In un tempo ormai lontano, il mondo era popolato da poche centinaia di migliaia di individui organizzati in clan e tribù sparsi in ogni angolo del pianeta. La loro vita era governata dal lento scorrere del tempo, scandito quotidianamente dal sorgere e tramontare del Sole. Non vi erano leggi oltre quelle della Natura. Leggi che richiedevano ad ognuno di essi di rispettare ogni cosa intorno ad essi, perché quello era l’unico modo conosciuto per garantirsi cibo e acqua per vivere.

Poi quei popoli si organizzarono in città, nazioni, imperi. Vennero scritte migliaia di leggi nuove che imposero comportamenti e doveri verso se stessi e verso gli altri, e le leggi della Natura vennero passate in secondo piano.

La Natura, che ci fornisce da sempre ciò di cui abbiamo bisogno, è stata così vandalizzata, stuprata, sfruttata, inquinata, alterata.
Oggi quegli individui rappresentano, loro malgrado, una seria minaccia per la loro stessa sopravvivenza.

Alla Natura, tutto sommato, il male subito non ha recato alcun danno permanente.
Passeranno 10, 100 o forse 1000 anni… e tutto tornerà in suo possesso, sotto il suo dominio. Degli esseri umani, animali più o meno intelligenti, ne può fare comodamente e benissimo a meno.

È a noi che deve interessare il nostro futuro. E questo, in molti, non lo hanno ancora capito.

In troppi parlano, fanno convegni, sentenziano, stabiliscono… lavorano, come dicono loro, per il bene futuro del clima, dell’ambiente e quindi di noi stessi. Ma per farlo, continuano a maltrattare la Natura, a raggirare le sue regole, i suoi cicli.

Nel corso dei secoli sono state scritte leggi fisiche capaci di descrivere, a modo nostro, ciò che ci circonda. Leggi che ci hanno permesso di raggiungere traguardi inimmaginabili, con una ricchezza culturale senza precedenti.
Eppure, ad un certo punto della storia contemporanea, qualcuno o qualcosa, ha deciso che quelle leggi non erano più valide, che bisognava approfondire alcuni aspetti di taluni argomenti, perché altrimenti il nostro futuro sarebbe stato nefasto.

Leggi e regolamenti riscritti, cancellati dai nuovi libri di scuola, con insegnamenti riprogrammati con una sensazione di onnipotenza, nei loro discorsi, che farebbero rabbrividire Dio in persona.

Forti dei loro calcoli e modelli matematici autoreferenziali, gli esperti e i potenti hanno stabilito che la Natura non sta più seguendo il suo corso a causa delle nostre attività inquinanti. E per tale motivo è urgente cambiare il nostro modo di vivere, alterando i cicli naturali del clima affinché tutto torni sotto controllo. Ma sotto controllo di chi? E perché?

Fuori da ogni logica scientifica, qualcuno ha deciso di oscurare il Sole, così da provocare una diminuzione della temperatura evidentemente troppo alta.
Altri hanno deciso che uno dei gas più importanti per le forme di vita animali e vegetali di questo pianeta, l’Anidride Carbonica, vada urgentemente ridotto, altrimenti saranno guai per tutti.

E in tutto questo, nessuno che guardi seriamente alla Natura, a ciò che è, a ciò che è stato, a ciò che sarà.

Ognuno guarda al proprio orticello ignorando quello degli altri.

Ma perché tutto questo?
Cos’è tutto questo frenetico caos che sta sconvolgendo noi tutti e il nostro pianeta?

Forse dovremmo sederci per un momento, magari sulla duna di sabbia di un deserto, ed ascoltare il silenzio, quella infinita calma, quasi surreale, che ti ruba il cuore e te lo impacchetta in mille emozioni contrastanti. Una sensazione sconvolgente, che ho avuto modo di provare varie volte in passato. Quasi ipnotica oserei dire. In quel silenzio, ricco di emozioni, odori e sapori di altri tempi, la Natura era libera di fare ciò che ha sempre fatto… regolarsi, autoregolarsi, regolare chi vive in essa, dettare le leggi e donare ogni suo bene a chi la rispetta.

Poi torni nella tua città, nella tua casa, nella tua stanza, e ripensi a quei momenti indimenticabili. E niente… il rumore che provochiamo, che la nostra società genera costantemente, le tecnologie che ci convincono di essere felici, tutti quei ricordi quasi svaniscono, sopraffatti da una realtà freneticamente ubriaca di contraddizioni.

