Nel 1900 la politica si divideva tra destra e sinistra, in questo nuovo secolo la politica si divide tra populisti, sovranisti e globalisti. Ecco cosa diceva Giulio Sapelli il 25 6 2018: “C’è una vecchia borghesia compradora, legata ai finanziamenti europei, soggiogata agli interessi del capitale esterno, che ha distrutto l’industria pubblica senza sostituirla con una buona industria privata. E c’è poi una borghesia locale, che è quella delle piccole e medie imprese, che cresce, che è radicata nei territori, che ha un’idea di comunità e quindi non sfrutta gli operai, perché preferisce avere lavoratori affezionati che magari restano per tutta la vita piuttosto che numeri da sostituire ogni sei mesi con contratti a termine. E questo, il precariato diffuso, è ciò che ha prodotto il jobs act…” (https://www.interris.it/italia/sapelli–cos-l-italia-combatte-le-tecnocrazie-europee).
È il mondo che cambia e molte persone non si sono accorte che i nuovi partiti politici rappresentano nuove appartenenze e spesso hanno contorni molto sfumati. Partiti “definiti” di destra e sinistra si ritrovano a fare proposte economiche per far ripartire l’economia e diminuire la povertà, progetti che però puntano nella stessa direzione. Condividono gli stessi biettivi. Una volta si consumavano pagine sul capitalismo, ora si consumano pagine sul regime di Bruxelles.
Fondazione Etica ha fatto uno studio per capire come si differenzia ora la sinistra e la destra, ha controllato i bilanci di molti Comuni capoluogo di provincia e come vengono spesi i soldi dei cittadini. In questa epoca di crisi finanziaria ed economica, cosa hanno fatto i sindaci e che quali erano le priorità. Il risultato è stato chiaro: scompaiono molti luoghi comuni.
“Abbiamo trovato, ad esempio, che le Amministrazioni comunali di centrodestra spendono di più rispetto a quelle di centrosinistra in tre settori molto particolari: il sociale, la scuola pubblica e la cultura. Ciò sarebbe stato impensabile in passato, quando la spesa in quei settori era considerata esclusiva dei Comuni di centrosinistra, una loro bandiera identitaria. Aver perso il primato in quel tipo di spesa rischia di rivoluzionare la distribuzione dei vari partiti sull’asse destra-sinistra. Un altro esempio significativo è sul fronte delle entrate: i Comuni di centrodestra ricorrono più di quelli di centrosinistra all’aumento di tributi e imposte locali. Ciò significa che non è vero che con il centrodestra la pressione fiscale automaticamente diminuisce. Per aumentare le proprie entrate, invece, i Comuni di centrosinistra mostrano rispetto a quelli di centrodestra una maggiore tendenza a indebitarsi” (http://www.fondazionetica.it/archives/6907).
Quindi appare chiaro che il vecchio concetto “destra o sinistra” serve solo per mettere in atto “vecchie dinamiche ideologiche e politiche” e per raggiungere un determinato tipo di elettore. Serve per manipolare e orientare l’opinione pubblica del popolo. Quindi concetti vecchi di politica vengono sfruttati ad arte per dare etichette a movimenti e ideologie. Si sfrutta questo concetto: i rivoluzionari/radicali si mettono a sinistra e i conservatori/difensori di regime si mettono a destra. I media parlano alla pancia del popolo usando concetti estremamente semplificati.
Destra e sinistra non esistono più, sono diventate due scatole vuote, oggi la politica è un universo molto più complesso dove è praticamente impossibile distinguere correnti di pensiero nette. Da molti anni i partiti politici spesso si contrappongono, si mescolano, prendono reciproche distanze e alla fine si riuniscono per decidere.
“Bobbio definisce la differenza fra destra e sinistra in virtù del diverso atteggiamento rispetto al problema dell’uguaglianza: la sinistra prende in considerazione gli aspetti che rendono gli uomini uguali (considerando la diseguaglianza un prodotto sociale da superare), mentre la destra si focalizza maggiormente sulla diseguaglianza, considerandola come un dato naturale” (https://www.ilsuperuovo.it/destra-e-sinistra-sono-solo-due-scatole-vuote-o-esistono-ancora-differenze-ideologiche/). Anche questo è stato superato, la povertà, le disuguaglianze, una economia fragile sono i cavalli di battaglia di tutti i partiti, offrono solo ricette differenti per curare gli italici malanni. Infatti si battono sui metodi e le ricette da offrire, sanno tutti che devono intervenire su un malato grave.
Aumenta la concentrazione della ricchezza e di conseguenza aumenta il loro potere politico, infatti assistiamo a un progressivo indebolimento dei processi democratici dove le lobby piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza. Dagli anni 80 è cambiato il modo di fare economia ed è stato riprogettato il modo “di pensare il mondo”. Oggi non si parla più di dx o di sx, si parla di sistemi.
Una UE prigioniera di se stessa, priva di forza, delegittimata da chi detiene il vero potere, non credibile, partiti populisti che vogliono rappresentare le masse popolari ma che poi abdicano al proprio ruolo. Ovvero si piegano al volere. Tutti si piegano alle direttive economiche. Abbiamo avuto tanti visionari, qualcuno ha alzato la testa con proposte, ma poi sono stati decapitati. E se devo dire la verità spesso sono stati malamente consigliati o avevano un ego smisurato per capire una cippa di politica vera. In Italia poi esiste il problema delle personalità politiche. In Russia si fa il conciliabolo sotto il tavolo, si scannano ma si mettono d’accordo e poi fissano una linea politica unica (spesso a medio-lungo termine). Roba impensabile in una nazione dove il partito mette un solo uomo come esponente/porta voce. Infatti siamo una colonia. Fregati e fregabili fino all’ultimo sangue. Alessia C. F. (ALKA)