Dopo le dure sentenze di condanna per i leader catalani responsabili di aver promosso l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna da qualche giorno ci sono pesanti disordini a Barcellona. Si ritorna a parlare della questione catalana e della strenua rivalità tra sovranisti e europeisti. Complice la Brexit che in questi giorni sembra poter finalmente giungere al suo epilogo.
Sono solo sopite, ma tornano in campo le acredini tra sovranisti ed europeisti, due fazioni divise da fratture sempre meno sanabili. Sono due le aree ideologiche che si vanno delineando: sovranisti/populisti contro globalisti/progressisti. Un sovranismo che nasce ispirato dalle idee di Putin, un uomo che ha ispirato molti politici nel mondo.
In Italia la diffusione del sovranismo è stata rapida, complice una crisi economica peggiorata dalla austera politica economica della UE, una continua invasione di migranti economici che arrivano dall’Africa e dall’Asia in cerca di fortuna e il continuo avanzare dell’islam.
A queste condizioni puoi cambiare tutti i Premier che vuoi, ma non ti salvano nemmeno i super eroi della Marvel.
Ascoltando la portavoce per Italia di Sea Watch Giorgia Linardi, ospite della prima puntata de L’Assedio di Daria Bignardi sul Nove, si riesce a capire bene come si arriva al suicidio politico di Merkel e di Renzi con i migranti.
A fare sempre gli accoglioni “bravi e buoni” si arriva in un lampo alla rinascita di partiti pieni di risentimenti e lievemente xenofobi, la stessa avanzata di Salvini è chiara a tutti. Veri o falsi che siano – e non è questa la sede per analizzare i tanti casi – gli attentati terroristici islamici avvenuti in Europa dal 2014 al 2017 hanno reso la popolazione insicura e piena di risentimento. Un risentimento che ha portato anche a criticare giovani studenti che fanno l’Erasmus.
Tutto questo è avvenuto in una società drogata pesantemente da Falsa Democrazia e Pesante Consumismo, una UE dove presto potrebbe arrivare un risveglio molto tragico a Brexit terminato. In mezzo a questa confusione poi si aggiunge la follia politica raggiunta da persone che credono di avere pochi anni di vita a causa “di cambiamenti climatici irreversibili”. Molto simile a La nave dei folli (Das Narrenschiff) di Sebastian Brant.
Sicuramente il populismo avanza nei periodi di volatilità economica, ma anche la globalizzazione non è stata del tutto negativa e ha apportato alcuni benefici. Chi mai vorrebbe rinunciare all’attuale scambio veloce di beni (ma anche di idee) e di nuovi posti di lavoro? Al momento attuale nessuno di noi vorrebbe rinunciare a certe comodità economiche/sociali/tecnologiche che sono arrivate rapidamente perché molti confini sono stati abbattuti. Un treno globalista veloce che ha sfondato i Confini Reali e Individuali, consegnandoci novità e nuove possibilità individuali e collettive. Ritirarsi davanti a tutto ciò in una roccaforte non è poi così semplice.
Un dettaglio importante: il populismo avanza in aree semi-urbane e rurali, il globalismo avanza nelle metropoli e nelle città cosmopolite. Chi ha votato per Trump o per Brexit? Le aree semi-urbane e rurali hanno votato per Trump e Brexit , le grandi ed estese aree urbane hanno votato nella direzione opposta. In mezzo a questo divario poi bisogna ricordare che i migranti spesso vanno a vivere in grandi metropoli ed evitano di andare a vivere in aree dove la popolazione è etnicamente omogenea.
Viene da pensare che il mondo non si divida tra sinistra e destra, liberale e conservatore, ma la vera divisione è tra “grandi città globali aperte a tutto” e “aree urbane chiuse tra nazionalismo e populismo”. Il problema è che la politica si fa nelle grandi aree urbane.
Quindi le cose non sono così chiare e semplici come appaiono, o come qualcuno le vuole dipingere. In realtà tutto appare sfumato, molto opaco e maledettamente ingarbugliato. Prendiamo ad esempio proprio la vicenda catalana e l’anelito di indipendenza che i leader catalani hanno provato a realizzare, pagandolo a caro prezzo. Gli indipendentisti catalani sono da intendersi come esempio di veri sovranisti?
Dopo questa piccola analisi torniamo agli indipendentisti catalani che vogliono distaccarsi da uno stato sovrano più grande per costruire una nazione catalana indipendente e sovrana, con le sue leggi, i suoi confini, la sua cultura e la sua lingua. Tutti direbbero che i catalani sono sovranisti! Però Barcellona è una città cosmopolita. E qua le cose si complicano parecchio.
