Per la Russia, al fine di garantirsi le migliori condizioni per un futuro prospero e sicuro, la soluzione ideale sarebbe che dall’implosione prossima ventura dell’Ucraina sorga uno stato cuscinetto che si dimostri amichevole nei suoi confronti, o quanto meno effettivamente neutrale. Ma va da sé che questo non sarà possibile almeno fino a quando l’occidente non avrà rinunciato totalmente all’idea di attentare alla sicurezza della Federazione Russa e dei suoi alleati attraverso una lunga serie di guerre per procura, accettando nel contempo l’emergere di un mondo multipolare. Purtroppo però i continui tentativi di destabilizzazione messi in atto per ostacolare la nascita di questo ordine multipolare non lasciano presagire nulla di buono. Negli ultimi tempi sono diversi i fronti che si stanno infiammando, come il Cossovo ad esempio, dove le indebite intromissioni delle cancellerie occidentali ai danni della locale popolazione di etnia serba potrebbero far precipitare la situazione da un momento all’altro: “una grande esplosione potrebbe avvenire nel centro dell’Europa, mette in guardia Lavrov1.
A tal riguardo, allo scopo di intuire le mosse che la Russia potrebbe adottare nel prossimo futuro, è di notevole interesse analizzare quanto sostenuto da Sergej Aleksandrovič Karaganov2, politologo di grande esperienza che in patria gode di notevole seguito e considerazione nei circoli che contano:
«Mi sembra che il nostro paese e la sua leadership si trovino di fronte a una scelta difficile. È sempre più chiaro che lo scontro con l’Occidente non finirà se otterremo una vittoria parziale o addirittura schiacciante in Ucraina. Se liberiamo completamente le regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporozhye e Kherson, questa sarà una vittoria minima. […] E qui vengo alla parte più difficile di questo articolo. Possiamo combattere per un altro anno o due o tre, sacrificando migliaia e migliaia dei nostri uomini migliori e macinando decine e centinaia di migliaia di abitanti del territorio che ora si chiama Ucraina che sono caduti in una tragica trappola storica. Ma questa operazione militare non può concludersi con una vittoria decisiva senza imporre una ritirata strategica o addirittura una resa all’Occidente. Dobbiamo costringere l’Occidente ad abbandonare i suoi tentativi di riportare indietro la storia, ad abbandonare i tentativi di dominio globale e costringerlo a prendersi cura di se stesso, metabolizzando la sua attuale crisi a più livelli. In parole povere, è necessario che l’Occidente semplicemente “cada” e non interferisca con la Russia e il mondo che vanno avanti»3.
Ma in che senso, secondo Karaganov, l’occidente dovrebbe “cadere”? Una premessa: il pensiero di Karaganov ci appare come esecrabile, sbagliato e persino irritante sotto molti punti di vista. Ha dell’Occidente una visione distorta che non corrisponde a quella che è stata per millenni la sua reale essenza: l’occidente di cui egli parla non è il vero Occidente. Volutamente noi stessi usiamo la lettera minuscola per definire il primo, e quella maiuscola per il secondo. Il vero Occidente non è quello che ha in mente Karaganov: egli lo confonde con la sua degenerata ed artefatta imitazione, da chiamarsi rigorosamente con la minuscola. Altresì siamo dell’opinione che sia totalmente nel torto quando auspica che la Russia abbandoni definitivamente l’occidente per voltarsi totalmente verso est. L’est certamente farà parte del futuro della Russia; ma questo stesso futuro, al pari del suo passato, non potrà non essere in grande misura che l’ovest, sempre che l’occidente ne frattempo sia ritornato ad essere Occidente.
