N.d.R.: in un articolo precedente Gianox ha scritto un commento che ha attirato la mia attenzione. Gli ho chiesto di scrivere per OZ un grosso focus di approfondimento. Sono sicura che molti di Voi conoscono bene qualche recente scoperta archeologica, ma in questo articolo ne troverete tantissime, alcune hanno circolazione limitata e osteggiata. Scoprirete perché sono tabù e perché tentano di screditarle e oscurarle. Salvatevi questo articolo nel Vs archivio personale e se potete diffondetelo. Alessia C. F. (ALKA)
Sin da bambini delle scuole elementari ci viene insegnato che le prime forme di civiltà degne di tal definizione, con una struttura sociale complessa, con una suddivisione del lavoro sufficientemente articolata da permettere alle arcaiche società di cacciatori-raccoglitori di diventare stanziali, praticare l’agricoltura, far evolvere i culti religiosi sciamanici in forme più sofisticate, con un pantheon di divinità sempre più profondo, fino alla nascita stessa dei monoteismi, ebbero origine nel Medio Oriente, nella cosiddetta mezzaluna fertile, tra i fiumi Tigri ed Eufrate, e nell’alto Egitto, lungo il corso superiore del Nilo.
Questa convinzione ha portato a coniare l’espressione “Ex Oriente Lux”, a testimonianza del fatto di come anche le più evolute civiltà dell’antichità europea, a cominciare dalla madre di tutte loro, la civiltà greca, debbano al Vicino Oriente qualcosa di più di un semplice debito di riconoscenza.
Egizi, Sumeri, Assiri, Babilonesi, Fenici, Ebrei, Persiani… costoro sarebbero i veri iniziatori della Civiltà: Greci, e poi Romani, sarebbero solo venuti dopo.
Tuttavia, alcune delle più recenti scoperte archeologiche, che tuttora si susseguono a ritmo incessante, dovrebbero portare gli studiosi a riformulare queste teorie, perché tali sono, circa l’origine mediorientale della Civiltà. Ma si verifica qualcosa che non ha nulla di scientifico. Contrariamente al sentire comune, il progresso scientifico-tecnologico non ha un andamento lineare, come se fosse un semplice accumulo di conoscenze. Si procede invece per gradoni, per quelli che lo storico della scienza Thomas Kuhn definiva paradigmi1. Ogni epoca è caratterizzata da un paradigma scientifico, ossia da una teoria o insieme di teorie che, in un dato momento, offrono un’interpretazione organica della realtà e guidano l’operato dei ricercatori. Ciononostante, man mano che si fanno nuove scoperte, che si evolvono gli strumenti di indagine, che si accumulano nuovi dati, emergono delle anomalie per le quali si intuisce che la teoria sin lì accettata come paradigma necessita di una riformulazione, sino al punto da essere sostituita da una teoria completamente nuova, che comporta una nuova visione della realtà, e che alla fine assurge come nuovo paradigma di riferimento.
Pur non essendo l’archeologia una scienza esatta, tuttavia, non dovrebbe sfuggire al metodo scientifico così come delineato da Kuhn. Eppure, succede il contrario: una pluralità di anomalie, ossia di scoperte archeologiche avvenute negli ultimi decenni, tali da mettere fortemente in discussione l’ortodossia oggi imperante, come quella che tra l’altro vede “Ex Oriente Lux”, vengono sistematicamente ignorate ed i loro scopritori osteggiati, tanto da aver fatto coniare ad alcuni studiosi il termine “Archeologia Proibita”, come se si trattasse di un tabù.
Una di queste è sicuramente la scoperta delle tavolette di Tărtăria, a tutt’oggi la più antica forma di scrittura rinvenuta2. La scoperta avvenne nel già lontano 1961, a Săliștea, piccolo villaggio situato nella Transilvania romena.
Come si può notare, non sono che tavolette di pochi centimetri di diametro, che ad una prima analisi al C14 vennero datate come risalenti al III Millennio A.C., pertanto posteriori alle forme di scrittura più vecchie fino ad allora conosciute, cioè la scrittura cuneiforme sumera e quella antica egizia. Proprio per via di una certa somiglianza tra la scrittura cuneiforme sumera e quella delle tavolette di Tărtăria, si ipotizzò inizialmente che quest’ultima fosse una derivazione della prima, magari a seguito di una qualche forma di relazione commerciale tra gli antichi Sumeri e la cultura di Vinča, una cultura neolitica sviluppatasi nella valle del Danubio, cui le tavolette di Tărtăria sono ricondotte.
