Nella giornata di ieri 20 aprile 2023, si è svolto il primo test orbitale per il nuovo sistema di lancio Starship, in fase di sviluppo a Starbase, Texas, da parte della SpaceX di Elon Musk.
L’obiettivo di tale test era principalmente quello di testare il Super Heavy, con i suoi 33 motori Raptor (nella versione 2 da 230 tonnellate di spinta), il superamento del Max Q, il punto della fasce ascendente nel quale il razzo è sottoposto alla massima pressione dinamica e al massimo carico strutturale aerodinamico. In caso di successo, il profilo di volo prevedeva la separazione tra il primo stadio (il booster Super Heavy) che sarebbe tornato indietro per ammarare nel golfo del Messico, e il secondo stadio (la navetta Starship) che avrebbe continuato il suo volo orbitale per ammarare nell’oceano pacifico a nord delle isole Hawaii.

Il lancio presentava numerose ingognite. Il timore che si verificasse un’esplosione sulla rampa di lancio era elevato e le probabilità di raggiungere l’orbita non superavano il 50%.
Ciò nonostante, ogni minuto di volo avrebbe garantito una mole enorme di dati da analizzare per poter migliorare i nuovi prototipi, a partire dal booster B9 e dalla navetta S25 già pronti ed in attesa del loro turno.

Dopo una Hold di qualche minuto a T-40 secondi, prevedibilissimo e annunciato dalla stessa SpaceX durante la loro live ufficiale, resosi necessario per completare la pressurizzazione dei serbatoi del Super Heavy, l’accensione dei motori è avvenuta con successo a T-1 secondo. Per 6 secondi il fumo e le fiamme hanno avvolto l’intero pad di lancio senza che l’enorme razzo di 120 metri circa, desse segno di muoversi. In quei 6 secondi i 33 motori Raptor alimentati a Metano ed Ossigeno liquidi hanno raggiunto il 90% della loro potenza e si sono stabilizzati. Poi il liftoff a T+5 secondi, con 3 motori che risultavano spenti.

Assistere ad un evento epocale come questo è stata un’emozione indescrivibile, unica, devastante per chiunque sia appassionato a queste attività. La potenza complessiva del Super Heavy, quando verrà ne completato lo sviluppo, sarà circa doppia rispetto a quella dell’altro gigante che ci ha fatto sognare appena qualche mese fa, il razzo SLS della NASA che ha spedito in orbita lunare la capsula Orion per la missione Artemis 1, nel novembre del 2022.

I secondi scorrevano veloci e guardando in basso a sinistra, nella live ufficiale, si teneva traccia del funzionamento dei motori, della velocità del razzo, dell’altezza raggiunta. 3 motori spenti subito, altri 3 che si sono spenti durante l’ascesa, poi uno che ha ripreso a funzionare.
Dopo 55 secondi circa è stato superato con successo il Max Q ed il boato degli applausi dei dipendenti della SpaceX ci ha fatto balzare dalla sedia.

A 2 minuti e mezzo circa dal liftoff l’enorme razzo ha raggiunto la quota massima di 39 km, ma nel momento in cui si dovevano separare primo e secondo stadio, qualcosa non ha funzionato. Per 2 minuti l’intero razzo di 120 metri ha resistito ad una serie di rotazioni incontrollate, in caduta libera, finché, raggiunta la quota di 29 km, il Flight Termination System non è entrato in azione provocando l’esplosione del razzo. La distruzione è stata necessaria per evitare che i detriti potessero raggiungere le isole caraibiche e anche perché, comunque, in zona c’erano le navi di appoggio.

Minuti impressionanti, una mole di dati impressionante, un’emozione impressionante, una bellezza impressionante delle foto e dei video, ufficiali e non, del grande evento che cambierà per sempre il futuro del genere umano. Spero!

Una delle incognite più preoccupanti riguardava la tenuta del OLM (Orbital Launch Mount). Realizzato nel corso degli ultimi 2 anni e con continue modifiche apportate fino a pochi giorni fa, nonostante l’utilizzo di acciai speciali e cemento rinforzato specificamente studiato per resistere alle elevate sollecitazioni termiche, ciò che resta di quella struttura colossale è, purtroppo, ben poco!

Ma non solo.
Ad oltre 350 metri di distanza, i danni ad una macchina, alle attrezzature, al terreno e alle piante, sono stati notevoli, come testimonia il seguente video:

Ad ogni modo, nonostante i numerosi titoli denigratori di una certa “stampa”, il test è stato un successo.
La SpaceX ha dimostrato che quel razzo, così potente e prepotente, può volare. E lo farà!

Ci aspettano mesi di attesa, durante i quali verrà completamente ricostruito l’OLM. Andranno aggiunti i sistemi per smorzare il rumore e quelli per allontanare le fiamme generate dai motori. Ma quel razzo tornerà a volare.

Costruito interamente in una speciale lega di Acciaio INOX, con pareti di soli 4 mm, con un booster alto 119 metri contenente 3400 tonnellate tra Metano ed Ossigeno liquidi a temperature criogeniche (rispettivamente -160 e -180°C circa) ed una navetta, costruita anch’essa con la stessa tecnica e contenente 1200 tonnellate di propellente, con una pancia ricoperta da 18000 piastrelle nere di un materiale proprietario a base ceramica il cui compito è proteggerla in fase di rientro in atmosfera, il complesso Starship promette di trasportare in orbita, in un futuro non molto lontano, fino a 150 tonnellate di carico utile con entrambi gli stadi riutilizzabili, mentre il carico potrà raggiungere le 250 tonnellate nel caso si decida di non recuperare la navetta. Il costo?
Al momento imprecisato, l’obiettivo di SpaceX è di arrivare ad offrire una soluzione estremamente economica, anche più economica degli attuali 2300$ al kg garantiti dal Falcon 9 e dai 1600$ al kg per il Falcon Heavy. In questo caso Elon Musk parlava di appena 20$ al k in orbita bassa, ma se anche fossero 200$ al kg, sarebbe di gran lunga più economico di qualsiasi altro sistema di lancio al mondo, compresi quelli in fase di sviluppo o di progettazione.

Altri 2 test da effettuare, con un analogo profilo di missione… ovvero ammaraggio del booster in verticale nel golfo del Messico, come a simularne l’atterraggio, ed uno splashdown della navetta a nord delle Hawaii. Poi si tenterà di recuperarli entrambi, a Starbase, per poi continuare con voi orbitali sempre più lunghi e complessi, fino ad arrivare, intorno e sulla Luna, con la versione priva di “appendici aerodinamiche” nota come Starship HLS, scelta dalla NASA per trasportare gli astronauti delle missioni Artemis 3 e 4 sulla superficie della Luna.

Ma di questo se ne riparlerà nel corso dei prossimi anni.