Un rumore fatto non solo di suoni, ma anche di immagini e azioni, convinzioni ed inutili perdite di tempo, energia, attenzioni, istanti. Un rumore devastante tanto per il fisico, quanto per la mente. E la Cultura, quella con la C maiuscola – che spesso non ha bisogno di titoli di studio – quella ne viene compromessa. Irrimediabilmente!

E così sogno il domani, quando l’umanità riuscirà a scrollarsi finalmente di dosso il peso dell’inutilità che la tiene ancorata a questo stile di vita fatto di potere e sopraffazione, di consumismo e finto perbenismo. Un peso che la costringe e pensare che il suo scopo sia solo quello di trascorrere il tempo su questo pianeta errante; e non, magari, di colonizzarne altri – il mio grande sogno – anche solo per provare a trovare il senso della propria esistenza e magari una risposta ad uno dei quesiti più antichi ed ostici che il genere umano si siamo mai posto: siamo soli nell’universo?

Forse no, anzi, sicuramente non lo siamo. Ma con tutto questo inutile rumore, nessuno mai ci si avvicinerà! Dobbiamo assolutamente cambiare, evolverci, uscire da questa culla, da questo ambiente che stiamo inutilmente devastando. Dobbiamo essere concreti, diretti, sognatori, idealisti ma anche realisti. Su questo pianeta non possiamo continuare a vivere di inutilità, perché semplicemente non ne avremo, molto presto, possibilità di farlo. Su questo pianeta, molto presto, per noi e solo grazie a noi stessi, sarà impossibile viverci per chissà quanti secoli.

«Vuoi che pensi in grande? Dargli qualcosa di grande a cui pensare»
(cit. dal film: King Arthur – Il potere della spada)

L’essere umano deve porsi degli scopi, degli obiettivi, dei traguardi, qualcosa che non sia solo il vivere alla giornata, come erroneamente molti consigliano di fare. Deve mettere a frutto le sue capacità intellettive che lo differenziano dagli altri mammiferi, altrimenti millenni di evoluzioni non sono servite a nulla, e l’intera esistenza di una complessa e straordinaria forma di vita, finisce con l’essere basata sul mangiare, lavorare, dormire e, qualche volta, accoppiarsi con più o meno intenti riproduttivi.

Al contrario, bisogna far sì che la nostra presenza, su questo pianeta, non sia un mero errore del destino, ma il risultato di precise selezioni che solo la nostra capacità di adattamento e integrazione ha saputo superare.

Sarebbe più facile, per darsi qualcosa di grande a cui pensare, provare semplicemente a rispondere ad un’altra domanda, altrettanto antica ed ostica, come la precedente: perché esistiamo?

Siamo un errore? Un piccolo granello di sabbia destinato ad inceppare un meccanismo sofisticatissimo e delicato? Oppure siamo la ciliegina sulla torta che completa un’opera d’arte senza eguali, magari l’anello di congiunzione di qualcosa senza il quale non esisterebbe o non avrebbe motivo di esistere?
Preferisco pensare che siamo l’anello di congiunzione del tutto.

Un elemento fondamentale che esiste perché esistiamo noi, e contemporaneamente, ci permette di esistere in un universo privo di riferimenti esistenziali.

Ma per essere tali, dobbiamo vivere da protagonisti, stabilire in quale direzione far andare il corso degli eventi. E questo, forse, è il lavoro più difficile, almeno in questo periodo.
Sembra che si stia facendo di tutto per auto-eliminarci, e ancora una volta, senza badare realmente alle conseguenze delle nostre azioni.

Dargli qualcosa di grande a cui pensare, certo, ma cosa?

Un senso, un sogno, un obiettivo concreto.


Riportare questo pianeta a condizioni più simili ad un paradiso, senza necessariamente ridurci di numero altrimenti saremmo degli insignificanti numeri noi stessi, ma utilizzando l’intelligenza che ci contraddistingue, la tecnologia fino ad oggi sviluppata, l’ingegno che ci caratterizza e tutto ciò di cui possiamo disporre, qui o altrove, nello spazio e nel tempo.

Abbiamo un Universo intorno che ci aspetta e ci promette di regalarci forti emozioni, avventure, imprese epiche, scoperte tecnologiche e culturali. Sarebbe una sfida senza precedenti, forse più grande di noi… ma è proprio affrontando le sfide più grandi di noi che noi stessi cresciamo e le superiamo!

Certo, le distanze non sono un problema facile da risolvere, ma è in quelle distanze, in quell’infinita calma che ritroveremo noi stessi, come esseri Umani, finalmente liberi da quelle costrizioni che ci stanno trasformando in macchine senzienti senza alcuna utilità pratica se non quella di essere dei semplici numeri!

BERNARDO MATTIUCCI