Tuttavia in una cosa tocca concordare con lui: affinché l’Occidente ridiventi tale, ovvero meritevole della lettera maiuscola, c’è bisogno di una sua catarsi che può avvenire solo attraverso uno shock. La degenerazione di cui indubbiamente soffre l’occidente in cui viviamo, quello con la lettera minuscola, ha malauguratamente raggiunto livelli tali che, semplicemente, non ne potremo mai venire a capo senza prima patire enormemente. Ma quale potrebbe essere, secondo Karaganov, questo shock di cui si ha bisogno affinché l’occidente rinsavisca? Ciò che lui sostiene è roba da far tremare i polsi. Ritiene che all’uopo “sarà necessario ripristinare la credibilità della deterrenza nucleare, abbassando la soglia inaccettabilmente innalzata per l’uso di armi nucleari” e che quindi si dovrà “colpire un gruppo di obiettivi in un certo numero di paesi per riportare in sé coloro che hanno perso la testa”. In sostanza, egli sta dicendo che solo un’escalation nucleare potrà indurre i paesi occidentali a fare i conti con se stessi e ad accettare una vittoria russa in Ucraina. In una sola parola: spaventoso!
Queste sono discorsi decisamente apocalittici, che fanno raggelare il sangue. Viene difficile crederli per veri perché si è portati a pensare che nessuna persona sana di mente auspichi che dopo Hiroshima e Nagasaki vengano ancora impiegate delle armi nucleari. Solo ad un folle potrebbe venire in mente una simile bestialità, almeno dando retta al sentire comune. Bisogna dunque concludere che questo politologo russo sia solo un pazzo scriteriato afflitto da turbe psichiche incurabili che lo portano a sragionare e a farneticare di un olocausto nucleare? Eh no, non lo è. Purtroppo. Vorremmo anche noi poter supporre che uno come Karaganov sia solo un mentecatto da rinchiudere in un manicomio; sarebbe tutto molto più semplice. Ma non è così. La sua, al contrario, è un’analisi lucidissima, improntata alla più piena razionalità, che tiene conto in maniera impeccabile di quella che è l’attuale situazione geopolitica a livello mondiale e soprattutto del degrado, spirituale ancora più che politico e manageriale, dell’intera società occidentale a partire dalle sue cosiddette classi dirigenti. Chi può negare che al giorno d’oggi i veri pazzi siamo noi occidentali? Chi può avere ancora fiducia in una classe dirigente le cui moralità, capacità di comprensione, dedizione alla causa comune si deteriorano di anno in anno? Chi può ancora sostenere, senza mentire a se stesso, che sia la Russia a voler protrarre la guerra? Chi può accettare tutto questo marciume senza disperarsi per quanto si è caduti in basso? Viene realmente da pensare che solo lo spavento di una guerra nucleare potrà sperabilmente far rinsavire le élite ed i popoli occidentali.
Anche Dmitrij Anatol’evič Medvedev non nasconde la sua amarezza:
«Prendo atto di una cosa che i politici di ogni genere non amano ammettere: un’Apocalisse nucleare non solo è possibile ma è anche abbastanza probabile. Perché? Ci sono almeno due ragioni. Primo: il mondo è in uno scontro molto peggiore che durante la crisi dei Caraibi perché i nostri avversari hanno deciso di sconfiggere la più grande potenza nucleare: la Russia. Sono, senza dubbio, dei completi idioti, ma è proprio così. E la seconda ragione è abbastanza banale: le armi nucleari sono già state usate e tutti sanno da chi e dove, il che significa che non ci sono tabù»4.
Che ci resta da fare, a noi comuni mortali? Svegliarci dal nostro torpore, senza dubbio, è la prima cosa da fare, così come aiutare chi ci sta vicino a fare altrettanto. Ma, a questo punto, interrogarsi su quali potrebbero essere le prossime mosse della Russia diventa una necessità impellente, e non solamente un macabro esercizio di stile fine a se stesso, dovendosi partire dal presupposto che noi occidentali siamo governati da degli autentici pazzi furiosi e criminali che si ostinano a provocare – appoggiando a detrimento delle loro stesse popolazioni un paese già virtualmente fallito5 – la più grande potenza nucleare al mondo.