Però, analisi più approfondite spinsero gli studiosi a retrodatare le tavolette a circa il 5300 A.C., cosa che ne fa a tutti gli effetti la forma di scrittura più antica conosciuta. Giacché alcuni segni richiamano a simboli neolitici che sono presenti anche nella scrittura cuneiforme sumera e nei geroglifici egizi, e persino negli ideogrammi cinesi, è forse possibile ipotizzare un’ulteriore e più profondo legame?
In un avvincente saggio pubblicato nel 1995, “Omero nel Baltico”3, l’ingegnere nucleare Felice Vinci avanza un’ipotesi alquanto ardita: che gli eventi narrati nei poemi omerici dell’Iliade e dell’Odissea siano avvenuti non nel Mediterraneo centro-orientale, come da tradizione, ma nel Baltico e nel Mare del Nord. Da sempre, studiosi o semplici appassionati, si sono stillati il cervello nel trovare risposta ad alcune incongruenze, soprattutto di carattere geografico, presenti nei poemi omerici, come il fatto che la maggior parte degli eroi achei fossero biondi cogli occhi azzurri (ben distanti dai tratti somatici del greco moderno), che Omero descriva il Peloponneso come un’isola pianeggiante (quando invece è una penisola montuosa), o che non si sia mai trovato riscontro all’isola di Dulichio, la maggiore delle isole dell’arcipelago di cui fa parte anche Itaca, la patria di Ulisse. Ebbene, la conclusione dell’ingegnere romano è che in realtà i fatti narrati da Omero siano il ricordo di un lontano passato, quando i progenitori degli Achei abitavano il profondo Nord, che dovettero abbandonare circa 3600 anni fa, a seguito di un processo di irrigidimento del clima. Stabilitisi nei territori attorno all’Egeo, avrebbero in ogni caso portato con sé il ricordo di questi antichi eventi che poi l’aedo (od il gruppo di aedi) noto come Omero avrebbe magistralmente immortalato.
Questa pur ardimentosa teoria è comunque suffragata da alcuni fatti storici. In primis, Bal Gangadhar Tilak4, celebre matematico e politico indiano, tra i fondatori della nazione indiana insieme al ben più famoso Mahatma Gandhi, nel suo saggio “La Dimora Artica dei Veda”5sostenne l’ipotesi che gli antichi popoli Arii, che circa 4000 orsono colonizzarono il nord dell’India, e che sono gli autori dei Libri dei Veda, l’antichissima raccolta di testi sacri alla base delle tradizioni religiose orientali dell’Induismo e del Buddismo, siano stati scritti allorché gli Arii abitavano in zone polari, dal momento che essi contengono delle osservazioni astronomiche che hanno senso solo se effettuate da un punto di osservazione posto a latitudini elevatissime, praticamente polari.
Inoltre, in tempi più recenti, si annovera la scoperta del cosiddetto disco di Nebra6.
Si tratta di un disco metallico, dal diametro di circa 32 centimetri, rinvenuto nei pressi della località tedesca di Nebra e considerato la più antica mappa stellare a noi pervenuta, avendolo datato ad almeno il 1600 A.C.. Esso raffigura il Sole, la Luna e le stelle, tra cui le Pleiadi, ed è una mappa del cielo che rappresenta il movimento del sole a partire dal luogo del ritrovamento, nell’attuale Germania Orientale. Guarda caso, si tratta della stessa epoca storica nella quale, secondo il Vinci, gli antichi popoli nordici sarebbero migrati verso Sud.
«Ivi ei fece la terra, il mare, il cielo e il Sole infaticabile, e la tonda Luna, e gli astri diversi onde sfavilla incoronata la celeste volta, e le Pleiadi, e l’Iadi, e la stella d’Orïon tempestosa, e la grand’Orsa che pur Plaustro si noma. Intorno al polo ella si gira ed Orïon riguarda, dai lavacri del mar sola divisa», così Omero descrive lo scudo del Pelide Achille7. Pare proprio la descrizione del Disco di Nebra.
Quindi, le teorie contenute in “Omero nel Baltico” sono forse così astruse? Perché non ipotizzare, sulla base delle suddette considerazioni, che non solo la civiltà micenea ma persino le antiche civiltà mesopotamiche, non abbiano avuto un’origine “nordica”? In fin dei conti, in tempi recenti si è scoperto che pure la misteriosa civiltà minoica8, sviluppatasi a partire dal 3000 A.C. sull’isola di Creta e considerata come la prima forma di civiltà evoluta sviluppatasi in Europa, non ha avuto l’origine che si è sempre pensato. Approfonditi esami del DNA, effettuati su resti conservati in antiche tombe, hanno infatti dimostrato che la civiltà minoica era una civiltà tipicamente autoctona europea9, mentre in precedenza si è sempre dato per scontato che avesse un’origine “meridionale”, data la vicinanza geografica e la palese affinità con l’arte dell’antico Egitto.
