All’inizio di agosto avevo riferito che era imminente uno scontro tra l’UE e alcuni stati dell’Europa orientale. Ciò è avvenuto perché la Commissione europea non ha esteso il 15 settembre il divieto di importazione del grano ucraino, per cui Varsavia e Budapest hanno vietato di propria iniziativa l’importazione del grano ucraino. Ricordiamoci che Bruxelles è responsabile delle questioni relative al mercato interno, questo conflitto rappresenta una vera e propria crisi sistemica nell’UE, che viene trascurata moltissimo dai media.
Il grano ucraino a basso prezzo ha riempito i silos europei, ma come conseguenza ha portato ad un calo dei prezzi in molte nazioni, i paesi più colpiti sono quelli dell’Europa orientale che non riescono a guadagnare abbastanza dal raccolto di quest’anno.
Pertanto, diversi paesi dell’Europa orientale hanno chiuso i confini al grano ucraino e costretto l’UE a vietare le importazioni di grano ucraino.
La Commissione europea ha dovuto scegliere tra gli interessi degli agricoltori europei e quelli di Kiev: ha deciso di sostenere Kiev e di non estendere l’embargo.
Davanti alla revoca dell’embargo sulle importazioni di grano dall’Ucraina, alcuni stati dell’Europa orientale si sono apertamente opposti, mentre Kiev ora sta facendo causa ai suoi donatori.
Nonostante ieri la UE abbia revocato l’embargo sulle importazioni di grano ucraino, Polonia Ungheria Slovacchia e Romania hanno deciso di prorogare i propri embarghi sul grano ucraino perché i loro mercati verrebbero letteralmente inondati di grano ucraino.
Bruxelles cerca di evitare polemiche accese al riguardo, ma Kiev ha risposto in modo sprezzante e prepotente che farà causa ai paesi dell’Europa orientale.
Si tratta di una reazione notevole se si considera che Kiev dipende dai suoi sponsor occidentali e ora li sta denunciando essa stessa. La tanto decantata unità in Occidente continua a sciogliersi.
L’embargo poi non riguarda solo il grano, riguarda anche mais, colza e semi di girasole provenienti dall’Ucraina.
Le cinque nazioni poi avevano chiesto alla Commissione europea di mandare i prodotti ucraini sui mercati tradizionali dell’Asia e dell’Africa, ma ciò non è avvenuto.
Sentite qualche strano scricchiolio?