La simbologia ha sempre fatto parte della vita degli esseri umani, sostrato di interconnessioni tra ciò che appare e significati profondi innati, culturali e religiosi.

La maggior parte delle persone utilizza la simbologia o – più spesso – ne è influenzata in modo istintivo, senza un’elaborazione cosciente.

Non è così però per chi la simbologia la usa per il proprio tornaconto, per indirizzare le masse verso obiettivi prefissati: fin dall’antichità essa è stata utilizzata per rafforzare ciò che nel XX secolo ha iniziato a chiamarsi propaganda, lavaggio del cervello, programmazione linguistica, ma che è sempre esistito con altri nomi.

Sia chiaro, vi sono vari utilizzi della simbologia, non sempre essa viene usata con intenti maligni, ma occorre prendere coscienza del fatto che essa è purtroppo sempre più spesso piegata a scopi di quel genere.

Tra quelli che ci appaiono più innocui, per i quali la maggior parte delle volte la simbologia è utilizzata in modo grossolano quando non infantile, vi è la pubblicità: quante volte simboli sessuali di bellezza femminile, forza maschile, simboli di rapidità ed efficienza, connotazioni razziali, animali e molto altro sono stati usati con grande successo e, in barba ai vari “risvegli”, continuano ad esserlo?

La simbologia può però venire utilizzata in molti modi diversi: per rafforzare un messaggio, per mistificare la vera natura di un oggetto o di una persona allo scopo di denigrarla o esaltarla, per ribaltare il significato percepito di un evento, per dare un’aura di sacralità e mistero ad associazioni e sette, eccetera. Vi è poi il caso in cui la simbologia è intrinseca perché è l’oggetto stesso a portarla in sé.

E’ quindi necessario, al fine di non essere ingannati, imparare a riconoscere la simbologia e soprattutto i casi nei quali è utilizzata poiché è pressoché certo che essa è sempre presente in eventi mediatici, politici e commerciali essendo coloro che li organizzano assistiti da veri e propri esperti di propaganda e simboli nell’ideare e organizzare i messaggi, i discorsi, i gesti, le coreografie, l’abbigliamento, i cosmetici, addirittura gli odori e i colori.

Pensiamo ad esempio ad un certo furgone[1] arrivato attraverso il Brennero in pompa magna sul finire del 2020. Esso doveva mantenere il carico a temperature siderali ma contro ogni logica gli è stato fatto fare un lungo viaggio su strada dalle Fiandre a Roma (pellegrinaggio) con partenza che è avvenuta il giorno di Natale (l’Italia è un Paese di cultura cattolica radicatissima persino nei “Pepponi” dei giorni nostri) e arrivo il giorno di S. Stefano. Fate caso al linguaggio utilizzato nell’articolo del blasonatissimo Il Sole24 ore indicato in nota: il furgone da gelataio e il suo contenuto a -70 °C (si, come no), invece di arrivare direttamente allo Spallanzani, sono stati sotto scorta una notte intera in una caserma (oggetti preziosissimi!!!) e i calippo vengono poi suddivisi in un centro di alto biocontenimento (pericolosità somma associata a ciò che dovrebbe prevenire e curare il ghiacciolo). Verranno poi consegnati da militari su veicoli e aerei militari (ripetizione per sottolineare “militari”) e se non l’avevate ancora ben recepito, lo ripetono e lo ripetiamo ancora più volte: militari! militari! che vi entri ben in testa che è una roba ufficialissima e di Sicurezza Nazionale, cribbio! ma anche con un retrogusto minaccioso. E poi nel seguito ai veicoli e agli aerei aggiungiamo pure gli elicotteri, che fanno tanto Apocalipse Now[2]… strano che non abbiamo piazzato gli altoparlanti per diffondere la musica di Wagner, vero? Peccato, a me piace.

E poi il V-Day del 27 dicembre (associazione con lo sbarco in Normandia, soprattutto per i più anzianotti) con V che vuol dire Vaccino ma anche Vittoria, il colore del furgone (non semplice blu, ekkekkazz, mica un azzurro rassicurante come il cielo terso o amoroso come il Principe, ma il blu scuro delle divise della polizia e dei vestiti seriosi… ma in fondo, se seguissimo solo la logica, che ci dovrebbe fregare del colore del furgone?).

