Una delle promesse elettorali che più hanno segnato la campagna elettorale di Donald Trump è la promessa di mettere fine al conflitto in Ucraina, affermando addirittura di terminarlo in 24 ore.

Al di là dell’annuncio roboante, nello stile tipico di The Donald, è evidente che la prossima amministrazione americana prenderà molto sul serio il tentativo di terminare la guerra in Ucraina, lo stesso vice-presidente Vance ha espresso più volte la volontà di mettere fine al supporto economico-militare al governo di Kiev.

Allo stesso tempo negli ultimi mesi sono apparsi su pubblicazioni autorevoli – o meglio sedicenti tali – come l’Economist e il Financial Times e sui siti di alcuni Think Tank occidentali come The Atlantic e CFR articoli che suggeriscono che il conflitto ucraino vada risolto con una trattativa di pace. Dopo due anni e mezzo in cui su queste stesse pubblicazioni si sosteneva la vittoria sicura, quasi inesorabile, dell’Ucraina – bastava solo mandare ancora più soldi e armi – e che una trattativa con la Russia fosse assolutamente fuori questione, viene suggerito ora che sarebbe auspicabile e quasi vantaggioso giungere ad un accordo per sospendere le ostilità.

Apparentemente questa potrebbe sembrare una svolta positiva ma ad un esame più attento non è propriamente così. In estrema sintesi quello che queste articoli auspicano è il congelamento del conflitto in Ucraina in una situazione di stallo. In pratica tutte le pubblicazioni ammettono a denti stretti che la vittoria ucraina nel respingere l’operazione speciale russa non è realisticamente possibile e che anzi l’esercito ucraino si trova in gravi difficoltà, perciò suggeriscono una trattativa con i russi per bloccare il conflitto in una sorta di stallo “alla coreana”, ovvero di bloccare tutto allo stato attuale in maniera simile a ciò che avvenne per la guerra di Corea, dove tutt’ora la linea di confine corre lungo quella che era la linea del fronte al momento delle trattative di tregua. Inoltre suggeriscono di accettare in parte le conquiste territoriali russe ma senza riconoscimenti formali, ovvero un’accettazione de facto ma non ufficiale dei guadagni territoriali russi. Lasciando tra l’altro sul vago l’adesione dell’Ucraina alla NATO ma sostenendo l’adesione alla UE.

https://www-ft-com.ezphost.dur.ac.uk/content/601ed218-8fd2-464b-a259-daa9bdc82524

https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2024/10/ukraine-war-negotiated-peace/680100

https://www.economist.com/leaders/2024/09/26/the-war-is-going-badly-ukraine-and-its-allies-must-change-course

https://www.cfr.org/report/ukraine-conflict-secure-europe#chapter-title-0-4

Inutile dire che per i russi queste proposte non sono assolutamente allettanti e nemmeno accettabili. In primo luogo perché i russi stanno vincendo sul terreno, e al contrario l’esercito ucraino dà sempre più segnali di debolezza; in sostanza non accetti uno zero a zero a tavolino se stai vincendo due a zero. In secondo luogo non vengono risolti assolutamente i nodi che hanno portato al conflitto, ovvero la questione dell’adesione ucraina alla NATO e il riconoscimento ufficiale delle regioni separatiste come parte integrante della Russia. Inoltre, in ultima analisi, appare evidente che questa proposta di tregua non sarebbe null’altro che un tentativo di congelare la guerra, far “riprender fiato” all’Ucraina, per poi riprenderla in un futuro non troppo lontano; perciò dubito fortemente che i russi si siederebbero a tavolino su questa base negoziale.

A mio personale avviso il moltiplicarsi di pubblicazioni del tenore sopra esposto (ho proposto solo alcuni esempi) che vengono poi riprese al altri giornale e dagli esperti” chiamati in TV sembra più che altro un tentativo di creare quelle che viene definito “ampio consenso” nei media e nel mondo accademico verso una situazione ritenuta accettabile o auspicabile. Una volta stabilito “l’ampio consenso” questo diventa l’unico scenario accettabile per l’opinione pubblica.