La presunta “Marcia su Mosca” intentata da Prigožin, il modo in cui Lukašėnka ha mediato per ricomporre la frattura tra la PMC Wagner ed il Cremlino, lo spostamento degli stessi in Bielorussia, così come l’installazione in quest’ultima di armi nucleari russe e la conseguente richiesta della Polonia di ospitare essa stessa le bombe americane, ci possono dare delle utili indicazioni. Verrebbe d’acchito da pensare che queste mosse siano il preludio di una possibile invasione dell’Ucraina da parte dei mercenari della Wagner da nord, in direzione di Kiev. Ma questo segnerebbe l’entrata in guerra ufficiale della Bielorussia e dubito fortemente che questo sia nelle intenzioni di Lukašėnka che, più verosimilmente, pur appoggiando apertamente la Russia di cui il suo paese è effettivamente satellite, vorrà tenerlo estraneo al conflitto almeno fino a quando non succederà l’irreparabile. Quindi si deve giungere ad una conclusione alternativa: in questo momento, l’avversario più temuto da Mosca non è Kiev, ma Varsavia, ed è in funzione di questo che devono essere interpretati gli eventi delle ultime settimane.
I rapporti tra Polonia e Russia non potrebbero essere più tesi; lo stesso Dmitrij Anatol’evič ritiene che non abbia perfino più alcun senso mantenere relazioni diplomatiche tra i due paesi, data la russofobia che impera a Varsavia6. Ed il fatto che la Polonia, come abbiamo visto sopra, abbia reagito allo spostamento in Bielorussia delle atomiche russe chiedendo a sua volta di poter accogliere sul proprio territorio quelle americane, ha portato Dmitrij Anatol’evič ad apostrofare la classe dirigente polacca con epiteti ancora più pesanti e minacciosi di quelli già pronunciati tempo addietro: “Dato che la leadership polacca di oggi è composta da degenerati patentati, la richiesta di dispiegare armi nucleari in Polonia minaccia solo una cosa. Tali armi saranno usate. Per la gioia di tutti i pazzi (anche se la decisione finale sarà presa dagli idioti oltre l’oceano). Ma c’è un lato positivo in tutto questo. Tutti i Duda, Morawiecki, Kaczynski e altra feccia spariranno”7.
La rivalità tra Russi e polacchi è atavica: i due popoli non si sono mai amati. Nel corso dei secoli si sono scontrati più volte per l’egemonia sul mondo slavo centro-orientale. Tra il XVI ed il XVII secolo, il Regno di Polonia, poi Confederazione Polacco-lituana (Rzeczpospolita Obojga Narodów in lingua polacca) a seguito dell’unione dinastica tra i due paesi, era divenuto uno degli stati più vasti, ricchi e potenti di tutta Europa. Nella sua fase di massima estensione territoriale all’inizio del ‘600 si estendeva dal Mar Baltico alle coste del Mar Nero, inglobando anche la regione di Kiev. A quei tempi copriva una superficie di quasi 1.100.000 km² (a titolo di paragone, la superficie dell’Italia è pari a circa 302.000 km²):
Era un vero e proprio impero ma, forse perché non fu mai in grado di presentare quel carattere di universalità proprio degli imperi, non durò a lungo. Sul piano interno, la Confederazione polacco-lituana fu sempre caratterizzata dalla mancanza di un potere centrale sufficientemente sviluppato. Si ricordi infatti che si trattava non di una monarchia ereditaria ma elettiva (un po’ come succede ancora oggi con lo Stato Città del Vaticano in cui il Papa è un monarca formalmente assoluto ma che viene eletto da un collegio di cardinali), in cui – come si era soliti dire – Rex regnat et non gubernat. Questa particolare forma di governo, chiamata libertà dorata8, portò la monarchia e la potentissima aristocrazia locale a scontri continui, dato che entrambe volevano prevalere l’una a scapito dell’altra, nonché ad una lunga serie di lotte di successione in cui spesso interferivano le potenze straniere. Sul piano esterno (in questo certo non aiutata dalla sua geografia, essendo il territorio polacco per buona parte privo di barriere naturali se non il Mar Baltico a nord ed i Carpazi a sud), la Confederazione Polacco-lituana si ritrovò costantemente sotto la minaccia di invasione da parte di vicini molto bellicosi (Svezia, Russia, Prussia, Impero Ottomano e Impero Asburgico), dovendo così affrontare numerose campagne militari che ebbero ripercussioni disastrose sulla sua economia e sulla sua demografia.
