L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più niente da fare al mondo! … La scienza stessa non resisterebbe un minuto senza la bellezza.
Fëdor Dostoevskij – I demoni – Besy 1871

Il Principe Miškin, nel capolavoro “l’Idiota» di Dostoevskij, descrive, in modo intuitivo come la bellezza salverà il mondo dalle aporie, dalle menzogne passate come verità, dalle falsità che hanno confuso e diviso il popolo. La bellezza1, vale a dire l’Amore della Madre delle madri, la Theotokos, lascerà libero il braccio del Figlio per portare sulla Terra martoriata, la Sua Giustizia che parlerà ai cuori dell’umanità tutta per convertirla alla Verità che è il Sole che l’Aquila-Giovanni vede direttamente senza esserne accecato.

La Verità sarà la Stella della pericoresi Trinitaria che regnerà per illuminare la coscienza di coloro che hanno usato il cuore, perché il mondo futuro è solamente per coloro che hanno usato regalmente il proprio cuore.

La musica della Ri-Creazione inizierà a donare la pienezza, ed il suo splendore condurrà ad uno stato di profonda consapevolezza che farà dimenticare l’ira che la natura, figlia di Dio, scatenò sulla terra ingrata2.

L’umanità coglierà i segni dei tempi per essere pronta, nel proprio cuore, a partecipare al grande gaudio per la sconfitta del nemico di sempre: colui che legifera per la morte dei popoli.

Bellezza spirituale è sincera Carità verso il Creatore, Amore assoluto, Pensiero assoluto, Volontà assoluta.

“Infatti, se quella santa bellezza si trova in te, essa è dipinta da quell’elemento che partecipa della misericordia «di Dio».

Tutti insieme gli atti di misericordia, senza alcun intervallo di tempo, «conducono» all’unione con la gloria radiosa della divinità partecipata e congiunta all’anima. L’unificazione spirituale è la memoria vigile, che, senza divisione, con amore ardente brilla nel cuore3.”

“Bellezza» e “Bontà” sono per Platone un’idea unica della perfetta Armonia del Creato e della Creazione4.

“Per Dionigi lo Pseudo Areopagita, la Bellezza è uno dei nomi di Dio posto in relazione con l’essere umano in un rapporto di conformazione perché «l’uomo è creato secondo il modello eterno, l’Archetipo della Bellezza». Sul piano delle strutture archetipe, la Creazione del mondo contiene in germe la sua ultima vocazione e determina il destino dell’uomo: «Dio ci concede di partecipare alla sua propria Bellezza». I Padri assumono questa prospettiva e tracciano così il fondamento di una penetrante teologia della Bellezza.

Con Gregorio di Nissa, Dionigi e Massimo il Confessore, la tradizione assimila le intuizioni geniali di Platone sull’Eros come «nascita nella bellezza». E già l’inno all’amore di S. Paolo (1Cor 13), questo Convito paolino, è una magnifica replica al Convito di Platone. In S. Massimo, il Creatore è l’«Eros divino» e il Cristo è l’«Eros crocifisso». «L’Eros divino, dice S. Macario, ha fatto discendere Dio sulla terra». La potenza dell’amore divino contiene l’universo e del caos fa il cosmo, la bellezza. Normalmente ogni vivente tende verso il Sole della Bellezza divina. S. Basilio lo dice: «Per natura gli uomini desiderano il bello»: dunque è nella sua essenza che l’uomo è creato con la sete del bello, è egli stesso questa sete perché «immagine di Dio», della «stirpe di Dio» (At 17,29).5

La Bellezza è il principio originario, l’unità dell’essere, del Creato, il senso dell’esistenza, il fondamento del tutto, l’essenza e la sostanza del Cosmo, la sfera ideale dei principi divini, il colore dell’idea, l’intima certezza, il presupposto spirituale di ogni cosa, la Rivelazione rinnovata6.

La Bellezza è il luogo dove l’essere assume il significato più profondo. Essa accompagna la persona alla riscoperta del proprio Sé Divino, alla visita della propria coscienza, dove il Sole della Verità brilla incessantemente e dove la Parola ha il suo Altare. Essa sorpassa le Teologie catafatiche ed apofatiche. In essa si trova la sintesi perfetta nella mistica ineffabile che è la chiave per la comprensione del Tutto al di là di razionalismi, ermeneutiche e filosofie. Il Sole dell’Amore scalderà le anime tiepide e scriverà nei loro cuori il percorso per la piena libertà7.

