Certe volte mi chiedo cosa diranno tra duecento anni gli storici del futuro quando cercheranno di mettere ordine in questo nostro incasinatissimo presente, per provare a raccontare come si sono svolti determinati avvenimenti.

Gli storici di mestiere considerano Storia un avvenimento da cui sono passati almeno 75 anni, altrimenti è cronaca: un’altra cosa, ma dopo 200 anni dovrebbero essere tranquilli e poco coinvolti per riuscire vedere le cose con un certo distacco. Almeno credo.

Da dove partiranno per imbastire una conferenza o un libro?

Nel caso di avvenimenti che si sono svolti nell’era dell’informazione digitale, il problema non è la scarsità delle fonti, che invece affligge chi studia e studierà le vicende dell’Impero Romano, ma bensì l’abbondanza delle notizie che spesso raccontano storie contrastanti. Tanto per cominciare avranno un bel vantaggio: dopo 200 anni si sa bene come sono finite le cose, e a bocce ferme si ha una visione migliore di quella che potevano avere quei poveracci che annaspavano nel loro presente in continuo cambiamento. Però quando questi studiosi vorranno scavare nei macro avvenimenti per scegliere quali fonti seguire e quali scartare per raccontare la Storia, allora anche loro dovranno fare delle valutazioni sull’affidabilità delle fonti.

Probabilmente useranno gli stessi criteri di base che si usano oggi:

  • Affidabilità della fonte dell’informazione. Si tratta di un archivio statale o un giornale diffuso anche via web?
  • Conferma. L’informazione è verificata da altre fonti?
  • E’ una fonte antitetica agli interessi di parte?

Se i primi due punti sono intuitivi ma comunque non scontati, il terzo criterio è forse un po’ più insolito, ma può svelare scenari interessanti. Ad esempio, immaginiamo un commentatore appartenente alla classe dirigente, che pur a seguito di una rivolta popolare, riconosce la bontà di alcune rivendicazioni dei rivoltosi, nonostante questi siano suoi avversari ed egli abbia fatto di tutto affinché tale rivolta fosse stroncata. In tale caso è molto probabile che il quadro del nostro cronista sia obiettivo e degno di considerazione.

Quindi non suscita particolare stupore vedere come le notizie, in un frangente di forte contrapposizione come la guerra in Siria, raccontino storie diametralmente opposte. Una vera guerra di informazioni si sviluppa parallelamente a quella sul campo, puntando a manipolare la verità o a nasconderla; d’altronde con i moderni mezzi di comunicazione è molto facile distogliere l’attenzione del popolino con notizie mezze vere o false, oppure gestire ad arte avvenimenti opportuni o creati ad hoc. In un contesto del genere penso che i nostri amici storici del futuro si divertiranno un mondo a raccogliere fonti qua e là, figlie di un’era di forti contraddizioni e deliri vari, per poi comporre un bel mosaico del nostro tumultuoso presente.

Vediamo cosa potrebbe capitare loro tra le mani di interessante, dopo un po’ di ricerche in qualche archivio neanche tanto sperduto.

