L’Italia è un paese che invecchia rapidamente. L’aumento dell’età media e il calo delle nascite porteranno il paese, tra meno di trent’anni, al famigerato imbuto demografico. Il sessanta percento della popolazione avrà l’età per richiedere la pensione, e questo si rivelerà un grosso problema. Pe cercare di porre rimedio, tra le soluzioni possibili, oltre l’innalzamento dell’età pensionabile in base alle aspettative di vita, c’è naturalmente quella di dare un reddito a chi, giovani disoccupati o lavoratori che hanno perso l’occupazione, non lo ha o innalzare a livelli “dignitosi” i redditi insufficienti di chi svolge un lavoro precario. Il Movimento 5 Stelle propone come uno dei punti centrali del proprio programma, il reddito di cittadinanza. Ma un reddito elargito “per non rare nulla” è veramente la soluzione giusta oppure sarebbe meglio che i disoccupati venissero incentivati a fare un lavoro socialmente utile in cambio di un reddito minimo quanto meno dignitoso?

Nessuno, a tutt’oggi, è mai stato in grado di assicurare soprattutto ai giovani disoccupati  e ai precari, un significativo miglioramento delle loro condizioni di vita in cambio di un lavoro magari umile ma socialmente molto importante.

Vi illustro la mia idea:

Chi non ha o ha avuto un nonno o un genitore molto anziano non più in grado di sopravvivere senza un’assistenza continua 24 ore su 24? Chi ha la possibilità ricorre alle case di cura per anziani, molto costose. Altri ricorrono a una badante, quasi esclusivamente straniera. E tutti gli altri? probabilmente si arrangiano in qualche maniera o alla peggio lasciano i propri congiunti non più auto sufficienti, al proprio destino, non potendo (spesso non volendo) sobbarcarsi l’onere dell’assistenza continua.

Eppure queste persone che ora ci appaiono come un peso, in un passato non troppo remoto, con il loro lavoro, con il loro aiuto alle proprie famiglie, hanno contribuito alla crescita del paese e meritano un trattamento migliore. Non sempre la casa di cura rappresenta la soluzione migliore: siamo venuti a conoscenza troppo spesso, attreaverso i notiziari, di anziani maltrattati e ridotti a vivere come nei lager. Neanche la badante straniera, in molti casi, è una soluzione ottimale. Anche in questo caso maltrattamenti, furti  e estorsioni ai danni dell’anziano, spesso anche il proprio lavoro svolto con negligenza rendono questa soluzione non sempre la migliore. E allora che fare?

Perchè non incentivare i parenti più giovani, magari disoccupati o precari, ad occuparsi dei propri anziani congiunti in cambio di un reddito accettabile? Si darebbe una occupazione socialmente utile al giovane disoccupato, abituandolo al lavoro e si darebbe all’anziano la assistenza di cui ha bisogno, tra l’altro di una persona di famiglia e fidata.

Ma come potrebbe lo stato favorire l’incontro di queste due esigenze?

  1. Abbreviare i tempi e l’iter burocratico per la concessione dell’assistenza all’anziano
  2. Abbassare i parametri per concedere l’invalidità all’anziano. Non è possibile che per concedere una percentuale di invalidità significativa bisogna avere un handicap fisico. La mancanza di autosufficienza dovuta all’età è di per se un handicap grave.
  3. Agevolazioni fiscali per l’anziano che usufruisce dei servizi di un congiunto disoccupato e totale esenzione per colui che assiste l’anziano.

Ovviamente bisognerà fare i conti con il deficit pubblico, le coperture finanziarie di cui un provvedimento del genere necessita, l’esigenza di non peggiorare i conti pubblici, però non è possibile che agli elementari interessi di chi, disoccupati senza reddito e anziani non autosufficienti senza una adeguata assistenza, rappresenta la parte più debole della popolazione si antepongano questioni di carattere puramente finanziario e mercantile.  Tutti noi un domani, ci troveremo nelle condizioni di dipendere da qualcuno, a tutti noi oggi interessa che domani ci sia qualcuno che si occupi di noi.

I problemi che attanagliano la nostra società, sempre più indirizzata verso il baratro, sono tanti. Cominciamo a occuparci di piccole ma fondamentali cose, cose di semplice ma imprescindibile umanità.