La Bellezza si estende con il Suo Manto verso tutti gli uomini ed il Creato che li circonda

Questo cambiamento influenzerà tutte le discipline umane.

La filosofia dove Il pensiero riceverà la soluzione alla propria funzione, acquisterà un autentico senso attraverso una vis meditativa la cui finalità sarà il denudamento da ogni legame razionale e la scoperta del Sé come puro essere portando ad una filocalizzazione della filosofia medesima.

L’arte, che tornerà ad essere custode di misteri, opererà per riportarli iconicamente ad una nuova originalità8.

La musica delle sette Note si specchierà nei sette Colori dell’Arcobaleno, che sono sette Colonne della Promessa di Dio all’uomo, che sarà la Sinfonia dei Settenari che sono il fondamento biblico della Verità.

La scienza come la fisica si porrà su una nuova prospettiva rappresentando non più istanze culturali differenziate, ma un orientamento complessivo della Presenza della Sapienza Divina nella Creazione e nella formazione del Cosmo.

Vi sarà una comune volontà di affermare la presenza di Dio nella storia per una piena rivisitazione della Sua Volontà attuata attraverso uomini che erano, sono e saranno in parte Suoi.

L’ermeneutica non avrà più senso, perché, divisa in mille rivoli di diverse interpretazioni che confondono, crollerà, allora l’uomo disporrà delle risposte della Triunità nella propria coscienza che è il vero ed unico tempio dove la persona si riconcilierà con Dio9.

Tutto allora cambierà e sarà orientato verso la Gloria Triunitaria10.

“Le porte dell’inferno non prevarranno. Ecco perché la fonte di luce non scomparirà, per quanto fitte possano essere le tenebre tutt’intorno. E noi dobbiamo sentirci non solo gli ultimi Romani, fedeli all’antica, eterna verità e bellezza, ma anche le sentinelle che guardano nella direzione dell’invisibile giorno creatore del futuro, quando si alzerà il sole del nuovo Rinascimento cristiano. Forse questo Rinascimento apparirà nelle catacombe, e solo per alcuni. Forse arriverà soltanto con la fine dei tempi. Non possiamo saperlo. Ma ciò che sappiamo fermamente, in compenso, è che la luce e la bellezza eterne non possono venire spente da alcuna tenebra né da alcun caos. La vittoria della quantità sulla qualità, di questo mondo limitato sull’altro mondo, è sempre illusoria. Ed è per questo che, senza timori e senza scoraggiarci, dobbiamo passare dal giorno della storia moderna alla notte medievale. Che la luce falsa e menzognera si ritiri11.”

“…nessun’altra ragione fa essere quella cosa bella, se non la presenza e la comunanza di quella Bellezza in sé, o quale altro sia il modo con cui ha luogo questo rapporto: infatti, sul modo in cui ha luogo questo rapporto non voglio ancora insistere, ma insisto semplicemente nell’affermare che tutte queste cose sono belle per la Bellezza. Questa mi pare sia la risposta più sicura da dare a me e agli altri; e, afferrandomi a essa, penso di non poter mai cadere, e che sia sicuro, e per me e per chiunque altro, rispondere che le cose belle sono belle per la Bellezza.12