Verso la fine del XVIII secolo, stremata da tutta questa serie di eventi, la Confederazione Polacco-lituana collassò divenendo così facile terra di conquista per le potenze limitrofe. Attraverso tre successive spartizioni9, i territori della Confederazione vennero progressivamente ceduti all’Impero Asburgico, alla Prussia ed all’impero Zarista, fino a che nel 1795 non scomparve del tutto ogni forma di autorità statale polacca. Dopo il breve intermezzo del Ducato di Varsavia10, null’altro che uno stato satellite alle dipendenze dell’imperatore Napoleone Bonaparte, la Polonia riottenne la sua indipendenza come stato sovrano solo al termine della Grande Guerra11.
Conoscere la storia della Polonia – giusto minimamente – è fondamentale in questo contesto storico perché ci fa capire come Russia e Polonia siano destinate per l’ennesima volta ad entrare in rotta di collisione. Infatti si deve tenere presente che oggi in Polonia è vivo più che mai un fortissimo sentimento irredentista che si prefigge di riportare sotto la sovranità polacca i territori che un tempo aveva posseduto. Si tratta per lo più di territori oggi facenti parte dell’Ucraina, della Lituania e della Bielorussia. Sono quelli che i polacchi chiamano Kresy Wschodnie12, che al tempo della Confederazione Polacco-lituana costituivano il suo confine orientale. La Polonia li perse una prima volta a favore di Russia ed Austria-Ungheria a seguito delle tre spartizioni di fine ‘700 ma ne rientrò in possesso nel 1921 dopo la Pace di Riga13 a conclusione della guerra polacco-bolscevica14, quando la Polonia si era appena ricostituita come stato sovrano, salvo poi riperderli una seconda volta al termine della seconda guerra mondiale a favore dell’URSS a seguito delle decisioni prese a Yalta e Potsdam dalle potenze vincitrici. Per ricompensare la Polonia di queste perdite territoriali, le fu permesso di annettersi la parte orientale della Germania, compresa la città di Danzica:
L’irredentismo polacco sarà certamente la carta su cui l’occidente collettivo vorrà puntare per continuare la guerra alla Russia una volta che l’Ucraina si sarà completamente dissanguata (manca poco ormai) ed avrà visto nel frattempo le sue regioni occidentali occupate dalla stessa Polonia. Già più volte sulle pagine di OraZero abbiamo menzionato quel progetto tanto caro alle potenze mercantiliste anglo di dare vita all’Intermarium, altrimenti detto Międzymorze, ossia ad una confederazione di stati slavi, Lituania, Lettonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Slovenia e Bulgaria, oltre ovviamente alla Polonia, che sotto la guida di quest’ultima, estendendosi dal Mar Baltico al Mar Nero, si ergerebbe a baluardo dell’Europa occidentale contro il pericolo russo15. Insomma, non sarebbe altro che una sorta di Rzeczpospolita 2.0 che in realtà servirebbe anche per tenere l’Europa occidentale, segnatamente la Germania e l’Italia, lontane dalla Russia, come è nei desiderata degli strateghi di StratFor, la cosiddetta shadow CIA.
Che nel prossimo futuro una redde rationem tra Russia e Polonia sia inevitabile lo conferma la stessa StratFor che, in un saggio scritto nel 2009 dal suo presidente George Friedman intitolato The Next 100 Years: A Forecast for the 21st Century16, preconizza un futuro in cui si assisterà all’implosione della Federazione Russa anche a seguito dell’alleanza stabilitasi tra gli Stati Uniti e la Polonia, destinata questa a diventare una grande potenza politica, economica e militare capace di egemonizzare quelle aree dell’Europa centro-orientale oggi sotto l’influenza della Russia di Putin. Ecco le parole di Friedman: “verso il 2030 la Polonia dominerà su Bielorussia e Ucraina, mentre la Russia si sgretolerà in tanti principati. Verso il 2045 la Polonia riunirà intorno a sé Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e stabilirà un protettorato su Slovenia e Croazia. Così per la metà di questo secolo l’Europa sbalordita scorgerà sulla sua carta un nuovo impero, la Rzeczpospolita polacca, come nel XVII secolo, da mare a mare”17.