Le stesse tracce “europee” sono riscontrabili persino in quest’ultimo. Analisi genetiche approfondite, svolte su alcune mummie vecchie di migliaia di anni, hanno rivelato che gli antichi egizi avevano più aplogruppi in comune con le attuali popolazioni dell’Europa occidentale e del Levante, principalmente Libano e Siria, che con gli egiziani di oggi, i quali hanno un’impronta genetica africana molto più marcata10. Una simile ricerca venne svolta anche sulla mummia del mitico Tutankhamon ad opera di una équipe guidata dal noto egittologo Zahi Hawass11. Costui, però, pur avendo sequenziato il DNA del faraone bambino e dimostrato che era nato da un incesto (cosa che spiega il suo cagionevole stato di salute che lo portò giovanissimo alla morte), non volle rendere pubblici i risultati ottenuti. Pare però che durante una trasmissione televisiva di Discovery Channel, “The King Tut Unwrapped”, siano accidentalmente comparsi dei dati che sono stati sufficienti per un’impresa svizzera di genetica per determinare che Tutankhamon fosse di razza caucasica12!
Alla morte di Tutankhamon, la sua giovane vedova, nonché sorellastra, Ankhesenamon, si trovò nella necessità di procacciarsi un marito con cui figliare. Non potendolo trovare tra i suoi sudditi, scrisse una lettera al re Ittita: «Il mio consorte è morto senza lasciarmi eredi. Tu, a quanto si dice, hai molti figli. Se accetti di inviarmi uno dei tuoi figli, egli sarà mio sposo. Non mi piegherò mai a sposare uno dei miei servi e ho paura… »13.
Ma perché mai il faraone bambino sarebbe dovuto nascere da un incesto? Perché la sua vedova fu costretta a supplicare un re straniero e nemico, ma indoeuropeo14, per avere uno sposo? Forse per poter preservare intatto il sangue reale? Questo significherebbe che di sangue “europeo” sarebbe stata solo la classe elitaria egizia: si spiega pertanto perché i matrimoni tra consanguinei, pur se evidentemente deprecabili in sé, divennero un’assoluta necessità. Ramses III15, invece, sul cui patrimonio genetico non è mai calato altrettanto riserbo, presentava aplogruppi tipicamente africani. Infatti il suo regno fu caratterizzato da continui conflitti interni e da un’inesorabile decadenza.
Se la diffusione di caratteri somatici tipicamente europei presso antiche popolazioni può sembrare un’ipotesi azzardata, si pensi che il fenomeno è molto meno circoscritto di quanto non si pensi.
Nel bacino del fiume Tarim, in quella che è oggi la regione cinese dello Xinjiang, quella dei temibili Uiguri che tanti grattacapi stanno dando al governo cinese, a partire dalla fine del XX secolo si sono susseguiti i ritrovamenti di una serie di mummie chiamate appunto le mummie del Tarim16. Le mummie, che risalgono al II ed al I millennio A.C., hanno sorpreso i ricercatori non solo per il loro perfetto stato di conservazione (le caratteristiche desertiche della regione del ritrovamento hanno reso possibile l’essiccazione e la mummificazione naturale dei cadaveri), ma soprattutto per i capelli rossicci dei corpi. Sono a tutti gli effetti le mummie di antiche popolazioni di origine occidentale.
Gli studiosi ipotizzano che possano essere i progenitori dei Tocari17, una popolazione indoeuropea abitante nell’Asia centrale in tempi ormai storici e parlante una lingua indoeuropea oramai estintasi. Anzi, alcuni si spingono oltre, sino ad affermare che questi antichi popoli caucasici abitanti nell’Asia centrale avrebbero avuto un ruolo predominante nello sviluppo della civiltà cinese18. Tutt’oggi, l’Asia centrale, quantomeno le vallate più periferiche ed inaccessibili, sono ancora abitate da popolazioni di chiara origine caucasica: gli Hunza19 e i Kalash20 in Pakistan e gli Yagnobi21 in Tagikistan, ad esempio.
Le foto sopra ritraggono rispettivamente una bambina Hunza, una Kalash ed una Yagnobi: come potrete notare, sono i classici tratti somatici delle popolazioni dravidiche o turcomanne!