“…il Creatore dell’universo con la sua Parola immise nel mondo, immediatamente, la fine Bellezza della Luce. «Sia fatta la Luce»: il comando era attuazione. Fu fatta una sostanza della quale i ragionamenti umani non riescono neppure a immaginare qualcosa che produca un godimento più dilettevole. Quando, però, noi parliamo di una Parola e di un Comando di Dio, noi non pensiamo a un rumore emesso tramite gli organi fonetici né all’aria percossa dalla lingua, ma stimiamo che venga designato otto la forma di un comando, l’impulso insito nella Voce Divina, per renderlo facilmente comprensibile a coloro che lo scrittore istruisce. «E Dio vide che la Luce era bella» (Gen. 1,4). Quale lode potremmo noi esprimere che sia degna della luce, quando, subito all’inizio, essa ha dal Creatore la testimonianza che era bella? Per quanto poi concerne noi, la ragione delega agli occhi il giudizio; essa non ha nulla da dire che i sensi non abbiano già prima testimoniato. Se, dunque, la bellezza fisica esiste grazie alla giusta proporzione delle forme tra loro e alla piacevolezza dei colori che appare, come, per quanto concerne la luce, che è semplice nella sua natura e composta di parti simili, si salva il concetto di bello? Non è forse perché la luce riceve da Dio la testimonianza che possiede una giusta proporzione, non nelle sue proprie parti, ma nel suo apparire alla vista in modo che non le reca fastidio, ma le risulta gradevole? Così, infatti, anche l’oro è bello, non perché abbia una giusta proporzione nelle sue parti, ma soltanto perché, a causa della bellezza del suo colore, esso possiede la facoltà di attirare gli sguardi e di dilettarli. E Venere, la stella della sera, è il più bello degli astri, non perché le parti di cui è composta siano in una corrispondenza tra di loro, ma perché fa cadere sugli occhi un suo splendore che non reca fastidio ed è gradevole. E poi, adesso diciamo, che il giudizio di Dio sul bello non concerneva la piacevolezza alla vista, ma prevedeva l’utilità che dalla luce sarebbe più tardi derivata. Allora non c’erano, infatti, ancora occhi capaci di valutare la bellezza della luce. «E Dio separò per metà la luce e per metà la tenebra» (Gen.1,4) ; cioè Dio apprestò le loro nature in modo che non si mescolassero, ma si disponessero in una contrapposizione. Infatti, Dio le separò frapponendo una grande distanza e assegnò dei confini tra loro13.

“Tuttavia, oltre a questo mondo visibile e sensibile, che consta di cielo e terra, o meglio di cieli e terra, c’è un altro mondo, in cui ci sono le cose invisibili. Tutto ciò costituisce un mondo invisibile, che cioè non è percepibile con gli occhi ma è intelligibile: della contemplazione e della bellezza di questo mondo godranno i puri di cuore, che da questa visione saranno preparati per giungere a vedere Dio stesso, nella misura in cui Dio, per la sua natura, è visibile14.”

“Nell’antichità l’amore per la bellezza del mondo deteneva un posto di grandissimo rilievo nei pensieri, e colmava di poesia meravigliosa la vita intera. Fu così presso tutti i popoli, in Cina, in India, in Grecia. Lo stoicismo greco, che fu qualcosa di mirabile – e al quale era vicinissimo il cristianesimo primitivo, soprattutto il pensiero di san Giovanni – era quasi esclusivamente amore per la bellezza del mondo15.”

“L’esempio della bellezza è molto chiaro: la bellezza del quadro che il pittore dipinge o quella della statua che lo scultore scolpisce non si possono spiegare in base agli elementi fisici di cui il pittore e lo scultore si avvalgono per realizzare le loro opere, non sono in alcun modo riducibili al colore, alla tela, al marmo, né ad alcun altro dei “materiali di cui gli artisti fanno uso. Questi elementi non sono le «vere cause» della bellezza, ma solo «con-cause», ossia i mezzi per la realizzazione della Bellezza-in-sé-e-per-sé. Nel passo letto Platone parla di Bello-in-sé-e-per-sé, ma più avanti usa il termine Idea e il corrispettivo Eidos16, che costituiscono i termini tecnici che esprimono l’essenza stessa, la forma o natura meta-sensibile del Bello, che si realizza nei fenomeni sensibili.

Un esempio moderno può aiutarci a comprendere bene ciò che Platone intende dire. Beethoven ha composto quel capolavoro della nona sinfonia quando ormai era completamente sordo. La nona sinfonia è un cosmo fonico straordinario, la cui bellezza non è affatto riducibile ai suoni, peraltro assai complessi, che vanno da quelli dell’orchestra a quelli delle voci del coro e alle voci solistiche, ma a ciò che «lega» e «tiene insieme» quei suoni, dando a ciascuno di essi e a tutti la migliore posizione che debbono avere in sé e in rapporto agli altri, in modo da costituire quell’insieme armonico unitario, che realizza un preciso disegno intelligibile, una Forma o Idea «metafonica», che si realizza fisicamente in dimensione «fonica». E chi è amante della musica sa bene che non basta affatto che un direttore e un’orchestra realizzino quella sinfonia in modo perfetto dal punto di vista fonico, per esprimere quell’Idea di bellezza che con la nona sinfonia Beethoven ha voluto esprimere, la quale non si riduce ai puri suoni (che sono «concause» e «mezzi»), ossia alla dimensione del puro «fonico», ma si riferisce a quell’ulteriore meta-fonico, ossia a quell’Idea di bello cui Beethoven si è ispirato. E l’esempio di un «sordo» che componga un capolavoro di suoni come la nona sinfonia, costituisce l’illustrazione più significativa di ciò che Platone dice di aver raggiunto con la «seconda navigazione».

