (chiara allusione al messaggio “errore 404” in cui ci si imbatte navigando in rete allorché non viene trovato il sito che si vorrebbe visitare), ossia un non-stato che non ha ragione di esistere, banchetteranno come avvoltoi i paesi limitrofi membri dell’Unione Europea della Slovacchia, della Polonia, della Romania e dell’Ungheria, che rientreranno a loro volta in possesso di territori che per secoli sono loro appartenuti.
Il futuro dello stesso Zelens’ky non si prospetta per nulla roseo. Il governo di Kiev, per ovvi motivi propagandistici, non fornisce cifre ufficiali sul numero dei suoi soldati morti in combattimento se non sottostimandoli enormemente. Ma già all’inizio della primavera si stimava in oltre 300.000 il numero dei militi ucraini deceduti30. Dato che la tanto sbandierata controffensiva ucraina si sta rivelando, a detta degli stessi generali della NATO, come priva di successo31, il timore che si risolva nell’ennesimo bagno di sangue per i poveri soldati mandati al macello si fa sempre più concreto. Di questo passo tra non molto la quasi totalità delle famiglie ucraine avrà un figlio, un marito, un fratello, od anche un semplice amico o conoscente sulla cui tomba piangere. È solo questione di tempo perché chiedano a Zelens’ky di rendere conto di questo immane massacro. Non a caso, lo si vede sempre meno di sovente dalle parti di Kiev. Non sta solo girando il mondo per elemosinare armi con cui continuare l’impari confronto coi Russi; evidentemente inizia a sentire la terra scottargli sotto i piedi:
Purtroppo però, per quanto la disparità esistente tra i due eserciti induca a ritenere che le ostilità possano presto avere una conclusione, evidentemente con la sconfitta dell’Ucraina, non bisogna commettere l’errore di pensare che questo basti perché tutto abbia fine e che la pace sia dunque a portata di mano. Lo si può ben intuire dalle succitate parole di Dmitrij Anatol’evič. Chiunque abbia un minimo di obiettività e di sale in zucca conosce bene le ragioni per cui la Russia si è vista obbligata ad intervenire militarmente in Ucraina e di certo non crede alla narrazione mainstream per cui esisterebbe un paese aggredito (l’Ucraina), meritevole dell’appoggio della comunità internazionale, ed uno aggressore (la Russia), da biasimare e da osteggiare in ogni luogo. Tuttavia la Russia, pur facendo l’unica cosa che poteva fare, si è cacciata suo malgrado con questa campagna militare in un cul de sac da cui può uscire solo alzando la posta in palio.
La mera riannessione dei territori dell’est e del sud dell’attuale Ucraina potrebbe non essere sufficiente per garantire accettabili condizioni di pace e di sicurezza per la Federazione Russa perché potrebbe comunque restare in piedi una entità statale ucraina che, seppur menomata dall’attuale guerra, territorialmente ridotta ad una frazione di ciò che è adesso, impoverita, privata di gran parte della sua popolazione anche per via del fatto che le verranno a mancare intere generazioni di giovani che semplicemente non vi potranno più nascere, senza risorse e ricchezze materiali, grandemente deindustrializzata, completamente dipendente dagli aiuti stranieri, svenduta alle multinazionali globaliste32 (in sostanza si sta descrivendo un paese senza alcun futuro), continuerebbe lo stesso ad essere una spina nel fianco per la Russia perché verrebbe costantemente foraggiata dall’occidente collettivo contro Mosca. Questa nuova Ucraina, dove la corruzione diverrebbe la norma in misura molto maggiore di quanto già non sia oggi (sembra impossibile a dirsi dato che già ora il livello di corruzione nel “Paese 404” è a livelli di uno africano33), sarebbe facilmente destinato a diventare il principale centro a livello mondiale dei più turpi commerci in misura persino peggiore di ciò che è oggi il Cossovo.
Parimenti, non avrebbe alcun senso per la Russia annettersi direttamente anche la parte rimanente di questa nuova Ucraina una volta che l’attuale sarà stata comunque soggetta ad uno smembramento totale a favore dei paesi limitrofi. Non è solo questione che la Federazione Russa si vedrebbe obbligata per diversi decenni a dirottare enormi ricchezze finanziarie ed umane verso un territorio tanto derelitto da non essere più in grado da solo di garantire la semplice sussistenza della sua popolazione; soprattutto, questa stessa, dopo una guerra costata così tanti lutti e centinaia di migliaia di morti, sarebbe accecata da un tale odio mortale verso Mosca da non riuscire ad accettare alcuna forma di riconciliazione. Questo non potrebbe che dar vita ad una guerriglia costante destinata a sfociare prima o poi in una guerra civile.