1 RISPETTABILI TESTATE

  • Gli Stati Uniti vicini alla sospensione dei negoziati sulla Siria con la Russia mentre la battaglia di Aleppo infuria. https://www.reuters.com/article/us-mideast-crisis-syria-idUSKCN11Z1IY…Ad Aleppo, i ribelli nell’esercito siriano libero condividono la pianificazione operativa con Jaish al-Fatah, un’alleanza di gruppi islamisti che include l’ex ala siriana di al Qaeda. Nel frattempo, nella vicina provincia di Hama, gruppi FSA armati con missili anticarro di fabbricazione statunitense stanno prendendo parte a un’importante offensiva con il gruppo Jund al-Aqsa ispirato ad al Qaeda…” Qui Reuters racconta senza nessun tipo di problema di come i ribelli sono amici per la pelle con al-Qaeda e hanno anche fornitori di prim’ordine.
  • I ribelli della Siria sempore più vicini ad un gruppo collegato ad al Qaeda https://www.wsj.com/articles/syria-rebels-draw-closer-to-al-qaeda-linked-group-1475197943 “… Alcune delle più grandi fazioni ribelli della Siria stanno rafforzando la loro alleanza con un gruppo collegato ad al Qaeda, nonostante l’avvertimento degli Stati Uniti di separarsi dagli estremisti o rischiare di essere colpiti da attacchi aerei. […] Alcuni gruppi ribelli già allineati al Fronte di conquista della Siria hanno risposto rinnovando la loro alleanza. Ma altri, come Nour al-Din al-Zinki, un ex gruppo appoggiato dalla Central Intelligence Agency e una delle più grandi fazioni di Aleppo, hanno promesso fedeltà per la prima volta al fronte negli ultimi giorni … “ Il rispettabile Wall Street Journal racconta di alleanze, per niente imbarazzanti evidentemente, tra ribelli vari e al-Qaeda: sono presenti pure quelli di Al-Zinki, “ex amici” della CIA.
  • In merito alle fazioni siriane, al loro appoggio da parte americana e alle eroiche imprese del gruppo al-Zinki c’è pure un vecchio pezzo, ma sempre valido. https://liberticida.altervista.org/cosa-avrebbe-detto-j-ryan/

2 INTERVISTA CON IL RIBELLE

In un articolo apparso il 26 di settembre del 2016 sul Kölner Stadtanzeiger, Jürgen Todenhöfer riesce a intervistare un comandante di Al-Nusra, filiale siriana di Al-Qaeda, durante una delle sue numerose trasferte in Siria.

Le risposte del comandante sono pragmatiche e tecniche, mentre la motivazione religiosa, nonostante il noto proposito di conquistare anche l’Europa, non è al centro della discussione. C’è un lungo elenco di Paesi che appoggiano Al-Nusra, fornendo denaro, materiali e figure tecniche di alto livello; si parla poi di logistica, intelligence, tattiche militari, combattenti arrivati dall’Europa; insomma la persona intervistata sembra essere uno che sa il suo mestiere e ha una certa visione d’insieme del suo ruolo. Una lode particolare è riservata ai missili TOW, “con cui abbiamo vinto diverse battaglie”, ma l’intervistato non si accontenta: “… non siamo soddisfatti, loro (gli USA) dovrebbero fornirci armi altamente avanzate…”.

Sarà vera l’intervista si chiederanno gli storici? Lo scenario descritto non è quello di una rivolta popolare, ma molto più complesso. https://www.ksta.de/politik/interview-mit-al-nusra-kommandeur–die-amerikaner-stehen-auf-unserer-seite–24802176

3 BERRETTI VERDI

Le forze speciali statunitensi sabotano la politica della Casa Bianca, fallita in modo disastroso con le operazioni segrete in Siria https://sofrep.com/news/us-special-forces-sabotage-white-house-policy-gone-disastrously-wrong-with-covert-ops-in-syria/ Adesso una fonte di prima mano che farebbe ingolosire gli studiosi: J. Murphy, un ex Ranger dell’US Army, ci descrive la sua visione in merito alle manovre della White House in Siria, da lui definite “un disastro”. L’articolo è impostato dal punto di vista degli operativi, ma Murphy si prende anche la briga di scrivere due righe di introduzione storica sull’ISIS e sulla Siria: ci racconta infatti della stupefacente e inspiegabile sottovalutazione dell’ISIS da parte della CIA fin dai tempi dell’Iraq, e ci svela inoltre che i primi pruriti del governo USA sul cambio di regime in Siria risalgono almeno al 2006, con le relative macchinazioni a cui partecipava anche il diplomatico americano Ford, facente funzione di ambasciatore.

Di seguito Murphy ci racconta come era gestito l’addestramento dei ribelli moderati in Giordania e in Turchia entrando nei dettagli: le difficoltà di reclutamento, i test di ingresso dei candidati spesso di provenienza extra-Siria, le loro pretese, la loro alta statura morale, le materie di studio, infine un cenno anche alla gioia dei Turchi quando appresero che gli americani stavano appoggiando una fazione curda e altro ancora.

Un casino immane, in cui alcuni istruttori americani cercano addirittura di sabotare l’addestramento degli aspiranti ribelli dopo essersi resi conto di avere a che fare con la “next generation of Jihadis”.

