Fateci caso: mentre la seconda Guerra Mondiale si cerca di nasconderla sotto il tappeto e si preferisce ricordare il periodo che va dal ’43 al 45, cioè quello delle lotte partigiane e dell’Italia come teatro della guerra di liberazione dall’invasore nazista, la Prima Guerra Mondiale viene tutt’ora celebrata e ricordata come evento di cui essere orgogliosi. Non si contano le vie, piazze, viali e quant’altro dedicati ai principali “attori” di quell’evento storico, dai generali Diaz e Cadorna al 4 novembre (festa nazionale), da Vittorio Veneto a Trento e Trieste.

Ricordiamo velocemente e, purtroppo, in modo inevitabilmente superficiale le vicende che portarono l’Italia a partecipare alla Prima Guerra Mondiale.

Noi ricordiamo quell’evento bellico come la guerra del 15-18, ma nel resto del mondo lo ricordano come la guerra del 14-18. Questo perchè l’Italia aspettò circa un anno per decidere se entrare in guerra e con quale schieramento. E sì, perchè l’Italia, che all’epoca era uno stato “in culla” o al massimo gattonava –perchè era nato veramente da poco, storicamente parlando, circa 50 anni, che sempre storicamente sono nulla– già mostrava tutte le caratteristiche che l’avrebbero caratterizzata negli anni a venire, soprattutto nel periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi: opportunismo, paraculaggine e predisposizione alla mediazione. Un po’ come Arlecchino, servo di due padroni. Però, mentre in passato questo veniva fatto con un certo stile, con il risultato di ottenere il massimo profitto col minimo sforzo, oggi è solo ed esclusivamente una manifestazione del nulla cosmico che a livello internazionale il Bel Paese è riuscito a diventare.

La scusa per entrare nel primo conflitto mondiale fu la rivendicazione di Trento e Trieste come territori che dovevano entrare a far parte del Regno d’Italia. Ho scritto “la scusa” perchè l’Impero austro-ungarico, per evitare di avere un altro nemico nello schieramento opposto, aveva offerto i due territori all’Italia in cambio della sua neutralità. L’Italia rifiutò l’offerta e dichiarò guerra alla Triplice Alleanza (Austria-Germania-Turchia) perchè in realtà la posta in gioco era un’altra: l’accettazione dell’Italia come potenza europea in grado di sedersi al tavolo dei paesi che contano. Cosa in parte non riconosciuta, poichè il ruolo secondario concesso all’Italia come paese vincitore, la cosiddetta vittoria mutilata, portò il paese, insieme ad altre cause, a finire nelle mani del fascismo. Ma questa è un’altra storia.

Dicevamo di Trento e Trieste: territori di cultura e lingua italiane che non avevano mai fatto parte del Regno d’Italia, che la storia e i trattati internazionali precedenti avevano assegnato all’Impero austro-ungarico, ma che venivano rivendicati come territori naturali del Regno d’Italia.

In realtà già prima dell’unificazione dell’Italia il Regno di Sardegna aveva manifestato l’intenzione di annettere altri territori appartenenti a stai sovrani, il lombardo-veneto per esempio, all’epoca appartenente sempre all’Impero austro-ungarico, perchè territori culturalmente, socialmente e politicamente più vicini ad un futuro Regno d’Italia unito che non all’Austria. Per ottenere ciò aveva promosso, sobillato, finanziato i movimenti irredentisti, il celebrato risorgimento, le rivoluzioni contro lo stato di appartenenza, nonchè tutta una serie di guerre che portarono poi all’annessione del lombardo-veneto al Regno sabaudo.

Avete seguito bene fino ad ora? Territori di cultura e lingua diverse dallo stato di appartenenza ma rivendicati da un’altro stato di cultura e lingua affine. In pratica quello che succede oggi nella guerra russo-ucraina. Territori di lingua e cultura russa ma appartenenti a uno stato di lingua e cultura diversa, anche se non troppo, che vogliono far parte di uno stato che culturalmente, linguisticamente e storicamente ritengono come loro collocazione naturale. Capisco che questo è solo un pretesto, anche se un pretesto che ha basi solide, e che la posta in gioco è qualcosa di più grosso, ma le analogie con quanto accaduto in Italia nel 1915 e prima, non sono assolutamente peregrine.

La differenza è che oggi in Italia si condanna la Russia per quello che la stessa Italia ha fatto in passato e che viene celebrato come un fatto storico di cui andare orgogliosi.