Luigi Manconi per huffingtonpost.it

“Leggete e innamoratevi della Costituzione italiana, siatene orgogliosi, apprendete la storia di questa magnifica terra affinch?? essa possa diventare pi?? vostra”. E’ il messaggio che il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, ha consegnato ai bambini stranieri nati a Torino negli ultimi mesi, che al Parco della Tesoriera di Torino hanno ricevuto l’attestato di cittadinanza onoraria, 23 giugno 2013. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Non è mai troppo tardi. E se ci fosse stata troppa fretta nel dichiarare già persa la battaglia per l’approvazione della legge sullo ius soli? E se tanta sbrigativa rassegnazione nascondesse un desiderio inconscio di rinuncia, perché perseverare è assai faticoso? Insomma è come se la materia si fosse logorata – mortificata da troppe menzogne – e oggi risultasse poco attraente, se non imbarazzante (roba da Caritas o da sinistrati), e di conseguenza non si portasse più in società. Eppure, è bastato considerare che – dietro quel nome sempre approssimativamente pronunciato e così spesso deformato (solis, sol, iussobis… etc.) – si ritrovano migliaia e migliaia di biografie, giovani biografie, fatte di speranze e di sofferenze, perché venisse la voglia di provarci ancora. E di provarci seriamente. Una volta approvata la nota di aggiornamento al Def si apre una sorta di finestra nella quale è possibile collocare, se vi fosse la volontà politica, la discussione in aula del provvedimento. E trovare i numeri per porre la fiducia, qualora si manifestassero volontà ostruzionistiche. Così, pazientemente, siamo ripartiti da capo. E da due appelli che, nelle scorse settimane, hanno ottenuto migliaia e migliaia di firme in pochissime ore.

Domani, giovedì 5 ottobre, parte uno sciopero della fame a staffetta al quale hanno aderito, in brevissimo tempo, decine e decine di parlamentari e, tra essi, il ministro Graziano Delrio e i sottosegretari Benedetto Della Vedova e Angelo Rughetti (e altri sembrano intenzionati a farlo). È il solo strumento di mobilitazione rimasto nelle nostre mani. Utilizziamolo al meglio perché potrebbe rappresentare, tra l’altro, il segnale della possibilità, per la politica, di non rinunciare a se stessa. Anche in questo caso, in altre parole, se è vero che gli stranieri hanno bisogno degli italiani, è altrettanto vero che gli italiani hanno bisogno degli stranieri.