Istruttore e allievi durante le lezioni. Notare i colori FSA in alto a destra. Interessante la composizione degli aspiranti al posto di ribelle: “il 95% lavora per organizzazioni terroristiche o ne sono simpatizzanti” racconta un berretto verde, secondo un altro “sono per la maggior parte criminali o completi incapaci”. Ogni tanto però qualche elemento dal cervello fino si presentava ai reclutatori americani: come il tizio che durante il colloquio di selezione per l’arruolamento come ribelle moderato dichiarò che non capiva “per quale motivo alla gente non piacesse Al-Nusra”.

Infine sentiamo cosa ne pensa Murphy in merito ai mitici ribelli moderati: “… Distinguere tra FSA e al-Nusra è impossibile, perché sono praticamente la stessa organizzazione. Già nel 2013, i comandanti della FSA stavano disertando con le loro intere unità per unirsi ad al-Nusra. Mantengono ancora il distintivo dell’FSA, ma è solo per dimostrazione, per dare l’apparenza di laicità in modo da poter mantenere l’accesso alle armi fornite dalla CIA e dai servizi di intelligence sauditi. La realtà è che la FSA è poco più che una copertura per Al-Nusra, affiliato ad al-Qaeda …”

Insomma un bel po’ di materiale non c’è che dire. Sempre a proposito di ribelli, potrebbe emergere dagli archivi il caso del ribelle cannibale, ripreso in video mentre banchettava con il fegato di un soldato siriano ucciso. Siamo nel 2013 e la vicenda saltò fuori durante una conferenza stampa ufficiale tra l’allora Primo Ministro inglese Cameron e il Presidente russo Putin, in cui l’inglese si ritrovò in una sgradevole situazione, impreparato di fronte alla pronta risposta del russo. https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/syria/10123800/Syria-Putin-warns-West-not-to-arm-rebels-who-eat-the-organs-of-their-enemies.html

Di recente i ribelli hanno fatto un bella fusione tra i diversi gruppi e tutti insieme sotto l’egida della Turchia hanno invaso una parte del nord-est della Siria con conseguenti atrocità varie, di cui ne hanno reso testimonianza anche fonti americane, sorprese dalla crudeltà scatenate contro i curdi. http://www.ronpaulinstitute.org/archives/featured-articles/2019/october/19/the-us-has-backed-21-of-the-28-crazy-militias-leading-turkey-s-brutal-invasion-of-northern-syria/https://liberticida.altervista.org/siria-trump-via-dalla-siria-reloaded/

A questo punto qualche studioso del futuro con qualche nozione di logistica potrebbe decidere di prendere una cartina geografica del tempo e finire il giro intorno alla Siria: dopo Turchia, Giordania, e Iraq da cui dilagava l’ISIS; mancherebbero all’appello il Libano e Israele. Sul Libano potrebbero restare impegolati per decenni a cercare di capirci qualcosa, ma su Israele potrebbero fare scoperte sorprendenti senza neanche molta fatica.

4 RISPETTABILI TESTATE .2

20/1/2016 Ministro della Difesa israeliano: dovessi scegliere tra l’Iran e l’ISIS, sceglierei l’ISIS https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2016/01/19/israeli-defense-minister-if-i-had-to-choose-between-iran-and-isis-id-choose-isis/Parlando alla conferenza INSS (Institute for National Security Studies) di Tel Aviv il 19 gennaio, il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon ha rilasciato una dichiarazione audace: se dovesse scegliere tra l’Iran e lo Stato islamico, ha detto al pubblico, avrebbe “scelto ISIS”.”

Feb 03 2019 Israele ha appena ammesso di aver armato dei ribelli siriani anti-Assad. Grosso errore. https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-israel-just-admitted-arming-anti-assad-syrian-rebels-big-mistake-1.6894850Per la prima volta, un alto funzionario ha confermato la guerra segreta non convenzionale di Israele in Siria, volta a prevenire l’invasione iraniana. Ma che cosa ha guadagnato Israele esponendo la sua menzogna “anti-intervento” dopo tanti anni di negazione?” Una disinvoltura che lascia di stucco.

