30/5/20 – Qualche giorno fa, il brutto tempo si è messo di traverso per impedire il lancio della missione Demo-2 di SpaceX; lo show è stato rimandato a ieri sera tardi.

Il primo volo di un velivolo americano dai tempi del pensionamento dello Shuttle nel lontano 2011, ha messo in moto parecchio entusiasmo e per alcuni si tratta di un evento “storico”: il costruttore del razzo è la SpaceX di Elon Musk, imprenditore ormai diventato un’icona: tutto quello che tocca diventa rivoluzionario, cool, di design e molto social. Un vero maestro.

Il razzo Falcon di SpaceX si basa su idee e tecnologie consolidate, in linea di massima le stesse impiegate sulla Vostok di Gagarin e nei progetti di Von Braun prima, per il Reich e per la NASA poi, anche se con l’aggiunta di importanti miglioramenti affinati nel corso di decenni: tuttavia il veicolo spaziale è ancora un enorme serbatoio di carburante (il 90% del peso di tutto il velivolo almeno) con motori a razzo, un minimo carico pagante e apparecchiature di guida.

Stesso discorso anche per l’astronave vera e propria, la parte abitabile che porta l’equipaggio: un’evoluzione delle capsule NASA degli anni ’50 e ’60.

Ma come detto sopra c’è di mezzo Musk, quindi il tutto diventa interessante, cool e social: l’astronave si chiama Dragon, ha un design accattivante dentro e fuori, abitacolo spazioso, niente più interruttori e bottoni ma touch screen da tutte le parti. I motori non si chiamano RD-170, anonima sigla tecnica, ma Merlin: il nome del famoso mago del ciclo Arturiano.
Il telecronista raccontava con entusiasmo che anche le tute degli astronauti “hanno tenuto conto dei consigli di Hollywood nel design” o qualcosa del genere, fattore che immagino faccia molto felici e tranquilli gli astronauti che le indossano.
A quanto si vede, un cambiamento notevole rispetto alle Soyuz russe: piccole, compatte, semplici per quanto possibile, iper-collaudate e affidabili, ma un po’ sgraziate nelle forme e non molto cool nel design.

Parmitano e la sua Soyuz

Però ci raccontano che Musk è anche un imprenditore, quindi uno con un occhio attento ai costi; qui sembra abbia fatto un buon lavoro riuscendo anche a trovare un modo per riutilizzare alcuni componenti del razzo dopo un lancio; se poi questo voglia dire che basta fare il pieno a un modulo SpaceX e questo torna pronto per la partenza non si sa, ma evidentemente non si deve più smontare ogni componente, verificarlo e poi riassemblarlo come succedeva per gli Shuttle, quando si scoprì che alla fine costava di più che assemblare un Shuttle nuovo e si perdeva un pò di sicurezza per strada.
Spero che ieri sera siano partiti con tutto nuovo e immacolato, lasciando i riutilizzi vari al prossimo giro.
Naturalmente il tutto avviene sotto l’occhio attento della NASA che ha verificato e imposto standard di sicurezza opportuni.
Interessante anche la storia di SpaceX, un vero esempio di come conti essere al posto giusto e al momento giusto, armati delle giuste idee e magari anche delle giuste conoscenze.
Bisogna tornare indietro al lontano 2003, quando i generali americani decidono che il mondo non è abbastanza sicuro e ci vuole assolutamente una nuova arma che permetta di colpire, anche con testate nucleari, bersagli ovunque nel mondo in un paio d’ore al massimo, partendo dal territorio nazionale.
Quindi USAF e DARPA (Agenzia Progetti Avanzati per la Difesa) si mettono al lavoro sul programma Force Application and Launch from the CONtinental U.S. (FALCON). I componenti principali del programma miliardario sono: un veicolo capace di trasportare il carico di armi a velocità ipersonica (hypersonic cruise vehicle, HCV) e un lanciatore (Small launch vehicle, SLV).

Tra le otto aziende, poi ridotte a quattro, che vengono finanziate per il progetto SLV c’è anche la Space Exploration Technologies, nome completo della SpaceX, fondata solo un anno prima e già diventata fornitore della Difesa. Già a dicembre del 2003, dopo neanche due anni dalla sua fondazione, SpaceX è già in grado di mostrare un razzo assemblato, almeno in apparenza completo, trasportandolo via camion fino a Washington dalla California.
Una prestazione spettacolare.

Questo non è che l’inizio, poco dopo nel 2005, l’USAF stacca un altro contratto, questa volta da 100milioni USD: “Lo scopo di questo contratto sarà quello di fornire veicoli di lancio orbitali a basso costo e servizi di lancio reattivi (lancio a 12 mesi dall’aggiudicazione del contratto di base), su base ricorrente, utilizzando un design maturo del veicolo e un booster di derivazione commerciale per soddisfare i requisiti di missione/payload.”
Da qui è tutto un crescendo, mentre il veicolo ipersonico HV incontra diverse difficoltà fino a venire accantonato (così si dice), SpaceX avanza da un successo all’altro.
Ogni tanto qualche razzo di Musk scoppia o qualche collaudo finisce con la disintegrazione del veicolo, ma sono insuccessi che non bloccano il dinamico imprenditore: è sempre tutto molto social, molto cool e i soldi sembrano non finire mai.
Ogni tanto qualcuno si fa qualche domanda sulla sorgente del continuo flusso di denaro che irrora le iniziative di Musk, ma sono solo voci fastidiose e niente più.
L.A. Times: Elon Musk’s growing empire is fueled by $4.9 billion in government subsidies https://www.latimes.com/business/la-fi-hy-musk-subsidies-20150531-story.html

Tornando alla creatività spaziale, giusto ieri un prototipo Starship di SpaceX, il razzo che dovrebbe andare fino su Marte, è esploso ieri in una nube di fuoco: è la quarta volta che succede ad uno Starship nel giro di un anno, vedremo se ci riprovano subito o se si prendono una pausa di riflessione.

In effetti la tempistica dell’incidente non sembra particolarmente beneaugurante per il lancio di Demo-2, ma forse tutta la cattiva sorte è già stata “consumata” dallo Starship disintegrato; quindi gli astronauti sono tranquilli e non hanno cambiato idea, via che si parte per la Stazione Spaziale Internazionale, verso nuovi profitti e nuove avventure.
https://www.thespacereview.com/article/70/1
https://www.thespacereview.com/gallery/3
https://www.globalsecurity.org/space/systems/falcon-slv.htm
https://www.forumastronautico.it/t/falcon-1-flight-1-falconsat-2/24472