Gli Stati Uniti si sono ritirati ufficialmente dal trattato nucleare (il trattato INF -Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty). Dopo qualche ora il Pentagono ha dichiarato che intende circondare la Cina di missili.
Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Mark Esper ha detto ai giornalisti, durante una visita in Australia, che il Pentagono piazzerà i missili che erano stati banditi dal trattato INF.

Dispiegare i missili a medio raggio nel Pacifico significa trasformare la costa cinese e le isole del Pacifico in un’area di combattimento nucleare. Le pressioni e gli attriti tra Cina, la penisola coreana, il Giappone e Taiwan salirebbero tantissimo. Il trattato INF vietava a USA e Russia di usare missili che coprissero la distanza tra i 500 e i 5.000 chilometri, infatti nessun missile nucleare poteva essere posizionato in gran parte dell’Europa e della regione del Pacifico.

Washington aveva sempre visto il Trattato come un ostacolo al suo obiettivo di circondare militarmente Pechino. Dispiegare missili nucleari statunitensi, che possono raggiungere la Cina in pochi minuti, aumenterà molto le tensioni, la popolazione vivrà con la paura di un annientamento atomico. Trump sta perseguendo una strategia che crea le condizioni per una pericolosa corsa agli armamenti.

La motivazione americana? Schierare razzi perché la Cina sta facendo pratiche economiche predatorie. Ehm gli americani “non hanno mai fatto attività predatorie”, loro sono teneri angioletti. Meglio, diciamola tutta, sono incazzati perché hanno perso lo scettro. Quindi (secondo il bovaro ragionamento) la Cina “minaccia” gli USA attraverso le sue attività economiche e si merita di essere minacciata dall’annientamento di missili atomici. Esper crede fermamente che “nessun paese possa o debba dominare l’Indo-Pacifico”. Domanda: ma gli americani non studiano storia a scuola e hanno dimenticato cosa hanno fatto?

In Australia, insieme a Esper c’era Mike Pompeo, secondo quest’ultimo gli Stati Uniti “hanno dormito sul “pericolo” che proveniva dalla Cina. Anche Pompeo ribadisce che la crescita economica della Cina rappresenta una minaccia militare per gli Stati Uniti, per lui le questioni economiche e commerciali non possono essere separate dalla sicurezza nazionale. La crescita economica cinese è una minaccia militare a cui Washington deve rispondere con ogni mezzo: dalla guerra commerciale ai missili atomici.

Gli USA si stanno mobilitando, ecco cosa è successo la scorsa settimana:

  • la FED ha tagliato i tassi di interesse per migliorare le esportazioni statunitensi
  • Trump ha annunciato che imporrà dazi del 10% su i beni cinesi che non sono stati ancora soggetti a dazi all’importazione
  • il Senato ha confermato un grande budget militare per la corsa agli armamenti
  • non c’è nessun dibattito mediatico su questa decisione, i Dem stessi concordano sul fatto che è giusto preparare una guerra contro la Cina

Tranquilli, va tutto bene. Alessia C. F. (ALKA)

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Alessia C. F. (ALKA)
Esploro, indago, analizzo, cerco, sempre con passione. Sono autonoma, sono un ronin per libera vocazione perché non voglio avere padroni. Cosa dicono di me? Che sono filo-russa, che sono filo-cinese. Nulla di più sbagliato. Io non mi faccio influenzare. Profilo e riporto cosa accade nel mondo geopolitico. Ezechiele 25:17 - "Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te."Freiheit ist ein Krieg. Preferisco i piani ortogonali inclinati, mi piace nuotare e analizzare il mondo deep. Ascolto il rumore di fondo del mondo per capire quali nuove direzioni prende la geopolitica, la politica e l'economia. Mi appartengo, odio le etichette perché come mi è stato insegnato tempo fa “ogni etichetta è una gabbia, più etichette sono più gabbie. Ma queste gabbie non solo imprigionano chi le riceve, ma anche chi le mette, in particolare se non sa esattamente distinguere tra l'etichetta e il contenuto. L'etichetta può descrivere il contenuto o ingannare il lettore”. So ascoltare, seguo il mio fiuto e rifletto allo sfinimento finché non vedo tutti gli scenari che si aprono sui vari piani. Non medito in cima alla montagna, mi immergo nella follia degli abissi oscuri dell'umanità. SEMPRE COMUNQUE OVUNQUE ALESSIA C. F. (ALKA)