Date queste premesse, dal momento che quella ipotizzata da Friedman sarebbe una di quelle situazioni in cui i Russi per loro stessa ammissione non esiterebbero ad utilizzare il proprio arsenale nucleare, si capisce bene come le parole di Karaganov e di Dmitrij Anatol’evič sopra riportate non debbano essere prese per minacce fini a se stesse, ma come una vera e propria dichiarazione di intenti. Pertanto è inutile illudersi: se la Polonia – che quel filibustiere di Churchill era solito chiamare la “iena d’Europa” – si spingerà oltre certi limiti, cosa che pare stia effettivamente facendo, assisteremo ad un allargamento del conflitto attualmente in corso in Ucraina. Ma questa volta, non essendo quelli a cui sono interessati i polacchi territori che rivestano importanza per la Russia, si farà sì che uno come Prigožin non abbia modo di lamentarsi del lassismo con il quale saranno eventualmente condotte le operazioni militari in caso di scontro tra le truppe polacche e russe, semplicemente perché questa volta si andrà giù subito pesante. D’altronde, come qualcuno brillantemente sottolinea, deve essere proprio vero che ogni 100 anni circa la Polonia ama festeggiare la propria indipendenza facendosi distruggere.
Ma i polacchi non sono gli unici a correre certi rischi. Altri si sono meritati gli strali di Dmitrij Anatol’evič. Anzi, i polacchi potrebbero persino considerarsi fortunati: per quanto minacciose, taglienti e senza appello sono parse le parole che ha usato nei loro confronti, non è nulla comparato a quanto Dmitrij Anatol’evič ha detto degli inglesi:
«La Gran Bretagna è sempre stata, è ora e sarà il nostro eterno nemico. Almeno fino a quando la loro arrogante e spregevole isola non sprofonderà negli abissi marini a causa di un’onda innescata da un sistema d’armamento russo all’avanguardia. Dopo tutto, è evidente che il conflitto tra una forma obsoleta (la degenerata monarchia britannica) e un contenuto ridicolo (basta guardare le facce dei loro recenti primi ministri) ha dato origine a creature piuttosto bizzarre. Lascia che sia, come cantavano i Beatles»18.
Inutile girarci attorno perché ognuno di voi ha già capito dove si vuole andare a parare: Dmitrij Anatol’evič ha chiaramente menzionato Alois Irlmaier.
«L’Inghilterra è punita per tutto. Vedo un omone di colore, dentro non c’è nessuno, poi fuoco, poi fumo ed era l’Inghilterra. […] Vedo qualcuno che vola, venendo dall’est, che lancia qualcosa nella grande acqua, così che avviene qualcosa di strano. L’acqua si alza da sé come una torre a ricade, allora tutto è inondato. C’è un terremoto e metà della grande isola affonderà. I paesi vicino al mare sono in grave pericolo, il mare è molto inquieto, le onde diventano alte come una casa; spumeggia come se fosse bollito dal sottosuolo. Le isole scompaiono e il clima cambia»19.
Quando Irlmaier fece queste sue profezie nel secondo dopoguerra, era impossibile capire a quale sistema d’arma si riferisse perché ai tempi non esisteva nulla capace di causare ciò che aveva visto. Ma oggi sappiamo che la Russia dispone davvero di qualcosa del genere: il poseidon, un enorme siluro a propulsione nucleare di grandi dimensioni (in realtà più un drone sottomarino che un vero e proprio siluro), progettato per attaccare obiettivi costieri da migliaia di chilometri di distanza, in grado di viaggiare in acqua alla velocità di circa 70 nodi (cosa che fa sì che per nessun paese NATO sarebbe possibile intercettarlo), ed armato di testate termonucleari di svariati megatoni20.
Se fossi un suddito di sua maestà britannica – cosa che grazie al Cielo non sono perché vale sempre il celebre appello di Mario Appelius21 “che Dio stramaledica gli inglesi” – sarei angosciato all’idea che i Russi siano in possesso di un’arma tanto terrificante, che Dmitrij Anatol’evič l’abbia menzionata nei riguardi della mia nazione, che il tutto si inquadri perfettamente all’interno delle profezie di Irlmaier, ma soprattutto che le sconsiderate azioni del mio stesso governo, così intento a tramare contro la Russia, possano espormi al rischio di una sua rappresaglia con un’arma del genere.