Che resta dunque da fare alla Russia con l’Ucraina? In quale modo ha la possibilità di giungere ad una pace che possa garantire sicurezza e prosperità non solo alle popolazioni della Federazione ma, dopo la necessaria riappacificazione, anche a ciò che resterà di quella ucraina? Come potrà evitare che in futuro le potenze nemiche dell’occidente collettivo si intromettano ancora nei suoi affari costringendola ad affrontare una lunga e logorante serie di guerre per procura? In che modo il Cremlino potrà volgere a proprio favore l’accresciuto sentimento patriottico dopo questo ben strano tentativo di colpo di stato da parte di Prigožin? Quali saranno gli obiettivi strategici che si porrà nell’immediato futuro dopo quanto appena successo?
Di tutto ciò si discuterà nella seconda parte dell’articolo.
- 1https://www.themoscowtimes.com/2023/06/28/senior-russian-general-knew-about-wagner-leaders-mutiny-plans-nyt-a81673
- 2https://it.wikipedia.org/wiki/Il%27ja_Ponomarëv
- 3https://www.adnkronos.com/russia-il-dissidente-ponomarev-putin-e-prigozhin-daccordo-e-stata-messinscena_5vd8mEvUlzzqEoDcHL5Dps
- 4https://www.zerohedge.com/geopolitical/us-intelligence-knew-days-advance-wagner-rebellion-briefed-congress
- 5https://www.rainews.it/maratona/2023/06/kiev-bombarda-il-ponte-di-chongar-in-crimea-zelensky-a-rischio-la-centrale-di-zaporizhzhia-1060f845-a865-43c7-8953-42e5ab682f2a.html
- 6https://www.lastampa.it/blogs/2016/09/11/news/il-pentagono-non-sa-dove-sono-finiti-6-5-trilioni-di-dollari-br-1.37251663/
- 7https://apnews.com/article/ukraine-russia-war-weapons-surplus-funding-72eeb6119439146f1939d5b1973a44ef
- 8https://it.wikipedia.org/wiki/Kim_Dotcom
- 9https://www.thegatewaypundit.com/2023/06/kim-dotcom-did-putin-prigozhin-play-cia-tune/
- 10https://www.maurizioblondet.it/scott-ritter-mi6-cia-e-i-dipendenti-di-kiev-hanno-reclutato-prigozhin/
- 11https://sputnikglobe.com/20230512/russians-trust-in-putin-over-80-with-77-performance-approval-rating-poll-reveals-1110287548.html
- 12https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_di_febbraio
- 13https://it.euronews.com/2023/06/26/putin-invita-i-soldati-della-wagner-ad-entrare-nei-ranghi-dellesercito-russo
- 14https://aforisticamente.com/le-frasi-piu-belle-famose-sun-tzu/
- 15https://en.wikipedia.org/wiki/Karl_Rove
- 16https://en.wikipedia.org/wiki/Reality-based_community#cite_note-Suskind-2
- 17https://www.iltempo.it/esteri/2023/06/30/news/wagner-prigozhin-campo-militare-bielorussia-immagine-satellite-guerra-ucraina-36252366/
- 18https://www.orazero.org/si-avvicina-la-tempesta-wagner-obiettivi-nato-caricati-su-iskander-nucleari-ordine-di-v-zelensky-per-il-reclutamento-al-confine-con-bielorussia-e-transnistria/
- 19https://www.facebook.com/ilFattoQuotidiano/photos/a.137729829574605/7573121452702035/?type=3&paipv=0&eav=AfYblIAjqLWZ0Zq2jM9w_ba7DjPpY8GEPKGct-aFFs930GNX4en2_hGAJD8zI7w4vTI&_rdr
- 20https://twitter.com/velerie_a/status/1662844432704585730
- 21https://sputnikglobe.com/20230626/terrorists-trained-in-west-to-invade-belarus—state-security-committee-in-minsk-1111467570.html
- 22https://video.repubblica.it/dossier/crisi_in_ucraina_la_russia_il_donbass_i_video/putin-armi-nucleari-bielorussia-luglio/446797/447763
- 23https://www.kommersant.ru/doc/6081398
- 24https://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/politica/2023/01/30/la-polonia-aumenta-le-spese-per-la-difesa-al-4-del-pil_42ab32aa-a75b-42be-b875-8d268da28772.html
- 25https://www.ilriformista.it/il-monito-di-draghi-la-russia-va-sconfitta-o-sara-la-fine-delleuropa-361243/
- 26https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Cyclone
- 27https://www.hurriyetdailynews.com/nato-allies-want-longer-ukraine-war-to-weaken-moscow-turkey-173158
- 28https://www.commondreams.org/news/2022/05/06/boris-johnson-pressured-zelenskyy-ditch-peace-talks-russia-ukrainian-paper
- 29https://www.azerbaycan24.com/en/kiev-regime-must-cease-to-exist-ex-russian-president/
- 30https://tass.com/world/1601683
- 31https://www.farsnews.ir/en/news/14020408000404/NATO-Believes-Ukraine’s-Cnerffensive-Agains-Rssia-Unsccessfl
- 32https://www.orazero.org/il-deputato-irlandese-mick-wallace-zelensky-sta-svendendo-le-terre-dellucraina/
- 33https://www.theguardian.com/news/2015/feb/04/welcome-to-the-most-corrupt-nation-in-europe-ukraine