Al buon Domenico scappa poi persino, voce dal sen fuggita, che il giorno del V-Day lo considerano simbolico e poi via con la somministrazione innanzitutto alle donne, nel profondo sempre considerate sesso debole anche dai i più “risvegliati”, e quindi associate a un qualcosa di sicuro, che protegge. E poi arriveranno la “primula” e altre simbologie, con condimento di televisioni, radio, giornaloni, giornali e giornaletti, discorsi, pseudo-esperti e manovalanza circense varia, accostamenti al sacro e parate di medici il 2 giugno. Ah, e generaloni, me lo stavo dimenticando… ripetiamolo ancora una volta, ché nel frattempo era arrivato l’obbligo (com’era per la naja, vero ultra-cinquantenni?): militari!!!!!

E poi ancora la simbologia inversa, ovvero improvvisa associazione tra scienziati di prima categoria o addirittura Premi Nobel e demenza senile (ma solo quelli ai quali non piace il calippo), tra fascismo e coloro che desiderano la libera scelta, tra ciarlataneria e medici che curano i pazienti senza quasi nessun morto.

Insomma, avete capito il meccanismo usato in modo sopraffino e allo stesso tempo grossolano, quindi potete divertirvi ad applicare l’analisi “simbologica” ad altro (ho detto forse guerra o elezioni? no, non l’ho detto, no no) e chiedervi cosa cerca di nascondere tutta questa forzatura simbolica.

Ora però, come direbbe Brancaleone da Norcia, escìmo da la fanga, e occupiamoci di simbologia più elevata, per capire quanto può essere profonda la tana del Bianconiglio.

Vi siete mai chiesti perché, tra tutti gli strumenti musicali, l’organo è stato fin dal Medioevo utilizzato in modo quasi esclusivo dalla Chiesa cattolica per accompagnare il culto e, con l’eccezione del calvinismo, considerato importantissimo dalle chiese riformate, soprattutto quella luterana?

In fin dei conti l’organo, nato quasi sicuramente nel III secolo avanti Cristo ad opera dell’ingegnere greco alessandrino Ctesibio che lo chiamò hydraulos (ύδραυλος), e descritto in una forma già piuttosto complessa con due pompe e otto file di registri sia ad anima che ad ancia dal celebre architetto romano Vitruvio all’inizio del I secolo, veniva utilizzato dagli antichi come strumento “profano”. Già nel I secolo avanti Cristo in Grecia venivano organizzati concorsi d’esecuzione per organisti, come quello di Delfi, ai vincitori dei quali venivano dati premi e privilegi come la possibilità di consultare il famoso oracolo.

Nel mondo romano, Cicerone cita l’organo associandolo alle ghiottonerie e ai godimenti sensuali più raffinati, e Nerone in persona inaugurò suonandolo (altro che lira!) un organo che si ripropose di suonare anche per festeggiare la sua eventuale vittoria contro i Galli. Era quindi utilizzato nel mondo precristiano per dare solennità alle vittorie e alle entrate trionfali degli Imperatori, che lo suonavano essi stessi come già faceva Nerone, e in molte altre occasioni che coinvolgevano gli Imperatori stessi, per poi venire nei secoli successivi suonato persino alle corse dei carri e ai giochi dei circhi.

A seguito delle invasioni barbariche l’organo sopravvisse solo alla corte dell’Impero Romano d’Oriente e nel mondo arabo, per poi rientrare in Europa come dono di Costantinopoli a Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, ed essere utilizzato ancora una volta in ambito imperiale e durante le parate all’aperto.

Com’è possibile quindi che questo strumento musicale associato per secoli alla sensualità e alle glorificazioni pagane sia divenuto lo strumento sacro per eccellenza, ideale per il culto, delle chiese cattolica e luterana? Com’è possibile che improvvisamente, a partire dal X secolo, l’organo scompaia dalle cronache profane e imperiali e faccia la sua comparsa quasi esclusivamente in chiese e conventi, dapprima oltr’Alpe e poi a Roma, con San Dunstan che fece addirittura affiggere sullo strumento donato al convento di Malmesbury una placca in bronzo con scritto “Il santo prelato Dunstan fece porre quest’organo in onore di Adelmo. Perda il regno eterno chi lo vuole togliere di qui” fino al dottore della Chiesa Tommaso d’Aquino che lodò l’organo affermando “che eleva l’anima”?

Le spiegazioni che troverete nei libri e nei siti internet vanno dalla potenza sonora all’abitudine ormai consolidata che vinse ad esempio le resistenze delle gerarchie delle Chiese protestanti, e altre considerazioni di natura prettamente pratica.

Tuttavia, la simbologia ha esercitato indubbiamente un’influenza non trascurabile soprattutto in un’epoca, quella medioevale, che ha visto il nascere delle cattedrali gotiche notoriamente ricchissime di simbologia raffinatissima parallelamente alle innovazioni tecniche organarie come il compendio, la misura variabile per le canne, la pedaliera, i corpi d’organo separati, la cassa esterna e molto altro.