È cosa nota a tutti che in Ucraina contro i Russi stanno combattendo “volontari” – chiamiamoli così – provenienti da tutto il mondo. Ovviamente gli inglesi non sono da meno: sono presenti in Ucraina e non ne fanno mistero22. Di tanto in tanto, i Russi si stufano di questi volontari e li bombardano con missili ad alta precisione, come avvenuto di recente a Kramatorsk, quando è stato fatto saltare in aria un ristorante dove, secondo la versione ufficiale, erano soliti radunarsi solo degli “innocenti turisti stranieri”23. Tuttavia la Gran Bretagna si sta caratterizzando per essere la nazione occidentale che più ostinatamente sta appoggiando il regime di Kiev; e questo avviene in misura perfino superiore agli stessi USA. D’altronde, come dichiarato esplicitamente da George Robertson24, ex segretario della NATO e prima ancora ex ministro britannico della Difesa, dopo l’inizio del conflitto ormai si deve ritenere “la Russia in guerra contro di noi”25.
Abbiamo già detto di come fu Boris Johnson in persona a dissuadere Zelens’ky dal sedersi al tavolo delle trattative quando ancora una pace sembrava possibile. Va anche aggiunto che in questo momento sono soprattutto i britannici a fornire agli ucraini i sistemi d’arma più letali, quelli che ancora più di quelli americani possono inquietare i Russi. Londra infatti sta rifornendo Kiev non solo di missili a lungo raggio Storm Shadow, che spesso vengono usati contro obiettivi civili26, ma intende dotarla anche di droni kamikaze con una percorrenza doppia rispetto agli Himars americani27. Ed è sempre stata la perfida Albione ad aver fornito agli ucraini le munizioni all’uranio impoverito che si pensa siano state stoccate in un deposito presso la città di Chmel’nyc’kyj dove, dopo un preciso attacco missilistico russo che ha generato una spaventosa esplosione, si è registrato un insolito terremoto pari a 3,4 gradi della scala Richter28.
Persino gli americani, che pure non stanno lesinando gli aiuti a favore dell’Ucraina – con tanto di giubilo da parte del senatore repubblicano e noto guerrafondaio neocon Lindsay Graham che si vanta di come i soldi spesi dai contribuenti americani per far uccidere i Russi siano assolutamente ben spesi29 – si guardano bene dall’oltrepassare una certa soglia, evidentemente perché non ignorano che, qualora le loro armi fossero usate dalle milizie di Kiev per colpire obiettivi militari o peggio ancora civili sul suolo russo, compresa la Crimea che per i Russi è ormai da considerarsi terra russa a tutti gli effetti, incorrerebbero nella pesante reazione da parte di questi ultimi. Invece agli inglesi pare non importare nulla che le loro armi possano essere usate per colpire obiettivi posti direttamente in Russia, come ha avuto modo di confessare il loro ministro James Heappey30. D’altro canto, da sempre il Regno Unito soffia sul fuoco della guerra come per altro constatato da alcuni politici europei, quali ad esempio il presidente croato Zoran Milanović che, poco prima che le ostilità avessero inizio, aveva accusato apertamente l’Inghilterra di istigare l’Ucraina al confronto diretto con la Russia31. Gli stessi Russi hanno velatamente accusato il Regno Unito di essere dietro al tentativo di attacco al porto di Sebastopoli dello scorso autunno e soprattutto al sabotaggio del gasdotto NorthStream II32. Non avrebbero mai rivolto accuse così pesanti se non avessero le prove di ciò che sostengono.