In nostri italici sovranisti hanno sempre guardato con estremo favore l’evolversi della situazione tifando per la piena riuscita del distacco della Catalogna dalla Spagna, mentre gli europeisti hanno sempre manifestato contrarietà verso la nascita di uno stato catalano indipendente giudicando l’operazione come pericolosa per la tenuta dell’Europa Unita. Stesso discorso per Brexit.
Ci sono poi tante sfumature di Grigio. Non è questione di demos ma è proprio questione di mettersi un buon paio di occhiali! Ebbene gli indipendentisti catalani mirano ad ottenere l’indipendenza dalla Spagna, ma non vogliono affatto lasciare l’Europa/UE. La Catalogna è una delle regioni più progressiste dell’intero Regno di Spagna, in un’epoca in cui essere progressisti significa essere filo-europeisti. E poi distaccarsi dai confini di una nazione nell’ottica di essere, sia pure nel proprio piccolo, parte di un’entità sovranazionale è proprio nell’ottica europeista.
Lo stato spagnolo, applaudito dagli europeisti e sostenuto dall’UE nella sua azioni repressive delle velleità separatiste catalane, invece è davvero europeista? Anche qui si può dire che le cose non sono come qualcuno le vuole dipingere. Lo stato spagnolo, prima con il governo Rajoy di centro-destra, oggi con il governo a guida socialista, entrambi filo europeisti, non ha fatto altro che difendere la propria sovranità sui territori catalani, agendo come uno stato centralista totalitario e di stampo prettamente sovranista, nonostante Rajoy all’epoca fu applaudito dai più irriducibili europeisti e sostenuto contro il presidente dell’assemblea catalana Puigdemont, soprannominato Puigdement per sottolinearne il disprezzo per la sua presunta azione filo-sovranista.
Le analogie con la vicenda che vide protagonista la Scozia sono evidenti. La Scozia avrebbe potuto distaccarsi dal Regno Unito, se gli indipendentisti avessero vinto il referendum sull’indipendenza di quella regione della Gran Bretagna. Gli indipendentisti scozzesi erano sostenuti dai sovranisti dai partiti anti-europeisti di tutta Europa, mentre l’Europa e gli europeisti “tifavano” per l’unità. Strano, visto che la Scozia era comunque filo europeista, molto più del Regno Unito, e anche nel caso avesse ottenuto l’indipendenza non avrebbe lasciato la UE, mentre nel Regno Unito al governo c’era Cameron, colui cioè che avviò non molto tempo dopo il processo per la Brexit. Cortocircuiti logici!
Sempre in questo clima i mitici Paesi di Visegrad fanno un po’ come cazzo gli tira in barba ai (fiacchi e falsi) diktat europei: sovranisti a casa loro, ma di uscire dalla UE nemmeno ci pensano, anzi hanno tutto da guadagnare restandoci!
E in questa fantastica e godereccia UE se gratti bene la scorza … trovi sempre il sovranista! Francia e Germania, con la complicità dei propri satelliti, in Europa perseguono sempre e comunque i propri interessi a danno perfino dei propri partner europei.
Un Circo immenso dove l’unica consapevolezza sono le continue pagliacciate: chi pensa che per ottenere una UE migliore è necessario abbattere quella esistente, e chi pensa che basta modificarla da dentro per ottenere una sorta di “Europa dei popoli”. Il classico gioco delle parti, che per rimanere vivo e attivo richiede che ogni fazione dipinga l’altra in maniera estrema e grottesca. Infatti per i sovranisti “gli europeisti” sono affaristi legati alle élite finanziarie, alle lobby mondiali e al liberismo più sfrenato, che vedono nell’Unione Europea la miglior maniera per “fottere il popolo” ottenendo sempre più ricchezza e potere.
The Illogical Consequence: E’ ovvio che entrambe le visioni siano grottesche e ispirate alla logica della delegittimazione dell’avversario e alla “chiamata alle armi” del proprio popolo contro il pericolo rappresentato dalla fazione nemica. In realtà, come abbiamo visto, le cose sono piuttosto diverse e al tutto bianco da una parte e nero dall’altra, è meglio pensare a una scala di grigi, in cui le cose non sono affatto nette. Ma il dividere in fazioni che si combattono a colpi di delegittimazione è una tattica ben studiata, quella del famoso “divide et impera” di Giulio Cesare, con cui i potenti della Terra possono continuare a fare i propri interessi sostenendo oggi una fazione contro l’altra, quella che al momento conviene appoggiare, domani l’altra contro l’una, se la situazione lo richiede.