L’organo infatti, al contrario di altri strumenti è ricco di simbologie che richiamano Dio e la Trinità: vediamo di trovarle.

Innanzitutto, l’organo è normalmente posizionato in alto, così come nelle Scritture Dio è “nell’alto dei Cieli”, e non sulla terra.

Il suono scende quindi dall’alto, ed è generato da aria a pressione: il termine greco pneuma[3][4] (πνεῦμα) significa “aria”, “respiro”, “soffio vitale” ma anche, secondo la teologia cristiana, Spirito Santo.

Abbiamo quindi il pneuma che esce dall’organo e come aria in movimento scende sugli uomini, ovvero sull’assemblea radunata nella chiesa. E qual è l’effetto di questo pneuma? che tutti comprendono il suo linguaggio (la musica), non importa quale lingua parlino, e grazie ad esso possono cantare in questo linguaggio unico e universale, persino con testi in lingue diverse, e tutti saranno in grado di capire e di percepirne l’armonia.

Vi è poi una caratteristica particolare della struttura degli organi, nata già nell’Alto Medioevo, e cioè un corpo d’organo separato dall’organo grande che si chiama positivo tergale. Il positivo tergale – così detto perché sta alle terga dell’organista, ovvero alle sue spalle – è appeso alla balaustra e l’organista sta tra esso e il corpo principale dell’organo, come si può vedere nella figura seguente:

Il tergale, sia a livello di registri che per le dimensioni e per i materiali con i quali è costruito, è come un organo che replica in piccolo quello grande (“della stessa sostanza del Padre”), ma è mosso dalla stessa intelligenza, è parte integrante dell’organo in generale pur essendone separato, e il pneuma esce ovviamente anche da lui.

Si può dire quindi che il grande organo simboleggia il Padre, il piccolo tergale il Figlio e il pneuma lo Spirito Santo il quale, per citare nuovamente il Credo cattolico, “procede dal Padre e dal Figlio”. Ecco quindi che tutto insieme l’organo simboleggia la Trinità, e come essa è Uno e Trino. L’organista è quasi sempre nascosto dietro al tergale o alla balaustra, e quindi l’elemento umano risulta invisibile e si manifesta simbolicamente come un solo intento, una mente unica.

Il tergale, essendo come si diceva appeso alla balaustra, è più vicino all’assemblea e fa quindi da tramite verso gli uomini: possiede registri con base più acuta rispetto al grande organo e risuona più chiaramente anche grazie ad un’intonazione più netta e cristallina, e spesso vi viene suonato il canto (quindi a voce unica, senza polifonia). Abbiamo quindi la simbologia del Figlio che viene in mezzo a noi e ci parla con voce chiara e con suoni più vicini al registro vocale umano, in modo semplice, mentre il Padre dall’alto si esprime piuttosto con la potenza, la maestosità e la gravità del suono, con la complessità della polifonia, come possiamo vedere nella seguente fotografia:

In Italia non siamo abituati agli organi con il positivo tergale ma questa caratteristica è molto presente negli strumenti delle chiese protestanti e frequente in quelle cattoliche d’oltralpe e il motivo simbolico potrebbe essere che i protestanti incentrano la liturgia sulla Parola – e quindi sulla predicazione di Cristo (il Figlio) – mentre la teologia cattolica è più orientata al misticismo, e quindi a Dio stesso: questa simbologia potrebbe spiegare l’assenza pressoché totale, nella patria del cattolicesimo romano, del positivo tergale ancora adesso a quasi mille anni dalla sua invenzione, e della prevalenza dei registri cosiddetti “ad anima” mentre al di fuori dell’Italia abbondano quelli ad ancia, meno “mistici”.

Ma la simbologia dell’organo non finisce qui: il suo suono, grazie all’aria fornita dai mantici, può non finire mai e rappresenta quindi l’eternità. Inoltre, una volta terminato il rapidissimo transitorio all’attacco di una nota, il suono si mantiene sempre uguale e simboleggia quindi l’immutabilità. Qualunque altro strumento umano prima o poi sarà invece costretto a terminare il suono: l’archetto del violino finisce, così come il fiato del trombettista o del cantante, la corda dell’arpa smetterà di vibrare, ed è quasi impossibile mantenere a lungo un suono immutato.

L’organo inoltre sostiene e guida il canto dell’assemblea, e anche le orchestre, i cantanti e gli strumenti solisti, e a tutti fornisce l’armonia di base quando è suonato in qualità di basso continuo[5] ovvero simbolicamente rappresenta Dio che sostiene il suo popolo in tutte le sue sfaccettature.