In conclusione, la diaspora indoariana è stata molto più estesa di quanto non si possa pensare.
Se si accennasse addirittura a tempi antidiluviani, si potrebbe ampliare il discorso a dismisura, dal momento che tutte le più antiche mitologie, comprese quelle polinesiane e precolombiane, sono accomunate dal racconto, sotto forma di mito appunto, di un’epoca d’oro in cui le loro terre furono interessate dall’arrivo di uomini che ai loro occhi parvero semidei, che avevano la pelle chiara, che erano barbuti e che soprattutto furono portatori di Civiltà22.
Purtroppo, questa in cui viviamo è veramente un’epoca buia, nella quale è fatto tassativo divieto di affrontare temi scottanti. La storia e l’archeologia dovrebbero effettivamente darsi un approccio per quanto scientifico possibile e conforme alla succitata esposizione di Kuhn: non si dovrebbero ignorare quegli elementi – di cui si è cercato di dare una breve esposizione in questo articolo – capaci di confutare quella che è l’ortodossia imperante. E nondimeno ci si dovrebbe sforzare di giungere all’elaborazione di una nuova teoria che tenga nella dovuta considerazione le scoperte che l’archeologia, adiuvata in questo dalle scienze moderne come la chimica, la geologia, la climatologia e la fisica, ha saputo conseguire negli ultimi decenni. Eppure, come già accennato in precedenza, assistiamo ad una sistematica censura di queste scoperte e ad una vera e propria forma di moderno ostracismo nei confronti di quegli studiosi che spesso e volentieri hanno la sola colpa di essersi imbattuti in scoperte mirabolanti.
Oggi, parlare di “Storia o Archeologia Proibite”23 non è fare uso di termini eccessivi: è proprio così. Vi sono argomenti che non è lecito approfondire o divulgare al grande pubblico. Questo deve seguitare a dimorare nell’ignoranza. Al più, si può dare spazio al Piero Angela di turno: uno per il quale era niente più che normale che, nella costruzione delle piramidi egizie, fossero sufficienti 6 uomini per trasportare un blocco di pietra di 6 tonnellate su una rampa del 10%, e per più volte al giorno!
Così non deve sorprendere che oggi ci rifilino ricostruzioni storiche assolutamente tendenziose, se non palesemente false, come il Cristo nero, l’Achille nero, il Niccolò Macchiavelli nero, e via discorrendo. Si tratta di una autentica forma di violenza e coercizione, la quale può dare risultati solo nel momento in cui si vive nell’ignoranza e ci si dimentica di chi si è realmente.
Gianox
- 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Cambiamento_di_paradigma
- 2 https://it.wikipedia.org/wiki/Tavolette_di_Tărtăria
- 3 https://it.wikipedia.org/wiki/Omero_nel_Baltico
- 4 https://it.wikipedia.org/wiki/Bal_Gangadhar_Tilak
- 5 https://en.wikipedia.org/wiki/The_Arctic_Home_in_the_Vedas
- 6 https://it.wikipedia.org/wiki/Disco_di_Nebra
- 7 (Omero, Iliade, XVIII, vv. 483-489, nella traduzione di Vincenzo Monti.
- 8 https://it.wikipedia.org/wiki/Civilt%C3%A0_minoica
- 9 https://www.corriere.it/scienze/13_maggio_29/creta-minoici-non-erano-africani_f72498a0-c7b3-11e2-803a-93f4eea1f9ad.shtml
- 10 https://www.nature.com/articles/ncomms15694
- 11 https://it.wikipedia.org/wiki/Zahi_Hawass
- 12 https://www.igenea.com/it/tutankhamon
- 13 https://it.wikipedia.org/wiki/Ankhesenamon
- 14 https://it.wikipedia.org/wiki/Ittiti
- 15 https://it.wikipedia.org/wiki/Ramses_III
- 16 https://it.wikipedia.org/wiki/Mummie_del_Tarim
- 17 https://it.wikipedia.org/wiki/Tocari
- 18 http://discovermagazine.com/1994/apr/themummiesofxinj359/
- 19 https://it.wikipedia.org/wiki/Buruscio
- 20 https://it.wikipedia.org/wiki/Kalash
- 21 https://it.wikipedia.org/wiki/Yagnobi
- 22 https://axismundi.blog/2017/02/19/storia-segreta-della-conquista-del-peru-il-sogno-profetico-dellinca-viracocha-e-la-venuta-degli-spagnoli/
- 23 Paiono quasi i 100 anni di buio di One Piece!