Mettendo assieme tutti questi fatti ed unendo i puntini, non si può che giungere ad una conclusione, la stessa esposta senza troppi giri di parole dal solito Dmitrij Anatol’evič: “sulla base del diritto internazionale, comprese le Convenzioni dell’Aia e di Ginevra con i loro protocolli aggiuntivi, anche la Gran Bretagna può essere qualificata come in guerra. Fornendo all’Ucraina armi e addestramento, il Regno Unito di fatto sta conducendo una guerra non dichiarata contro la Russia”33. È anche la stessa conclusione a cui sono giunti a Londra: “La Gran Bretagna deve entrare in guerra con la Russia direttamente, siamo in guerra in Europa, dobbiamo introdurre la legge marziale”34, minaccia Tobias Ellwood, capo della commissione difesa del Parlamento britannico. Ineccepibile. Ma tutto questo significa solo una cosa: la City londinese, ancora più che Washington D.C., è là dove per i Russi si annida la testa del serpente e perfino la perfida Albione oggi non può più nasconderlo.
La storia dei due paesi è sempre stata costellata di una profondissima inimicizia. Non pochi Russi sono convinti che la maggior parte delle guerre che il loro paese ha dovuto combattere negli ultimi secoli siano state in qualche modo fomentate dai britannici. Assolutamente emblematiche a tal proposito le parole del generale Andrej Andreevič Vlasov35, eroe di guerra sovietico che, dopo aver svolto un ruolo fondamentale nella difesa di Mosca durante l’Operazione Barbarossa, inaspettatamente disertò schierandosi dalla parte della Wehrmacht al fianco della quale combatté nel prosieguo del secondo conflitto mondiale a capo dell’Esercito Russo di Liberazione36. Così Vlasov motivò la sua diserzione (va ricordato che a fine guerra, catturato dai sovietici, fu messo a morte per alto tradimento):
«Il popolo russo è trascinato dal bolscevismo in una guerra per gli interessi alieni dei capitalisti anglo-americani. L’Inghilterra ha sempre cercato di indebolire e danneggiare la nostro patria. Stalin, al servizio degli interessi anglo-americani, intravide la possibilità di realizzare i suoi piani per uno stato mondiale per il quale legò il destino della Russia a quello dell’Inghilterra»37.
Tutto ciò non deve sorprendere, considerato che questa atavica avversione che separa la Russia dal Regno Unito si inquadra all’interno del gioco detto della Grande Scacchiera. “Chi controlla l’Europa dell’est comanda l’Heartland; chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo; chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo”, sosteneva Mackinder38. Mettere gli uni contro gli altri i popoli slavi della Russia e dell’Ucraina è quanto di più funzionale vi sia agli interessi della talassocrazia anglo.
Di recente un altro importante politologo russo, Oleg Yanovsky, docente presso il Dipartimento di teoria politica dell’Istituto statale per le relazioni internazionali di Mosca del Ministero degli affari esteri, così si è espresso:
«Il Regno Unito è un mercante ed il suo compito principale è controllare le rotte logistiche. […] La Gran Bretagna deve fare tutto il possibile, cioè dividere tutti e farli litigare tra loro per iniziare a imporre le regole del nuovo ordine mondiale. Lo stesso multipolarismo di cui tutti parlano così tanto, dicono a Londra: sì, sarà multipolarità, ma sarà la nostra multipolarità. Lo definiremo noi. […] Nessuno vuole la distruzione della Russia a Londra. L’ammiraglio britannico Chris Perry lo ha definito pericoloso, dal momento che nessuno capisce chi sarà al potere a Mosca, chi prenderà possesso delle armi nucleari. Il compito degli inglesi è impedire alla Russia di invadere le regole create dagli inglesi. Cioè, vogliono ripristinare lo status quo. Il loro compito è costringere il nostro Paese a sottomettersi alle condizioni di Londra, non di Washington, impegnarsi nei negoziati secondo le loro regole, dimostrando così che il conflitto presumibilmente non può finire senza la loro risoluzione. Questo è il concetto del più alto comando militare della nebbiosa Albione»39.
Ancora una volta, è Apollo vs. Mercurio40. Così, se la Russia vorrà che abbia finalmente termine il conflitto fratricida con l’Ucraina e che non sia più logorata ed alla fine dissanguata da un’interminabile serie di guerre per procura che verranno di volta in volta alimentate ai suoi confini, dovrà necessariamente, una volta per tutte, decidersi di tagliare la testa del serpente. Che sta a Londra. Irlmaier lo aveva previsto. È la redde rationem a cui la Santa Madre Russia è chiamata da secoli.