Naturalmente, ciò che vale per la bellezza, dice il nostro filosofo, vale anche «per tutte quante le cose17».”

“Ora, che cosa c’è di più mirabile della bellezza divina? Quale pensiero più grato di quello della magnificenza [909 c] di Dio? Quale amoroso desiderio dell’anima è così penetrante e insostenibile come quello che da Dio viene infuso nell’anima purificata da ogni malizia e che con intima sincerità dice: Ferita d’amore io sono87?

Assolutamente ineffabili, inenarrabili sono i fulgori della divina bellezza: la parola non può dirne nulla, l’udito non può accoglierne nulla. Se anche li chiami splendori della stella mattutina, o anche chiarore lunare e luce del sole, tutto è indegno al confronto di quella gloria88, e, paragonato con la luce verace, è più lontano da essa di quanto non lo sia una notte profonda triste e senza luna, da un limpidissimo meriggio.

Questa bellezza — invisibile agli occhi della carne, e afferrata dall’anima soltanto e dalla mente89 — se mai illuminò qualcuno dei santi, lasciò anche in essi, intollerabile, il pungolo del desiderio d’amore ed essi, inquieti nella vita di quaggiù, dicevano: Ahimè, lungo si è fatto il mio esilio90. Quando verrò e apparirò al cospetto di Dio?91 e ancora: Andarmene ed essere con Cristo, ciò sarebbe molto meglio92; e: Ha sete l’anima mia del Dio forte, vivente93, e: Ora tu lasci, Signore, che il tuo servo se ne vada94. Poiché sopportavano a fatica come un carcere, questa vita, così, irrefrenabili erano gli impeti di coloro la cui anima era stata toccata dal desiderio di Dio. Ed essi, insaziabili di contemplare la divina bellezza, pregavano perché tale contemplazione delle delizie del Signore si estendesse a tutta la vita eterna95.

In tal modo dunque, gli uomini sono naturalmente bramosi di ciò che è bello. Ma, propriamente parlando, è bello ed amabile ciò che è buono. E Dio è buono. Ora, tutte le cose anelano al bene: tutto dunque anela a Dio96.18