Già nel XIV secolo Guillaume de Machault definì l’organo il “Re degli strumenti”, e salta all’occhio l’analogia con il Re dei Cieli biblico e il Re dei Giudei evangelico. La sua gamma sonora, grazie alla versatilità dei registri, può virtualmente coprire tutto lo spettro delle frequenze udibili e generare una varietà di suoni impensabile per qualunque altro strumento che quindi, a confronto dell’organo, appare limitato, come limitato è tutto ciò che è umano in confronto al divino.

Tutta questa simbologia ovviamente resta nascosta alla coscienza persino della maggior parte dei prelati anche di alto, altissimo rango ma agisce nel profondo ormai da un millennio in quanto elemento intrinseco dell’organo: i veri religiosi istintivamente apprezzano questo bellissimo strumento e sentono l’impulso di farne costruire di nuovi e meravigliosi, mentre i falsi sacerdoti lo percepiscono come una minaccia al loro protagonismo o una presenza ingombrante del Dio nel quale non credono – o che addirittura odiano – e tendono a sostituirlo con strumenti mondani o pessime copie, quando non a degradare o eliminare la musica dal culto.

La simbologia è talmente potente che già nei secoli passati gli organi sono stati vittima di distruzioni e vere e proprie “purghe”, di degradazioni e sostituzioni da parte di correnti iconoclaste e ideologie anticristiane.

Ad esempio, chi ha avuto la fortuna di parlare del meraviglioso organo costruito da Riepp nella cattedrale di Dole, nel Jura francese, con il grande organista Michel Chapuis, potrebbe aver sentito dalla sua voce il racconto di come tale organo sia stato salvato dalla distruzione ad opera degli emissari della Rivoluzione Francese grazie all’astuzia e all’uso di una simbologia terra terra ma molto efficace dall’organista dell’epoca. Durante la Rivoluzione infatti, molti simboli della cristianità sono stati distrutti, compresi numerosi organi, causando la perdita di un patrimonio artistico incommensurabile.

In tempi più recenti, il cinema si è dato un gran da fare per caratterizzare l’organo come strumento da film dell’orrore, facendo ovviamente eseguire ai “cattivi” di turno musiche rigorosamente dissonanti, cupe o banali e presentando sempre lo strumento con un’estetica tanto brutta quanto improbabile. Ma i più attenti sanno che Hollywood è sempre stato uno strumento di propaganda e lavaggio del cervello anche in senso anticristiano oltre che anti-culturale, quindi tutto… come da copione.

Particolarmente insidiosa quanto interessante invece, in quanto pregna di significati simbolici, la sostituzione dell’organo con surrogati elettronici, anche detti elettrofoni.

Ai cosiddetti “organi elettronici” infatti, mancano del tutto la maggior parte degli elementi simbolici degli organi veri. Oltre a quelli legati all’estetica, i surrogati sono privi del pneuma: negli altoparlanti infatti il suono è prodotto dalla vibrazione di una membrana e non dall’emissione di aria a pressione; gli elettrofoni sono quindi assimilabili a strumenti a percussione piuttosto che a fiato. E va notato che tutte le riproduzioni tramite altoparlanti uniformano ogni strumento trasformandolo, sia esso a corda percossa come il pianoforte, a pizzico, a fiato, a corde sfregate come il violino o altro, in uno strumento a percussione. Insomma, in un tamburo senza “spirito”, senz’anima.

Per questo gli “organi elettronici” possono essere paragonati simbolicamente a quello che Tertulliano chiamava imitatore di Dio e Lutero insieme ad altri autori cristiani definiva scimmia di Dio riferendosi entrambi al diavolo che scimmiotta il Creatore e vuole mettersi al suo posto ma con risultati miseri ed orribili.

Il suono degli elettrofoni infatti non riesce tra l’altro neppure lontanamente a sostenere il canto come invece fa, grazie all’emissione di aria a pressione, quello di un organo vero.

E questa immagine alcuni autori sostengono derivi da culture ancor più remote, affermando che la scimmia già nell’immaginario ebraico rappresentasse in modo traslato il male che cerca di prendere il posto di Dio, mascherandosi da portatore di luce.

Vi è chiara ora la potenza della simbologia e come essa possa essere utilizzata, nel bene e nel male, per influenzarci?

Siete coscienti ora della differenza tra simbologia intrinseca che fa parte della natura stessa di un oggetto, simbologia aggiunta forzatamente come sovrastruttura per rinforzare la percezione di un oggetto, e simbologia “inversa” che cerca invece di far percepire un oggetto come il suo contrario?

Siatene sempre consapevoli, perché il mondo è permeato da simboli, e purtroppo infestato da persone che li usano per manipolarci:

BY M.D.G.