Che succeda quello che deve succedere. Chi vivrà vedrà. Prima di concludere l’articolo, però, dobbiamo lasciarci andare ad un’ultima riflessione. Partiamo da questo:
«Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?), ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo, la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale…un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, ma un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!»
Così scriveva Fëdor Michajlovič Dostoevskij nel Diario di uno Scrittore a proposito del risorgimento italiano. Aveva ragione su tutto, fuorché su una cosa: l’Italia non è mai stata tanto la creazione del conte di Cavour quanto della perfida Albione, che ha operato con la complicità del suo protetto Mazzini e della sua Giovine Italia, prototipo dell’Al Qaeda dei tempi moderni. Gli obiettivi di Londra? Almeno quattro:
- distruggere il potere temporale del Papa perché in questo modo la Chiesa di Pietro sarebbe stata più facilmente soggetta ad infiltrazioni da parte di movimenti eretici e massonici;
- minare alle fondamenta il più esteso e duraturo impero cattolico europeo, l’Austria-Ungheria, baluardo della cattolicità ed erede del Sacro Romano Impero, privandolo del Regno Lombardo-Veneto che costituiva uno dei suoi possedimenti più popolosi ed economicamente sviluppati;
- annientare l’unico stato presente nel bacino del Mediterraneo, vale a dire il Regno delle Due Sicilie, che aveva sviluppato una forza navale militare e mercantile sufficiente per impensierire la supremazia britannica sullo stesso dopo la prevista apertura del Canale di Suez;
- impedire che lo Zar, amico dei Borboni di Napoli di cui voleva ergersi a protettore di fronte all’ingordigia del Savoia spalleggiato da Lord Palmerston, potesse avere grazie a questi il suo tanto agognato sbocco sul mar Mediterraneo.
Ne è nato così quello che Dostoevskij, giustamente, definiva un regno di second’ordine, non più sovrano, colonia inglese sin dal principio, colonia americana dalla fine della seconda guerra mondiale, nient’altro che una “portaerei inaffondabile” che si incunea nel cuore del Mediterraneo, a cavallo tra tre continenti, sempre al servizio della talassocrazia dominante, profondamente indebitato e mai finalizzato al benessere dei suoi cittadini. Ma soprattutto, ne è nato un paese che, perdendo quella sua idea spirituale universale che l’aveva reso grande nel corso dei millenni, ha finito col perdere la sua stessa anima. Ecco a cosa la perfida Albione ci ha ridotto: ad un paese senza un’anima che, dimentico del proprio passato, non ha più futuro. Dobbiamo riconquistarla, quest’anima, anche per riappropriarci del nostro futuro. Costi quel che costi. E se per farlo occorrerà che la Russia tagli la testa del serpente, ben venga, che sia così! Anche se questo dovesse significare…
- 1https://sputnikglobe.com/20230529/kosovo-tensions-may-lead-to-huge-explosion-in-europe-1110771625.html
- 2https://it.wikipedia.org/wiki/Sergej_Karaganov
- 3https://globalaffairs.ru/articles/tyazhkoe-no-neobhodimoe-reshenie/
- 4https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/07/03/medvedev-lapocalisse-nucleare-e-abbastanza-probabile_3e9c391b-647f-481d-a7f5-7e62ae8f6a80.html
- 5https://sputnikglobe.com/20230414/orban-conflict-in-ukraine-will-end-as-soon-as-us-europe-stop-supporting-kiev-1109499533.html
- 6https://tass.com/politics/1611613
- 7https://tg24.sky.it/mondo/2023/07/01/russia-ucraina-guerra-ultime-notizie-diretta?lbp=2
- 8https://it.wikipedia.org/wiki/Libertà_dorata
- 9https://it.wikipedia.org/wiki/Spartizioni_della_Polonia
- 10https://it.wikipedia.org/wiki/Ducato_di_Varsavia
- 11https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Polonia#/media/File:Territorial-changes-of-Poland-1635-2009-small.gif
- 12https://en.wikipedia.org/wiki/Kresy
- 13https://it.wikipedia.org/wiki/Pace_di_Riga
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https://www.orazero.org/redde-rationem-prima-parte/