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  • 1 “Ma la scoperta dell’essenza dell’amore deve condurre a concepirlo come movimento diretto da persona a persona. L’eros impersonale è diretto alla bellezza e alla perfezione anziché all’essere concreto, alla persona irripetibile; l’amore agapico e caritativo impersonale è diretto al prossimo impersonale, che soffre e ha bisogno di aiuto. Questa è una rifrazione dell’amore in un mondo impersonale più alto e più basso, nel mondo impersonale delle idee e nel mondo impersonale della sofferenza e delle tenebre. Ma l’amore che si leva sopra il mondo «comune», impersonale, è l’amore orientato all’immagine della persona, l’affermazione di questa immagine nell’eternità e l’affermazione nell’eternità della “propria comunione con questa immagine. E ciò vale allo stesso modo, sia quando questo rapporto con l’altra persona è rapimento e movimento verso l’alto, sia quando tale rapporto è carità e movimento verso il basso. Il rapporto con l’altro uomo non può essere esclusivamente erotica-ascendente, né esclusivamente discendente, è necessaria l’unione dell’uno e dell’altro. L’amore esclusivamente erotico contiene in sé un elemento demoniaco e distruttivo” N. Berdjaev – Schiavitù e libertà dell’uomo.
  • 2 “Negli ultimi due o tre secoli abbiamo assistito in Europa a una vera e propria rivoluzione: il riferimento al mondo divino, incarnato dalla religione, ha cominciato a cedere il posto a valori laici. Siamo sempre in rapporto con qualcosa di assoluto o di sacro, che però ha lasciato il cielo per discendere sulla terra.” Passi di: Tzvetan Todorov. “La bellezza salverà il mondo”.
  • 3 Sant’Isacco di Ninive. “Discorsi ascetici 1. L’ebbrezza della fede”.
  • 4 “Così dunque, Fedro, a me pare che essendo Amore per primo il più bello e il migliore diviene in seguito a questo anche per gli altri la causa di altrettanta qualità. E mi viene voglia di dire qualcosa anche in versi, dicendo che è lui che crea la «pace fra gli uomini e sul mare una tranquillità senza vento, / luogo di quiete e di sonno nell’affanno dei soffi impetuosi …. “E come potrebbe essere un dio chi è privo della bellezza e della bontà?”
  • “In nessun modo, a quel che pare”. Passi di: Platone. “Tutte le opere”. Apple Books. “Tutte le opere”. Apple Books.
  • 5 Passi di: Pavel Evdokimov. “Teologia della bellezza. L’arte dell’icona”. Apple Books.
  • 6 … anche nel Cristianesimo, pertanto, è in linea di principio possibile una nuova rivelazione. Contro la sua reale possibilità nessuna obiezione essenziale può essere sollevata… il processo dinamico e creatore del mondo non può fermarsi, perché ogni suo arresto significherebbe l’irrigidimento e l’estinzione dello spirito. La rivelazione è vita, è un processo teandrico diretto verso l’infinità del mondo spirituale… (N. Berdjaev – Filosofia dello spirito libero)
  • 7 “Questa libertà non è la libertà del volere come libertà di indifferenza, non è libertà del volere in senso scolastico, è più profonda ed è legata all’esistenza integrale dell’uomo, è libertà dello spirito, energia spirituale creativa.”
  • Passi di: Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev. “Schiavitù e libertà dell’uomo”. Apple Books.pg 199
  • 8 “Come segni più importanti di appartenenza alla massa vanno considerati l’inespressione della persona, l’assenza di originalità personale, la propensione a mescolarsi con la forza quantitativa di un dato momento, la straordinaria capacità di contagio, il carattere imitativo, la tendenza alla ripetizione. L’uomo dotato di tali caratteri è l’uomo della massa, a qualsiasi classe appartenga.”
  • Passi di: Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev. “Schiavitù e libertà dell’uomo”. Apple Books.
  • 9 “Tuttavia, una rigenerazione spirituale dell’uomo e delle sue opere può essere oggi concepita solo attraverso un approfondimento del cristianesimo, attraverso un’ultima rivelazione dell’immagine del Cristo nell’uomo, fedele alla rivelazione cristiana della personalità umana. Nel cristianesimo, l’antropologia non è ancora esaurita. La rivelazione, per quanto riguarda l’uomo, non ha ancora dispiegato tutte le sue ricchezze.” Passi di: Nikolaj Berdjaev. “Nuovo Medioevo Fazi Editore. Apple Books.
  • 10 “In Dio c’è una natura e tre ipostasi. In Cristo si ha una persona e due nature. Il pensiero dei padri della Chiesa si muoveva interamente nelle categorie e nei concetti del pensiero greco. Si sarebbe invece dovuto esprimere qualcosa di completamente nuovo, una nuova esperienza spirituale sconosciuta a Platone, ad Aristotele, a Plotino. Dal punto di vista della storia del pensiero universale che si è occupato del problema della persona ha avuto enorme importanza la dottrina delle ipostasi della Santa Trinità. Si potrebbe dire che la coscienza di Dio come persona ha preceduto la coscienza dell’uomo come persona.”
    Passi di: Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev. “Schiavitù e libertà dell’uomo”. Edizioni Bompiani – Collana : Il pensiero Occidentale – 2010 Ebook
  • 11 Nikolaj Berdjaev. “Nuovo Medioevo
  • 12 Platone Fedone, 99 B-D.”
  • 13 Omelia II Basilio di Cesarea – “Omelie sull’Esamerone ed argomento vario” – Edizione Bompiani – Il pensiero occidentale – 2017
  • 14 Origene. “Commento al Vangelo di Giovanni”. UTET – 2013
  • 15 Simone Weil. “Attesa di Dio”. Edizioni Biblioteca Adelphi 2008.
  • 16 “Cfr. Fedone, 102 B ss”
  • 17 Giovanni Reale. “Platone – Alla ricerca della Sapienza Segreta – Edizioni BUR 2013
  • 18 Basilio di Cesarea. “Opere Ascetiche”. Pag. 661-662-663-664. Edizioni UTET