5 RAPPORTI DE-SECRETATI

Adesso una fonte da veri topi d’archivio. Tutta da scoprire: Judicial Watch (JW) è una fondazione americana molto attiva a investigare sugli abusi dei politici, del partito Democratico in particolare, ma la cosa interessante è che riescono ad ottenere documenti ufficiali del governo, precedentemente classificati come “segreti”. Nel 2015 JW ottiene un centinaio di pagine di rapporti emessi da diversi enti governativi americani nella seconda metà del 2012; si parla dell’attacco al consolato americano a Bengasi in Libia, di una spedizione di armi dalla Libia verso la Siria, ed infine una piccola perla: una sintetica valutazione sugli eventi siriani. Qualche assaggio sulla Situazione Generale:

[…] B. LE FORZE PRINCIPALI CHE GUIDANO L’INSURREZIONE SONO I SALAFITI, I FRATELLI MUSSULMANI E AQI. C. L’OCCIDENTE, STATI DEL GOLFO E LA TURCHIA APPOGGIANO L’INSURREZIONE, MENTRE RUSSIA, CINA E IRAN APPOGGIANO IL REGIME. […..] 8.C. SE LA SITUAZIONE SI SVILUPPA C’É LA POSSIBILITA’ CHE SI STABILISCA UNO STATO SALAFITA NELL’EST DELLA SIRIA (HASAKA AND DER ZOR), DICHIARATO O MENO; QUESTO È ESATTAMENTE QUELLO VOGLIONO LE POTENZE CHE APPOGGIANO L’INSURREZIONE, PER ISOLARE IL REGIME SIRIANO. —> E via discorrendo.

6 TESTIMONIANZE

Arrivati qui resterebbe solo da cercare qualche testimonianza diretta, magari qualcosa sui poveracci che si sono trovati in mezzo a tale casino, meglio se non proprio di parte e magari anche un po’ critici verso il governo siriano, così da completare il quadro. L’arcivescovo Jacques Behnan Hindo spiega le dinamiche della guerra siriana https://oraprosiria.blogspot.com/2016/11/larcivescovo-jacques-behnan-hindo.html Nell’ intervista, rilasciata quando l’est siriano era ancora sotto il controllo dell’ISIS, il religioso racconta senza enfasi la sua versione di prima mano: a partire dalle cause della guerra fino agli stipendi pagati dall’ISIS, senza tralasciare critiche verso il governo. Incredibile la storia di suor Maria Guadalupe a cui, dopo aver passato 12 anni in Egitto, viene concesso nel gennaio 2011 un periodo di meritato riposo… in Siria!

https://oraprosiria.blogspot.com/2016/12/suor-guadalupevi-testimonio-la-mia.html E’ un racconto a tutto campo: gli infiltrati stranieri nelle prime proteste “spontanee”, le orrende persecuzioni dei cristiani, le manifestazioni pro Assad fatte passare invece come proteste dai media occidentali con lodevoli cronache a senso unico, la distruzione della Siria laica pianificata a tavolino per motivi economici, la presunzione di misurare un paese mediorientale con parametri occidentali, il disastro totale evitato solo grazie al sacrificio dell’esercito siriano e della Russia. Un racconto incredibile dove suor Maria arriva persino a parlare di miracoli.

Magari anche un’occhiata ai reportage di Difesa Online, direttamente dalla Siria, non sarebbe male. https://www.difesaonline.it/geopolitica/reportage/reportage-siria-damasco-la-guerra-e-il-grande-assente

Ma questa chicca è notevole:

Donald Trump: US left troops in Syria ‘only for the oil’ – 13 nov 2019 – Donald Trump has insisted the US military presence in Syria is ‘only for the oil’, contradicting his officials who have maintained that the remaining forces were there to fight Isis. Trump made his remarks while hosting Recep Tayyip Erdoğan, just over a month after the Turkish president launched an offensive into north-eastern Syria

Saranno soddisfatti a questo punto i ricercatori del futuro? Forse, ma c’è così tanta roba rimasta nei cassetti che qualcuno potrebbe andare avanti a rovistare. Non si finisce mai di imparare.