Dopo questa operazione la futura amministrazione Trump si troverà perciò ad un bivio: proporre ai russi l’opzione “stallo alla Coreana”, che per i russi è assolutamente irricevibile; oppure proporre un piano di pace consistentemente più credibile che, per essere tale, dovrà fare forti concessioni ai russi e contenere impegni formali e riconoscimenti delle conquiste territoriali.

In entrambe i casi l’amministrazione Trump sarà sommersa di critiche:
-nel primo caso i russi rifiuteranno clamorosamente e Trump verrà accusato di avere fallito miseramente e di aver millanto di poter raggiungere una pace irraggiungibile;
-nel secondo caso Trump verrà accusato di aver concesso troppo ai russi, di essere stato debole, di avere umiliato la NATO e l’occidente facendo vedere al mondo che oramai l’Occidente è una tigre di carta e anzi verrà accusato magari di essere un burattino di Putin.
Sia il Russiagate che le recenti accuse a Tulsi Gabbard (nominata come futuro direttore dell’Intelligence da Trump) di essere un “asset russo” sono dei precedenti che non fanno sperare nulla di buono.

In sostanza questo orientamento dei media e dei Think Tank verso un’apparente piano di pace non è altro che una delle tante polpette avvelenate che verranno servite a Trump (e forse non solo in senso figurato) e che si troverà a dover gestire.

Inoltre creare il consenso attorno ad un piano di pace inaccettabile per i russi sarà l’ennesima scusa per dire che l’Occidente ha offerto un ramoscello d’ulivo mentre il guerrafondaio Putin l’ha rifiutato con sdegno.

L’unica cosa che sembra abbastanza certa nel prossimo futuro è l’uscita di scena di Zhelensky; questa potrà avvenire in maniera onorevole, si parla infatti già di possibili elezioni a maggio in Ucraina, nelle quali verrà sicuramente sconfitto a causa della sua condotta in guerra, oppure potrà avvenire in maniera ignominiosa fuggendo dal suo Paese come un ladro, ovviamente con le tasche ben piene. Un’ultima ipotesi e che l’ex-comico esca di scena “con i piedi davanti”, opzione peraltro tutt’altro che remota e già capitata ad altre pedine sacrificabili del potere transatlantico.

https://www.economist.com/europe/2024/11/12/volodymyr-zelensky-faces-a-power-struggle-in-2025

P.S. Mentre scrivo questo articolo giunge la notizia che Biden ha ufficialmente autorizzato l’Ucraina a colpire in profondità la Russia con armi a lungo raggio. La risposta russa sarà proporzionata.

Questo dimostra ancora una volta che molte forze in Occidente non vogliono assolutamente concludere questa guerra. Un ulteriore palo nella ruota Trump messo dai Dem.

https://www.nytimes.com/2024/11/17/us/politics/biden-ukraine-russia-atacms-missiles.html

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Alessia C. F. (ALKA)
Esploro, indago, analizzo, cerco, sempre con passione. Sono autonoma, sono un ronin per libera vocazione perché non voglio avere padroni. Cosa dicono di me? Che sono filo-russa, che sono filo-cinese. Nulla di più sbagliato. Io non mi faccio influenzare. Profilo e riporto cosa accade nel mondo geopolitico. Ezechiele 25:17 - "Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te."Freiheit ist ein Krieg. Preferisco i piani ortogonali inclinati, mi piace nuotare e analizzare il mondo deep. Ascolto il rumore di fondo del mondo per capire quali nuove direzioni prende la geopolitica, la politica e l'economia. Mi appartengo, odio le etichette perché come mi è stato insegnato tempo fa “ogni etichetta è una gabbia, più etichette sono più gabbie. Ma queste gabbie non solo imprigionano chi le riceve, ma anche chi le mette, in particolare se non sa esattamente distinguere tra l'etichetta e il contenuto. L'etichetta può descrivere il contenuto o ingannare il lettore”. So ascoltare, seguo il mio fiuto e rifletto allo sfinimento finché non vedo tutti gli scenari che si aprono sui vari piani. Non medito in cima alla montagna, mi immergo nella follia degli abissi oscuri dell'umanità. SEMPRE COMUNQUE OVUNQUE ALESSIA C. F. (ALKA)